Press "Enter" to skip to content

L'arte trasformata in luce. Le esperienze immersive e le nuove frontiere delle mostre. Il caso Picasso. Il video



La Francia ha una tradizione antica per quanto riguarda gli spettacoli di luci e di suoni. Momenti storici venivano rievocati attraverso spettacoli in cui avevano la prevalenza elementi luministici e sonori. Questi spettacoli precedono ampiamente la stagione delle attuali mostre immersive, che portano lo spettatore all’interno delle opere, attraverso le proiezioni sempre più ampie e di alta qualità concesse dalle nuove tecnologie. Bernardelli Curuz, nel corso del 2009-2010 inserì nelle mostre-esposizioni un nuovo elemento, quello narratologico, affidato al superamento degli apparati didascalici dell’audioguida e come punto di interconnessione tra l’oggetto – dipinto od oggetto archeologico che sia – l’immagini e le immagini proiettate. Il critico d’arte teorizzava, da anni, la necessità di configurare le mostre come un viaggio fisico all’interno di un immenso tubo catodico. Nel corso del convegno di Lucca dedicato alle nuove tecnologie nell’arte indicò il superamento dell’effetto tecnologico, in quegli anni ritenuto risolutivo, considerandolo nella nuova dimensione di elemento interagente nell’ambito di un flusso narrativo, in cui l’elemento dinamico fosse costituito dal divenire di fatti ed atti connaturati alla narrazione stessa, contro la staticità silente dell’ermeneutica tradizionale e contro la centralità degli apparati tecnologici, gestiti in modo autoreferenziale come canto della tecnologia e mostra sui prodigi della tecnologia, poichè il “fine è l’opera nel suo contesto, attraverso l’attivazione dei suoi messaggi”.
I francesi restano molto legati alla matrice originaria son et lumiere. Apice spettacolare sono i programmi stagionali di Carrières de Lumières che si aprono a Baux de Provence, in una vecchia cava dalle pareti calcaree. In formati monumentali che raggiungono i 18 metri di altezza, in elevatissima definizione, le immagini delle opere di grandi autori vengono proiettate, in modalità dinamiche, con un piano sonoro intenso e convergente. Le cave di Baux de Provence furono utilizzate dall’epoca romana fino attorno al 1935, quando chiusero definitivamente come luogo estrattivo. Nel 1960, Jean Cocteau girò negli spazi del bacino minerario il film Orfeo Testament. Nel 1975, Albert Plécy visitò questi immensi spazi di Baux de Provence, nella Val d’Enfer. Affascinato dalla bellezza del luogo, decise di usarlo per sviluppare la propria ricerca sulla Total Image, che introduce l’individuo nel cuore stesso dell’immagine. La cattedrale delle immagini è nata in quegli anni.
Nel 2011, la città di Baux-de-Provence ne affida la gestione a Culturespace, che ha sviluppato un concetto innovativo: AMIEX® (Art & Music Immersive Experience).
Dopo la mostra Michelangelo, Leonardo, Raffaello, i giganti del Rinascimento nel 2015, Marc Chagall nel 2016, Bosch, Brueghel e Arcimboldo nel 2017, Culturespaces ha organizzato nel 2018 un evento mediatico senza precedenti dedicato a Picasso e ai maestri spagnoli (2 marzo 2018- 6 gennaio 2019).
https://www.youtube.com/watch?v=cLc4o0kWqJQ