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Lolita o della seduzione mortale. La scena che fu tagliata nel film del 1997


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Lolita, come ben sappiamo, è il più noto romanzo di Vladimir Vladimirovič Nabokov. Scritto in inglese e pubblicato inizialmente a Parigi nel 1955, suscitò scandalo per i contenuti scabrosi che vertevano su un rapporto, dissennato ma molto intenso e, al tempo stesso, elusivo e precario, tra un adulto e una ragazzina. Un rapporto che è pure incestuoso perchè, nel romanzo, l’uomo, un professore di letteratura di mezza età, è patrigno della dodicenne Lolita, il soprannome spagnolo con la quale lui chiama in privato la ragazzina. Con questo nome, entrato in tutti i dizionari, si identifica oggi un’adolescente sessualmente precoce e capace di utilizzare il richiamo sessuale – per problemi di disequilibri familiari, per la povertà culturale dell’ambiente da cui proviene o per la precoce maturità sessuale che precede quella intellettuale e morale – in modo considerato abnorme rispetto alle fasce d’età previste dalla società occidentale. All’interno del romanzo il professore, che narra le vicende, risulta vittima di Lolita, che è in grado di esercitare il suo fascino per distruggerlo. Più o meno consapevolmente.

Il romanzo ebbe grandi opposizioni da parte della censura, ma considerato l’argomento-tabù – rimosso e condannato giustamente dalle società occidentali, ma non per questo inesistente – riscosse anche uno straordinario successo di vendite. Dopo il film tratto dal romanzo da Kubrick, ne fu girato un secondo adattamento nel 1997. Lolita è un film drammatico franco-statunitense, scritto da Stephen Shiff e diretto da Adrian Lyne. La scena che vediamo venne considerata non “politicamente corretta” e fu, in diverse edizioni, tagliata. Il libro e i film da essi tratti mostrano comunque la discesa mortale dell’adulto che rimanga preda di un sogno che valichi i limiti dell’età. Il professore uccide, per gelosia, l’uomo di Lolita, e finisce così in prigione. Ma è tutto il tormento che percorre il romanzo a trasformarlo, in realtà, in un puro grido di dolore e, in uno strumento pedagogico – se servisse – per individui adulti.



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