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L'intimo? Più dell'arte segna il tempo. Le donne Charleston. La crisi prosegue


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Le linee dell’intimo femminile autunno-inverno 2016-2016 segnano il perdurare della crisi e la volontà di una fuga epidermica edonista? Da cosa si evince? Da una questione stilistica. Ciò che emerso dalle sfilate parigine dedicate alla lingerie è, per la nuova stagione che si sta avvicinando a lunghi passi, uno stile Charleston, che sulla linea del tempo si colloca a relativa distanza dal crollo immane provocato dalla guerra mondiale e lo sprofondamento delle borse, con effetto domino. Il periodo del Charleston coincide con una precisa colonna sonora, quella costituita dall’omonima musica americana di derivazione jazzistica – e collegata più direttamente rag time – di andamento veloce e brillante, con ritmo sincopato in 4/4. Fu senza dubbio il più brioso, gaio e rapido ballo dell’epoca moderna.Un’annotazione particolare: il ballo del Charleston non impegnava donne e uomini in coppie chiuse, come avveniva nel passato, ma rimescolava i partner, secondo attrazioni temporanee. Una rapidità, per certi aspetti nevrotica – in America è il periodo di Al Capone e del proibizionismo – che accelera il passo dell’occidente, come presago di un nuovo cataclisma, come quello economico, nel 1929.
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Ma in sei anni cresce spasmodicamente la voglia di vivere. Sono i cosiddetti “anni ruggenti”: le donne accorciano i capelli con tagli “alla maschietta”, indossano cappelli a cloche, si vestono in modo molto sportivo, non tralasciando mai particolari molto femminili e sensuali. E proprio a quel periodo si ispira l’elegante lingerie 2015-2016, secondo le linee dettate da Parigi.
Che esista un possibile rapporto tra abiti femminili e tendenze della macroeconomia – quanto tra arte e sistema di pensiero – non è certo un’ annotazione nuova.
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Venne dimostrato anche da modelli matematici che ponevano in luce un rapporto tra l’accorciamento della gonna e una percezione di benessere nel presente proiettata nel futuro.
E’ la “Hemline Theory”, ovvero la “teoria dell’orlo” che venne proposta negli anni 20 dall’economista James Taylor.
La teoria nasceva dall’idea che, con l’aumento del benessere e la conseguente disponibilità economica, le donne amassero mostrare con orgoglio calze in seta, segno, oltre che di raffinatezza, di ricchezza. Ma Taylor non notò evidentemente che non erano tanto le calze di seta a rappresentare un motore prima nascosto poi evidente, quanto l’esposizione delle gambe. Durante il boom economico degli anni sessanta apparve, infatti la minigonna, legata alla liberazione sessuale della donna. Sotto il profilo antropologico si può affermare che la donna si scopre maggiormente nei periodi di pace e di benessere, rispetto ai periodi più incerti. Come appare, del resto molto logico. E gli anni ruggenti poggiavano su economie in bilico, sull’ondata lunga delle devastazioni della prima guerra mondiale, alle quali si aggiungeva un vasto fenomeno speculativo.
E come leggere, pur con un pizzico di ironia e superficialità, la rievocazione,nell’intimo, delle donne del Charleston? Come una voglia nevrotica di tornare a vivere e a divertirsi in previsione della fine della crisi? Oppure come frenetica consumazione di un piacere che, con sesto senso tutto femminile, presentono che finirà in un nuovo disastro? Per ora osserviamo le linee con tanto piacere e leggerezza. Cogliendo, frusciante, l’attimo. Sperando che non sia una speranza fuggitiva.
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