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L'anello della nonna. Pensava che fosse un granato, era un rubino da 1 milione e 600mila euro. La storia


Un rubino. Foto di repertorio

Eredità o passaggi di proprietà possono riservare grandi sorprese. Con il passaggio delle generazioni tante informazioni – anche familiari – non vengono trasferite o si perdono. Così può capitare che un quadro sottovalutato sia un dipinto di grande valore e che un anello della nonna, indossato per valore affettivo, ma ritenuto privo di valore commerciale abbia invece una valutazione straordinaria. Abbiamo visto, nei mesi scorsi, il ritrovamento e l’attribuzione di una tavoletta di Cimabue, che era conservata nella cucina di una vecchia casa. In queste ore, un esperto di Christie’s Ginevra, ha raccontato a Wewealt un caso analogo di grande interesse riferito ai gioielli. Una signora italiana si rivolse alla filiale milanese della casa d’aste. Aveva diversi gioielli da far valutare. Al dito portava un anello con una grossa pietra rossa che aveva sempre pensato fosse un granato. Siccome era l’anello della nonna, lo indossava tutti i giorni, per un legame di ricordo e di affetto.  Furono il sole e la capacità diagnostica di Leo Criaco a ribaltare la situazione, durante una pausa-caffé sulla terrazza. La luce fece emergere un colore profondo e intenso. L’esperto disse che probabilmente la pietra non era un granato, ma un rubino. Successive verifiche tecniche diedero pienamente ragione all’esperto. Messo all’asta, l’anello è stato aggiudicato a  1.747.500 franchi svizzeri. (1 milione e 600mila euro circa)
Il rubino autentico è considerata una gemma molto rara. Un tempo si tendeva a chiamare e a valutarere come rubini gemme rosse di altra origine come lo spinello (Rubino balascio), varietà di granato come l’almandino e il piropo (Rubino di Boemia), lo zircone rosso, il topazio (Rubino del Brasile) e la tormalina (Rubino di Siberia). Oggi è possibile una diagnosi assoluta grazie all’analisi gemmologica del tipo di cristallo.
L’avvento di mezzi tecnici evoluti ha permesso di stabilire anche il contrario di quanto avvenuto per il “granato” della signora italiana. Alcune pietre dei gioielli della corona britannica, come il Rubino del principe nero e il “Rubino del Timur”, sono stati ridefiniti come spinelli.
 
La storia di Leo Criaco
autore della scoperta

 
Trasferitosi a Londra nel 2006, Leo Criaco capita nel mondo dei gioielli quasi per caso, iniziando come garzone da Bentley&Skinner, gioiellieri storici di Mayfair, by Royal Appointment. L’inizio part-time diventa subito full-time: la gioielleria stava costruendo il famoso teschio di diamanti di Damien Hirst – “For the love of God” e aveva bisogno di extra security. Alla fine del progetto, il direttore gli propone di prendere il posto del suo apprendista. Inizia così la sua avventura nel mondo dei gioielli. Avventura per la seconda volta “benedetta” da Hirst: è proprio Leo infatti a selezionare i diamanti rosa per il secondo teschio, for Heaven’s sake: un anno e mezzo di lavoro. Dopo sette anni, per migliorare le conoscenze del mercato, Leo Criaco inizia a lavorare con un commerciante indipendente, grazie al quale entra in stretto contatto col mondo delle aste. Approda quindi da Christie’s Ginevra nel settembre del 2015, dove tuttora ricopre il ruolo di specialista, con un occhio di riguardo per il mercato italiano.