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L’Isola delle Rose per Rimini. Un nuovo progetto elettorale, nel ricordo della mitica piattaforma del 1968


La città di Fellini ama sognare l’impossibile e rendere progettabile l’improbabile. Ma sta nel carattere dei riminesi, al punto che il candidato sindaco Ceccarelli, imprenditore turistico, già sindaco per due mandati, ha annunciato, a ridosso delle elezioni, un’idea che scuote i concittadini. “Una Nuova isola delle Rose per Rimini – ha detto Ceccarelli – Dopo tanta concretezza nei nostri programmi oggi abbiamo lanciato un sogno che non è utopia”.

L’idea progettuale
dell’Isola delle Rose presentata nelle scorse ore a Rimini

Non si riferisce, Ceccarelli, a uno Stato autonomo, come fu quello dell’Isola delle Rose, che venne fondata negli anni Sessanta, al di là delle acque territoriali italiane, e abbattuta dallo Stato italiano. Ma a progetti di realtà galleggianti, in grado di creare animazione e nuovi spazi in grado di moltiplicare l’offerta turistica, nell’ambito di un disegno di proiezione onirica.

L’isola delle Rose, a cui il politico riminese si riferisce, era una piattaforma marina, che diventò sede di Repubblica Esperantista e che ebbe un successo straordinario, sia per la scelta internazionalista – legata all’adozione dell’esperanto come lingua ufficiale – che per l’aria di ribellione che portava in sè. L’esempio era stato in qualche modo mutuato dalla repubblica di San Marino e, probabilmente, anche dalla repubblica fiumana di Gabriele D’Annunzio. Il progetto attirò anche l’attenzione di investitori che avevano intravisto possibilità di moltiplicare i propri affari. Inutile dire che anche i servizi segreti di tutto il mondo monitoravano quella che poteva diventare la prima di una serie di dolorose – per quanto all’apparenza inoffensive – spine nel fianco dell’Occidente-

L’isola delle Rose degli anni Sessanta. Era a 11 chilometri dalla costa riminese

Era il primo maggio del 1968 – festa del lavoro che si inseriva a ridosso della ribellione studentesca parigina – quando il suo ideatore e progettista, l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, piantò la bandiera caratterizzata dalla rappresentazione delle tre rose – che si riferivano sia al cognome del progettista che all’idea di rigenerazione nella tradizione feudale – proclamando la nascita di un nuovo Stato.
L’Isola delle Rose aveva un proprio governo e si proclamava democratica. Venne occupata dalle forze di polizia italiane, nel mese successivo, anche perchè il traffico di imbarcazioni che si recavano alla piattaforma era preoccupante. Il 26 giugno 1968 e sottoposta a blocco navale. Fu poi demolita nel febbraio 1969