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Lei e il mostro, sette coreografie per dire no alla violenza sulle donne. L'arte di non amare


di Elena Charlotte Rainelli
Mercoledì 27 novembre 2019, il Teatro Sociale di Brescia aprirà il sipario in uno spettacolo-denuncia dal titolo “Lei e il mostro, sette coreografie per dire no alla violenza sulle donne.”
Il secondo tempo dello spettacolo di danza contemporanea le ballerine, guidate da Orietta Trazzi, rappresentano le sei mogli vittime del sovrano Enrico VIII. I coreografi curatori sono Orietta Davoli, Antonella Massussi, Stefania Talia e Gioele Antonioli, tutti bresciani impegnati nel rappresentare la storia di ogni donna che parla di un amore spesso solo sognato e talvolta violato.

Conosciamo il famigerato Enrico VIII e la storia delle sue sfortunate consorti e spesso, studiando la sua vita, ci siamo chiesti se questo sovrano fosse magari pazzo o per quale ragione fosse tanto sadico e crudele con le compagne della sua vita (ben sei mogli). Chi ha spesso ipotizzato ad una pazzia, probabilmente non si è allontanato dalle realtà: Enrico VIII soffriva di postumi da trauma celebrale, causato durante uno dei violenti tornei a cui egli amava tanto partecipare, spesso anche in età avanzata per l’epoca. Nella sua vita infatti Enrico soffrì, oltre che di un’insana predisposizione a cambiare frequentemente mogli e addirittura a decapitarle, di vuoti di memoria, depressione e sbalzi d’umore. Era ipocondriaco a causa della perdita improvvisa del fratello maggiore. Nonostante egli non soffrisse di particolari patologie fisiche, se non negli ultimi anni del suo regno, si faceva visitare accuratamente ogni mattina dai suoi medici e si curava da solo con una vera e propria farmacia personale. Si narra che la corte facesse di tutto per nascondere la pazzia del re, il quale ormai completamente uscito di senno arrivò un giorno persino a posare la sua corona sulla testa del proprio cavallo, invitando gli astanti ad inchinarsi di fronte all’animale. Questa sindrome, rimasta silente per quasi quarant’anni, potrebbe aver contribuito a trasformare ” Il bell’Enrico”, sovrano illuminato, pieno di intelligenza e amore per i suoi sudditi in un tiranno omicida, tormentato tutta la vita dal desiderio d’avere eredi al trono sani e maschi. “Ripudiata, decapitata, morta… ripudiata, decapitata, sopravvissuta” o alla memoria quando ci si riferisce alle sei donne andate in moglie ad uno dei più importanti sovrani d’Inghilterra, Enrico VIII della stirpe dei Tudor, il più bel principe d’Europa dal 1509 al 1547. E ancora: la Donna Tradita, la Tentatrice, la Donna Buona, La Brutta Sorella, La Ragazza Cattiva, la Figura Materna… Esattamente a distanza di 40 anni dalla sua prima messa in scena con il progetto di Costanzo Gatta e la coreografia di Tina Belletti ecco la reinterpretazione da parte di Orietta Trazzi di un’opera di rock progressive in cui, attraverso le sue costruzioni musicali quasi barocche, ha cercato di leggere il dipanarsi di vicende sentimentali e politiche complesse, le storie di queste sei donne che condivisero un non invidiabile destino.

*OR* n.143 – Hans Holbein il giovane, “Enrico VIII” (1540)

La violenza contro le Donne è una violazione dei diritti umani, una discriminazione che comprende tutti gli atti di violenza che provocano sofferenza di natura fisica, sessuale, psicologica compresa di minacce. In Italia oggi quasi sette milioni di donne tra i sedici e i settant’ anni sono vittime di almeno un’aggressione nella propria vita. Il 25 novembre d’ogni anno si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle Donne; è un evento che coinvolge concretamente tutto il mondo tramite colori e simboli. L’Arancione è il colore scelto per manifestare questa violenza con cui si tingono capi di vestiario; altro colore non ufficiale ma emblematico, soprattutto in Italia è il rosso che manifesta le sfumature dell’Amore e del sangue sacrificato dalle vittime innocenti. Non a caso vengono abbondate scarpe rosse, spesso riunite a centinaia che ornano piazze, centri storici e luoghi di vita della società. Rossa è anche la vernice che colora panchine nei parchi: un’icona forte, che lascia trasparire la forza della violenza quando colpisce.
Questo tema legato al Femminicidio e alle sfumature di queste violenze deve essere associato alla “Crisi del Maschile”, dove l’uomo odierno si sente intimorito e minacciato dai cambiamenti sociali, nei quali non trova più il suo vero ruolo e la propria identità. La capacità di un uomo di riconoscere i sentimenti femminili e di elaborarli dipende dalla sua intelligenza emotiva, solo allora può manifestarsi attraverso la stima e la tenerezza. L’uomo di oggi è spesso inerte a contemplare, senza scopo né fine l’arricchimento della propria esistenza, è tormentato dalle passioni che manifesta nell’invidia, nella gelosia nell’ambizione d’essere superiore, nella bramosità e spesso in una forma di sadismo. Il sadico vuole sfuggire dalla propria solitudine impossessandosi dell’altra persona. Sublima sé stesso. L’amore, invece, è un sentimento attivo, è una conquista che si ottiene attraverso il Dare: la più alta espressione di potenza. Nel dare l’uomo riconosce la sua vera forza e la sua vitalità che lo riempiono di gioia. Se un uomo è in grado di fare di un’altra persona una persona che da non potrà mai essere “Violento” ma dividerà solo la gioia di Vivere. L’Arte è una Donna da apprezzare e Amare. Il carattere attivo dell’Amore si fonda su elementi comuni a tutte le forme d’Amore: la premura, la responsabilità, il rispetto e la conoscenza. “Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo.”
(William Shakespeare)