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L'Aquila, il barrito del Mammuth riapre i musei


In occasione della prima Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo, apertura con visite guidate dalle 10 alle 17
Si svolgerà anche a L’Aquila la prima Giornata nazionale delle famiglie al museo – F@mu in programma oggi, 13 ottobre: un giorno in cui poter godere dei musei di tutta Italia in modo speciale, giocando e imparando con tutta la

Il ritrovamento delle ossa del gigantesco mammifero
Il ritrovamento delle ossa del gigantesco mammifero

famiglia, gli amici e chiunque vorrà partecipare. È proprio questo l’intento dell’apertura al pubblico, per la prima volta dopo il sisma del 2009, del bastione est del Forte Spagnolo, dove sarà possibile tornare ad ammirare lo scheletro di Mammuthus meridionalis “vestinus”, con il supporto della visita guidata al cantiere di restauro. L’accesso alla sala è previsto dalle 10 alle 17 per gruppi di massimo venti persone, organizzati in loco per garantire un ordinato flusso di visitatori e assicurare l’ingresso a quante più persone possibile. Nella giornata F@mu la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo apre, dunque, uno dei luoghi del cuore nell’immaginario collettivo, un reperto di eccezionale importanza, attualmente in fase di restauro grazie alla generosità dei finanzieri di tutta Italia, che in segno di solidarietà con le popolazioni colpite dalla tragedia di quattro anni fa hanno deciso di sostenere il recupero e il riallestimento espositivo dell’eccezionale reperto preistorico. Visitato nella giornata odierna dal Generale Francesco Attardi, Comandante regionale della Guardia di Finanza, insieme al Direttore Regionale dei beni culturali Fabrizio Magani, il Mammuthus tornerà presto alla fruizione completa del pubblico, arricchito da un corredo scientifico, di immediata e più ampia comprensione grazie all’uso di supporti multimediali.


Rinvenuto nel 1954 in località Madonna della Strada nel comune di Scoppito, a circa 15 chilometri da L’Aquila, lo scheletro del Mammuthus meridionalis “vestinus”, conservato dal 1958 nel bastione Est del Forte Spagnolo, è uno fra gli esemplari più completi rinvenuti in Europa. Databile intorno ad un milione e trecentomila anni fa (Pleistocene inferiore), lo scheletro è in buono stato di fossilizzazione ed appartiene ad un esemplare di maschio adulto alto 4 metri al garrese e lungo 6,50 metri dalla punta della zanna all’estremità della coda, del peso di oltre 10 tonnellate (la sola zanna destra originaria ha il peso di 100 chili).
Lo scheletro del'animale attorniato da impalcature, per le operazioni di restauro
Lo scheletro del’animale attorniato da impalcature, per le operazioni di restauro

Gli interventi in corso sul prezioso reperto fossile si dividono sostanzialmente in due fasi; la prima è quella dedicata ad un’accurata serie d’indagini diagnostiche propedeutiche alla seconda fase, quella del vero e proprio restauro conservativo. Le diverse analisi – monitoraggio del microclima, radiografie, campagna fotografica a luce normale, radente e ultravioletta, analisi chimico-fisiche e mineralogiche e un rilievo laser scanner 3D – consentono di verificarne lo stato di conservazione, e quelle che utilizzano il modello tridimensionale dello scheletro, consentono di valutare il comportamento dinamico della struttura di supporto, sotto sollecitazione sismica simulata, indirizzando la progettazione di eventuali elementi integrativi o sostitutivi.
Succesivamente si procederà con la pulitura, il consolidamento del tessuto osseo, le microintegrazioni delle singole parti scheletriche e la revisione delle parti integrate. È previsto anche il riposizionamento corretto degli arti anteriori.
Per la sala è stato pensato un nuovo allestimento, che consentirà un’innovativa modalità di fruizione interattiva del Mammuthus, differenziata per tipologie d’utenti, restituendo il legame tra lo scheletro e la memoria collettiva della città e del suo territorio. Diversi livelli di racconto, basati su una rigorosa informazione scientifica, condurranno i visitatori nell’antico ambiente del protagonista e delle altre specie che costituivano la comunità faunistica e botanica dell’epoca, che sarà resa evidente dall’esposizione di inediti reperti recuperati in altri due siti dell’area aquilana. Approfondimenti che utilizzeranno la struttura logica dell’ipertesto e la tecnologia touch-screen e permetteranno di acquisire notizie sull’evoluzione dei proboscidati, sui cambiamenti climatici e sulla geologia del territorio aquilano in epoca Quaternaria.