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Giulio Romano è l’autore di un affresco arditissimo, per soggetto e dimensioni, che fu realizzato a Palazzo Te di Mantova, nella Sala di Psiche, nel 1527. Esso rappresenta Zeus che seduce Olimpiade e che si appresta a possederla carnalmente. Chi era Olimpiade? L’ambiziosa madre di Alessandro Magno e la moglie del re Filippo II il macedone. L’opera di Giulio Romano la raffigura mentre sta accogliendo in sé il re degli Dei. L’aquila, che rappresenta lo spirito di Giove, abbacina con fuoco e fulmini il re Filippo, marito di Olimpiade, alla nostra destra, impedendogli di rendersi conto del tradimento e consentendo la consumazione dell’atto sessuale.
Secondo una leggenda alimentata da Alessandro Magno e dalla madre Olimpiade e riferitaci da Plutarco, il suo vero padre sarebbe stato lo stesso di Zeus, che una notte avrebbe preso le sembianze di un serpente e avrebbe giaciuto con la donna. Alessandro nacque a Pella, seconda capitale del regno di Macedonia (la prima fu Verghina), attorno al 20 o 21 luglio del 356 a.C. (o forse verso il 6 dello stesso mese).
L’affresco, pur richiamandosi a un fatto lontano, in cui storia e mito si fondono, doveva agire sul piano del presente, nell’ambito del palazzo di delizia che Federico II Gonzaga aveva fatto realizzare nella fascia di campagna, a ridosso della città, come un buen retiro, per sé e per la sua amante, e per l’accoglienza, in un luogo moderno, di ospiti prestigiosi. Come accadeva in quegli anni gli apparati decorativi assumevano più chiavi simboliche. Da un lato Federico II si proietta sulla figura eroica di Alessandro Magno – quanto in quella di re David – e intende sottolineare il fatto di essere, nonostante il piccolo Stato, potenziale fondatore di imperi e ricordare le proprie origini divine. Dall’altro si proietta in Giove. Non può sfuggire il fatto che sia Zeus che il re David tolgono di mezzo il marito legittimo dell’amante, come era avvenuto con Isabella Boschetti, la donna del marchese. Isabella era sposata. Federico teneva lontano il marito di lei, attraverso incarichi. Poi, probabilmente, ne favorì l’uccisione, come il biblico re David.
Narrano infatti le Sacre Scritture che un giorno il re David, passeggiando sulla terrazza del suo palazzo, vede Betsabea fare il bagno. Anche se è a conoscenza che lei è moglie di Uria, uno dei suoi soldati attualmente impegnato in guerra, si invaghisce di lei, la invita a casa sua ed ha una relazione. Betsabea rimane incinta ed informa il re. David richiama Uria dalla guerra affinché egli dorma con la propria moglie, che si rifiuta di dormire a casa propria. Perciò il re comanda al suo generale di sferrare un attacco e ordina di mettere Uria in prima fila. Uria muore durante la battaglia e David resta libero di prendere in moglie Betsabea.