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L’ossessione di Sissi per la bellezza. Ginnastica, dieta e ore di nevrotica fatica. Le fotografie e i quadri


L’imperatrice Elisabetta in abito da ballo, dipinto di Franz Xaver Winterhalter, 1865

 

Ritratto di Elisabetta all’età di undici anni insieme con il fratello Carlo Teodoro al castello di Possenhofen.


L’imperatrice Elisabetta, dipinto di Franz Xaver Winterhalter.

Ossessionata dal culto della propria bellezza, Elisabetta detta Sissi (Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 – Ginevra, 10 settembre 1898), concentrava le energie nel tentativo di conservarsi giovane, bella e magra. Fu una vera battaglia, che la prostrava, ripagandola con il risultato d’essere oggetto di costante ammirazione. La sfida era notevole, considerati gli obiettivi che si era posta. Al punto che si può pensare che la dieta ferrea, la ginnastica, l’equitazione e le estenuanti sedute davanti allo specchio con cameriere solerti e preoccupate avessero indotto in lei uno stress permanente, che si aggiungeva alla vita difficile di corte e a i problemi familiari.

L’imperatrice Elisabetta fotografata nel 1862 da Ludwig Angerer, il suo fotografo ufficiale.

Secondo le cronache, Elisabetta era alta 1 metro e 72 e pesava 50 chili e non avrebbe mai voluto diventare massiccia come molto altre regine, passati gli anni della prima giovinezza. Non dobbiamo però pensare che questa cura maniacale fosse indice di superficialità, quanto il frutto di una condizione di disagio all’interno della corte e un tentativo di dominio di situazioni complesse, attraverso la presenza radiosa.
Sissi era una donna colta, romantica, realmente ribelle. In una poesia scrisse che odiava gli Asburgo e nei suoi diari appaiono posizioni politiche estremamente liberali, fino a lambire l’anarchia.

L’imperatrice Elisabetta in un ritratto di Franz Xaver Winterhalter (1864).

La stessa lunghissima capigliatura, pre-raffaellita, con la quale intendeva mantenere un’immagine giovanile, costituì un simbolo di romanticismo trattenuto, ma esibito in potenza e, certamente, il primo, notevole impedimento mattutino. I cappelli, castani e folti, quand’erano sciolti, le scendevano, fino alle caviglie.

E poichè il lavaggio della chioma avveniva ogni tre settimane, occupando una giornata intera – con uno shampoo nel quale erano sbattuti trenta tuorli d’uovo e aggiunto cognac, che aveva una funzione disinfettante – le cura mattutine e l’acconciatura erano accuratissime e duravano altre tre ore. I capelli venivano intrecciati da Fanny Angerer, ex parrucchiera del Burgtheater di Vienna, richiesta espressamente dall’Imperatrice.
Una delle sue creazioni più famose fu l’acconciatura a “corona”, con grandi trecce raccolte sopra la nuca, divenuta uno degli elementi di riconoscimento dell’imperatrice, che fu imitata, anche in questo, da molte donne aristocratiche del tempo.

Tre ore per i capelli, quasi tre ore per la vestizione, che veniva affrontata con cuciture effettuate dalle sarte una volta indossati i vestiti stessi. L’immagine a cui si puntava era la bellezza della post-adolescenza, con fianchi espansi, vita strettissima e seno contenuto e compatto. La sofferenza maggiora era quella provocata dal bustino. Trattenendo il respiro e avvalendosi della cameriere, Sissì comprimeva il ventre fino al punto nel quale, dopo quasi un’ora di reiterati tentativi, si raggiungeva il volume desiderato.

Quasi tre ore occorrevano quotidianamente per vestirsi, poiché gli abiti le venivano quasi sempre cuciti addosso per far risaltare al massimo la snellezza del corpo. Elisabetta, con abiti meno costrittivi, era impegnata – diradando fino ad eliminarla, la presenza a corte – per il resto della giornata con la scherma, l’equitazione e la ginnastica. Per mantenere la tonicità del corpo aveva fatto allestire una palestra con pesi, sbarre, anelli e altri attrezzi ginnici, in ogni palazzo in cui soggiornava. Altre volte costringeva inoltre la propria dama di corte a seguirla durante interminabili e forsennate passeggiate.

Per preservare la giovinezza della pelle, Elisabetta faceva uso di maschere notturne (a base di carne di vitello cruda o di fragole) e ricorreva a bagni caldi nell’olio d’oliva. Per conservare la snellezza, oltre a rispettare il rigoroso regime alimentare, dormiva con i fianchi avvolti in panni bagnati e beveva misture di albume d’uovo e sale.