Negli ultimi anni, sembrava che i furti nei musei stessero diminuendo, come se le istituzioni culturali avessero trovato un fragile equilibrio tra sicurezza e accessibilità. Eppure, l’episodio avvenuto all’inizio di questo mese all’Oakland Museum of California (OMCA) ci ricorda quanto la minaccia resti concreta e, anzi, in crescita. Secondo quanto riportato dal San Francisco Chronicle, più di 1.000 oggetti sono stati sottratti dalla collezione del museo durante un audace furto notturno.

Intorno alle 3:30 del mattino, un ladro o un gruppo di ladri ha forzato l’accesso a un deposito esterno del museo, agendo con precisione e rapidità. Tra i beni trafugati figurano gioielli, metalli preziosi e perle, cesti e utensili dei nativi americani, così come dagherrotipi antichi e una collezione di oggetti effimeri come spille politiche, testimonianze delicate di momenti storici. La lista dei furti include anche apparecchiature tecnologiche: computer portatili e macchine fotografiche. Il fatto che i ladri non siano entrati da una porta convenzionale e che al momento del furto non fosse presente personale di sicurezza solleva interrogativi sulle misure preventive adottate, ma evidenzia anche la determinazione e la preparazione dei malintenzionati.
Le autorità, tra cui il Dipartimento di Polizia di Oakland e la squadra per i crimini d’arte dell’FBI, composta da circa 20 agenti, stanno conducendo indagini approfondite. Diversi dettagli, come l’esatta ubicazione della struttura violata, non sono stati resi noti per non compromettere le indagini. L’annuncio del furto è stato ritardato, e attualmente solo un numero selezionato di dipendenti, tra cui guardie giurate, è autorizzato a lavorare sul posto. Nessuno dei dipendenti è considerato sospetto, e non sono stati effettuati arresti.
Il magazzino di 9.400 metri quadrati, colpito dai ladri, custodisce oltre due milioni di reperti storici, molti dei quali frutto di donazioni da parte della comunità. La direttrice dell’OMCA, Lori Fogarty, ha sottolineato l’importanza di questa eredità culturale condivisa: “In quasi tutti i casi, la stragrande maggioranza della nostra collezione ci arriva tramite donazioni e ci assumiamo la responsabilità di preservarla nell’interesse del pubblico e della comunità. Ecco perché vogliamo far sapere alla comunità che questo è accaduto e che speriamo in un aiuto”.
Questo furto segna il terzo episodio subito dall’OMCA negli ultimi 15 anni. In precedenza, due furti di alto profilo erano stati eseguiti nel 2012 e nel 2013 da Andre Taray Franklin, poi condannato a quattro anni di carcere. La frequenza degli episodi mette in luce una vulnerabilità ricorrente, nonostante gli sforzi di sicurezza, e richiama l’attenzione sul valore intrinseco e culturale dei reperti sottratti.
L’OMCA, con la sua galleria di 110.000 piedi quadrati distribuiti su sette acri, ospita una collezione eclettica che spazia dall’arte alla storia, fino alle scienze naturali. Il furto non solo rappresenta una perdita materiale, ma rischia di privare la comunità di importanti strumenti di memoria e conoscenza, il che rende l’episodio ancora più grave.
Questo caso si inserisce in un contesto internazionale, dove negli ultimi mesi diversi musei francesi hanno subito razzie di opere d’arte e oggetti preziosi. Tra i più clamorosi:
Il Louvre, Parigi, ottobre 2025: quattro ladri hanno fatto irruzione nella Galleria d’Apollon utilizzando un cestello elevatore e hanno rubato nove oggetti di gioielleria storica, tra cui la corona dell’Eugenie de Montijo, moglie di Napoleone III. Il furto è durato meno di otto minuti, con un bottino stimato in 88 milioni di euro. La rapidità e la precisione dell’azione hanno messo in luce gravi lacune nella sorveglianza.
Muséum national d’Histoire naturelle, Parigi, settembre 2025: rubati preziosi campioni di oro nativo dal reparto geologia/mineralogia. Il valore economico stimato è di circa 600.000 euro, ma l’impatto scientifico e storico è molto più rilevante. I ladri hanno utilizzato attrezzi da taglio per penetrare nelle collezioni, dimostrando una pianificazione sofisticata.
Musée National Adrien Dubouché, Limoges, settembre 2025: tre opere di porcellana cinese risalenti ai secoli XIV, XV e XVIII sono state sottratte durante una mostra temporanea, con un valore stimato di circa 9,5 milioni di euro. La pista indicata dalle autorità è quella del collezionismo su commissione, evidenziando il ruolo delle reti criminali internazionali.
Musée Cognacq-Jay, Parigi, novembre 2024: durante la mostra “Luxe de poche”, una banda armata di asce e mazze ha distrutto teche espositive e rubato sette oggetti preziosi in meno di tre minuti. Il furto ha portato a limitare temporaneamente l’accesso alle collezioni più importanti.
Queste vicende delineano alcune tendenze comuni: target selezionati e di alto valore, metodologie sofisticate, vulnerabilità della sicurezza museale, e impatti che vanno oltre il valore economico, colpendo la memoria storica e scientifica. Il collegamento tra i furti francesi e quello dell’OMCA evidenzia la presenza di reti criminali transnazionali, capaci di operare con rapidità e precisione, e che mirano non solo a oggetti visivamente importanti ma anche a pezzi rari e scientificamente rilevanti.
La protezione del patrimonio culturale richiede oggi più che mai coordinamento internazionale, investimenti in sicurezza, tracciamento digitale degli oggetti e formazione del personale. La sfida è trovare il giusto equilibrio tra apertura al pubblico e protezione delle collezioni. L’OMCA ha invitato la comunità a segnalare informazioni e indizi, sottolineando che il recupero dei reperti riguarda tutta la società, custode di un patrimonio condiviso.








