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Le stilettate di Zana. Con Oscar Di Prata. Meno capibranco e più democrazia nei partiti


Nell’immagine: Oscar di Prata, Il Potere, acrilico su tela
STILETTATE​
diTonino Zana
Prima del voto, leggo e rileggo saggi sulla democrazia, intuizioni e convinzioni intorno al modo di governare nel corso dei millenni, da Pericle a oggi, a volo d’uccello. Sorge sempre la domanda alla fine del percorso democratico, chi decide, che cos’è il potere?
Affidato al popolo, il consenso, dopo le votazioni, spetta a una cerchia più o meno ristretta di persone. Il gruppo designa un Capo e obbedisce secondo una scala di fedeltà: molto, poco, ciecamente quasi nulla, neutrale. Il Capo, di conseguenza, governa.
Da alcuni anni, i partiti e movimenti politici sono affidati a un Capo. Appare, prevale sul nome del partito e compare sopra il simbolo. La legge elettorale è di natura non costituzionale, negando la preferenza, in ogni sistema, all’elettore. Un’oligarchia decide tutto per tutti e questo alimenta, alla opportuna occasione, rotture, nascita di nuovi partiti o movimenti, spostamenti da una parte all’altra. L’instabilità politica è certa.
In questo modo, la politica rimane succube di altri poteri, in primo luogo del potere economico e finanziario padrone dei mass media e quindi il binomio economia-comunicazione tiene, in una morsa soffocante, il sistema di vita comunitaria. Valori e princìpi vengono stabiliti lungo questa traiettoria e si costituisce un modo di pensare fintamente popolare e fintamente popolano e populista su cui si reclama una preminenza.
E’ un falso problema, la questione centrale rimane morale. Se un buon gruppo politico decide e agisce in un modo moralmente a posto esso viene a determinare le linee su cui è stato votato. Diversamente prosegue una tragicommedia dove l’elezione è un rito e le promesse nient’altro che un consapevole inganno.