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Le stilettate di Zana. Con il pavone di De Morgan. Il crollo verticale dell’approccio artigianale al mondo


William Frend De Morgan, autore di quest’opera, era un vasaio inglese, designer di piastrelle e romanziere. Fu un esponente del movimento Arts and Crafts. L’Arts and Crafts (“arti e mestieri”) è stato un movimento artistico per la riforma delle arti applicate, una sorta di reazione colta di artisti e intellettuali all’industrializzazione galoppante del tardo Ottocento. Un ritorno alle pratiche artigianali.
STILETTATE
diTonino Zana
Esprimo un timore, di piĂą, un’apprensione. Contatto, spesso, delle dimissioni dalla prova con le mani, una tendenza a consegnare ad altri la sfida, il tentativo, la prova, cioè la base fondamentali della persona artigiana, di chi fa da sĂ©, di chi soccorre e non sta con le mani in mano.
Scopro una antica lontananza artigiana in patria, nei paesi e nelle città italiane, segno una stanchezza della vecchia generazione, comprensibile fino a un certo punto, trattandosi di un lavoro in cui si è padroni del tutto e scruto, amaramente, una fuga dalle nuove generazioni dal lavoro con le mani.
Capisco: gli spazi liberi per le sole mani, si sono rimpiccioliti, tecnica e tecnologia hanno tagliato le mani, però il digitale è tale soltanto se premi un tasto se uso il dito di un’intera mano. Basterebbe lo sciopero delle dita e per internet sarebbe finita.
Dunque, semmai fosse vera la mia sensazione di un abbandono artigianale, da cosa deriverebbe, su quali basi si fonderebbe?
Credo alla declinazione di una comoditĂ , all’attrazione di un danaro meno faticoso. Esempio: l’artigiano – qualcuno, certo, non tutti gli artigiani – viene a visitare la lavatrice, la guarda, la tocca e dice, cambiare, modello superato. Così è per la certificazione di un oggetto finito, passato di moda, stanco e perciò da cambiare. L’artigiano non aggiusta, non mette a posto, invita a sostituire, certo, qualche artigiano, non tutti gli artigiani. Rischiamo di perdere un patrimonio di mani capaci di stare al loro posto e di mettersi a disposizione per gli altri. Perdiamo le mani e la testa chissĂ  dovĂ©, costretta a cumulare dati su dati, modifiche su modifiche e a tenere a mente.
Non basterĂ  cambiare nome a un artigiano, a un quasi artista per salvare la pelle di un cambiamento dannoso, sarĂ  meglio premiare le mani ovunque. Cominciamo noi a gridare viva le mani e a comperare cose costruite con le mani. Altrimenti si commercia, si perde un passaggio, si balbetta il ciclo del lavoro e dunque un passo della vita.