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Mantegna, il quadro ricongiunto e altri capolavori alla Carrara di Bergamo




Andrea Mantegna, Resurrezione di Cristo, 1492 circa, tempera e oro su tavola, 48,5 x 37,5 cm, Bergamo, Accademia Carrara


di Elena Charlotte Rainelli
L’ Accademia Carrara è il museo più importante di Bergamo; l’origine si deve a Giacomo Carrara (1714 / 1796) e al suo spirito di collezionista mecenate e conoscitore esperto delle lettere e delle Belle arti. La sua grandezza d’animo si estese alla costruzione dell’edificio neoclassico, tutt’ora sede del museo e alla donazione del suo patrimonio storico- artistico. Alla sua morte, il lascito venne affidato a una commissaria, che esercitò fino al 1958 quando il comune di Bergamo subentrò alla titolarità.
Il patrimonio museale si è arricchito tramite duecento donazioni, tra cui spiccano quelle di Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli e nel 1998 di Federico Zeni, distinguendo l’Accademia nel patrimonio artistico italiano per identità evidenziando l’importanza del collezionismo italiano fra i più importanti dal Quattrocento all’Ottocento, con un nucleo rinascimentale di rilievo. Nel 2016 “La Nuova Carrara” gestita da fondazione Accademia Carrara presieduta da Giorgio Gori e diretta da Maria Cristina Rodeschini, sorge come modello museale del XXI secolo, patrimonio artistico italiano e mondiale.
La straordinaria attribuzione del Mantegna, come istituzione capace di studio e continua ricerca evidenzia la natura viva dell’Accademia.
RE-M MANTEGNA (dal 25 aprile al 21 luglio2019) a cura di Antonio Mazzotta e Giovanni Valagussa sottolinea La Resurrezione di Cristo del Mantegna in un intreccio tra innovazione espositive di Restauro e esperienza di ricerca multimediale.
“La Resurrezione”, oltre a “San Bernardino” e alla “Madonna con il Bambino”, è il terzo dipinto del grande maestro padovano che dopo un’esposizione internazionale prima al National Gallery di Londra e Gemaldegalerie a Berlino rientra a casa a Bergamo illuminando il restauro della “Barchessa di destra” grazie alla generosità a cura dell’impresa Vitali. Le nuove sale si propongono in modo moderno sia dal punto di vista funzionale che tecnologico. Lo spettatore che visiterà la mostra, prima d’arrivare davanti alla tavola dipinta dal Mantegna, potrà immergersi nell’Arte tramite la proiezione d’immagini che coprono le pareti e il pavimento della sala nell’ala Vitali per un totale di 300 m2, permettendo al visitatore di cogliere la luminosità delle cromie che i dettagli dell’opera riscoperta grazie agli studi di Valagussa, conservatore dell’Accademia Carrara e storico d’Arte.
Una piccola croce sul margine sinistro, appena sotto l’arco di pietra, non poteva non trovare un proseguo in un dipinto mancante, anche perché identica a quella del vessillo di Cristo in alto alla tavola. L’ osservazione diretta dell’opera ha permesso di riconoscere il livello della pittura del maestro padovano. Uno studio ponderato sull’opera di un autore deve essere sempre finalizzato a dare un’idea chiara, in primo luogo, delle condizioni in cui l’artista ha acquisito il suo atteggiamento personale nei confronti della vita e della natura, ossia il modo in cui ha formato il suo stile e successivamente delle trasformazioni che vi sono verificate in quello stile. Mantegna raggiunse uno stile completo e perfettamente sicuro a un’età straordinariamente precoce. Non vi è alcuna traccia di esperimenti insicuri, ma di uno stile definito, intransigente nei suoi limiti e totalmente espressivo. Accertare la cronologia della Risurrezione di Cristo al 1492 circa, ci da un’idea più completa dell’evoluzione del Mantegna. Il pittore non si separò mai dalle tecniche di pittura a tempera acquisite a Padova in gioventù; le perfezionò gradualmente fino all’estremo, modulando i contrasti cromatici con tonalità uniformi. Non mutò mai la sua modalità di rappresentazione. I cambiamenti riguardano i suoi tipi di ideali e il movimento delle sue figure, non il loro aspetto. Ogni figura ed ogni oggetto della composizione è concepito come un’entità distinta delimitata da un contorno preciso e collegato ad altre figure in virtù delle relazioni spaziali che la prospettiva e l’illuminazione implicano: la figura di Cristo nel momento dell’uscita trionfale tra lo sconcerto dei cinque soldati è correlato allo strapiombante paesaggio roccioso in cui si svolge la scena. E’ possibile immaginare quale fosse un’altezza originale della tavola di notevole qualità grazie ad elementi oggettivi. L’opera presenta a sinistra un listello aggiuntivo, visibile chiaramente per la diversità di tonalità della vernice. Grazie ad una copia conservata nei Musei Civici di Padova, è possibile integrare digitalmente questa parte mancante riportando la Resurrezione in coincidenza con quella della discesa al Limbo.
L’entusiasmo mostrato negli ultimi anni per lo studio dell’arte del quindicesimo secolo fa riemergere un sentimento estetico verso gli ardori della ricerca e le emozioni suscitate dalla riscoperta nell’interpretazione della Bellezza.
“Ogni opera d’Arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l’ Eternità .” (D. Barenboim)