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Laura Gasparini, cercare l'Altro con la pittura in una folla infinita




Stile Arte intervista Laura Gasparini, vincitrice del secondo premio, sezione pittura, del Nocivelli ’15.
laura gasparini dove sei
Iniziamo con una breve scheda
Sono nata a Brescia il 23 luglio del 1975, dove tuttora vivo e lavoro.
Ho sempre avuto una forte predilezione per il disegno fin da bambina, che è diventata poi passione per la pittura. L’olio su tavola è decisamente la tecnica che più amo da tempo.
La mia è una pittura figurativa, spesso realizzata a più strati, ed ultimamente caratterizzata dall’uso di poco colore o del monocromo, con l’intenzione di dare essenzialità ai soggetti.
Laura Gasparini (1)
I miei lavori partono in genere da un’immagine che mi colpisce e che trovo suggestiva o singolare, poi studio taglio, forme e colori e lascio nella fase finale alcuni interventi istintivi.
Durante o dopo la stesura più o meno accurata dell’opera, ricorro spesso infatti a graffi sulla tavola, righe e cancellature dell’immagine, con l’intenzione di dare spontaneità ed impatto emotivo.
I temi tendono a spaziare dai paesaggi agli animali, ma raramente manca la figura umana, che è ciò che mi stimola più di tutto. Ultimamente sto lavorando molto sul bianco come colore, sperimentando sfumature ed effetti; riprendo soggetti dalla quotidianità, che poi calo in ambienti privi di sfondo, per creare un’atmosfera surreale e sospesa.
 Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione? Perché?
C’è un forte legame tra i miei lavori e la fotografia, altra forma espressiva che amo. Mi piacciono i colori contrastati, le immagini sovraesposte, il bianco e nero e le vecchie foto con tinte vintage.
In passato partivo sempre da un’immagine presa dalla fotografia più o meno nota o dal cinema, che poi rivisitavo in pittura. Avendo avuto modo di intensificare la produzione artistica negli ultimi anni, sento di aver liberato il meccanismo creativo e trovo ora con facilità soggetti e spunti stimolanti anche nel quotidiano.
Ricorro spesso ancora alla fotografia, ma ora come mezzo per immortalare un momento o raccogliere soggetti e immagini poi da sviluppare.
Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
Quando cerchiamo una persona nella folla, probabilmente strizziamo gli occhi e facciamo passare una ad una le figure che la compongono, sperando di trovare un elemento che ci faccia riconoscere chi stiamo cercando. L’opera che ho realizzato per il Premio Nocivelli si propone di riprodurre questo sforzo, quale spunto per una riflessione in chiave metaforica più ampia, di percorso personale di ricerca dell’altro.La ricerca, il ricordo, la nostalgia dell’altro, il bisogno dell’espressione, del volto conosciuto, ricordato, immaginato o perso è un percorso che compiamo per tutta la vita.
Lo spettatore è invitato ad osservare l’opera; lo sguardo può cadere su un elemento di colore, di forma o non forma, ma anche quando si ferma su un soggetto più o meno vicino, non sarà in grado di vederlo in modo definito.
Dopo l’iniziale stesura dei soggetti che riempiono tutta la superficie della tavola, ho lavorato sulla fase di distorsione figurata, sugli effetti di cancellazione, sfocatura e disturbo delle figure per ottenere un equilibrio cromatico finale ed un fenomeno percettivo di indefinitezza.
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