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Marc Chagall. Un sogno d’amore, nello spazio lirico e fantastico del sogno


 di Dolores Durán Úcar, curatrice della recente mostra “Marc Chagall. Sogno d’amore” a Napoli
Nel corso della sua vita, Marc Chagall ha costruito attraverso i suoi dipinti e scritti un mondo estremamente personale, uno spazio lirico, poetico e fantastico in cui tutto è possibile. I personaggi volano come se fossero uccelli; le slitte scivolano sopra le nuvole; la musica dei violinisti risuona fra i tetti; ci sono esseri bicefali, donne con teste di capra, gatti dal volto umano; i galli si possono cavalcare, gli asini camminano sui tavoli e gli innamorati si accarezzano dolcemente sotto mazzi di fiori variopinti.

Marc Chagall La brocca di fiori, 1925 Olio su tela, 69,8×49,5 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

Un mondo di sogni dai colori squillanti, di sfumature intense che danno vita a paesaggi popolati dai personaggi, reali o immaginari, che si affollano nella fantasia dell’artista. Marc Chagall è vissuto a lungo ed è morto quasi centenario. Nasce nel 1887 a Vitebsk, in Russia. L’infanzia sarà determinante nel suo lavoro. Ci ha lasciato testimonianza di quegli anni nell’autobiografia del 1923 intitolata La mia vita, il libro – originariamente scritto in russo – che illustrò personalmente e venne pubblicato a Parigi nella traduzione della moglie, Bella Chagall. In esso l’artista riporta i suoi ricordi infantili: il nonno che trascorreva le giornate tra la stufa e la sinagoga; il sospirato ritorno dal lavoro
del padre che ogni sera portava a casa dolci e pere candite; le serate trascorse accanto al braciere con la madre che aveva sempre voglia di parlare e poi piangeva. I primi giorni di scuola; le estati a Lëzna, con la sua chiesa bianca nella piazza principale. La visita settimanale alla sinagoga dove cantava e sognava di essere un violinista. E la speciale reminiscenza del manifestarsi del desiderio di diventare un pittore:
“Un bel giorno (ma tutti i giorni sono belli), mentre mia madre con la pala stava infornando il pane,
la afferrai per il gomito bianco di farina e le dissi: ‘Mamma, voglio fare il pittore’”.
È quello l’inizio della sua lunga avventura.
Marc Chagall Il gallo viola (part), 1966-72 Olio, gouache e inchiostro su tela, 89,3×78,3 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

Dapprima frequenta l’accademia di Yehuda Pen a Vitebsk, dove copia le figure in gesso che gli mettono davanti e usa solo il colore viola quando gli viene consentito di dipingere. A Vitebsk conosce Viktor Mekler, l’amico – rampollo di una famiglia benestante – con il quale si
recherà a San Pietroburgo nell’inverno del 1906. Con pochissimo aiuto da parte della famiglia, senza un soldo e senza permesso di soggiorno, ha difficoltà a tirare avanti nella grande città e spartisce una stanza con operai e commercianti. Ma prosegue con risolutezza la sua formazione, prima alla scuola della Società imperiale per la protezione delle belle arti e più tardi presso l’accademia di pittura Zvantseva, più liberale.
Nello stesso periodo l’amica Thea Brachman – che gli aveva fatto da modella per Nudo rosso – presenta il giovane pittore a Bella Rosenfeld, che diventerà la donna della sua vita. Chagall si innamora perdutamente: “Bastava che aprissi la finestra della mia camera e vi entravano l’aria blu, l’amore e i fiori”.
Marc Chagall Il carretto sulla città, 1981 Tempera su masonite, 40,6×33 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

Nel 1910 Chagall si trasferisce in Francia grazie al patrocinio dell’avvocato e scrittore Maxim Vinaver, un deputato della Duma. La sua prima impressione non è affatto positiva:  “Solo la grande distanza che separa Parigi dalla mia città natale mi ha trattenuto dal tornarvi
immediatamente o al più tardi dopo una settimana o un mese. Ho persino pensato di inventare delle vacanze per poter tornare a casa. Il Louvre ha spazzato via tutti quei dubbi. Quando attraversavo la sala circolare del Veronese e quelle in cui sono esposti i quadri di Manet, Delacroix e Courbet, non desideravo nient’altro”.
Parigi era diventata il centro nevralgico della ricerca creativa e richiamava frotte di giovani interessati all’arte. Era la capitale delle avanguardie, la città in cui gli artisti convergevano affascinati dall’atmosfera bohémien, dai caffè cosmopoliti, dalla possibilità di frequentare
accademie e musei, ed erano soprattutto attratti dai Salon che offrivano loro l’opportunità di esporre le proprie creazioni.
Marc Chagall Grande nudo, 1952 Inchiostro e acquerello su carta, 63,7×47,6 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

 
Vi fermentavano movimenti quali il fauvismo, la pittura di “selvaggi” che, senza alcun timore, con una tavolozza audace e pennellate del tutto libere, si opponevano alla prima clamorosa rottura con la tradizione delle belle arti, quella promossa dagli impressionisti. Il cubismo, geometria e scomposizione delle forme, rappresentazione intellettualizzata dell’oggetto. L’espressionismo, ricerca di una trascrizione diretta delle emozioni in pittura. Il surrealismo, l’orfismo…
Marc Chagall Villaggio russo, 1929 Olio su tela, 73×92 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

Le varie tendenze in cui si coagulavano le più avanzate aspirazioni artistiche che in Italia, intorno al 1910, avrebbero dato origine al primo futurismo.
Chagall non è certo all’oscuro di tutte quelle correnti, ma a causa del suo grande desiderio di indipendenza e libertà non aderisce a nessuno dei movimenti d’avanguardia, sebbene la loro influenza si rifletta nelle sue opere. A Parigi frequenta l’accademia della Palette, diretta da Le Fauconnier e Metzinger, e la Grande Chaumière, in cui gli studenti hanno la possibilità di ritrarre dal vero modelli nudi. Visita i musei e
mostra una certa predilezione per il Louvre. Vede le esposizioni di Matisse, Bonnard e i pochi altri grandi maestri cui vengono dedicate mostre personali.
Bazzica gli studi degli artisti a Montparnasse. E stringe amicizia con pittori quali Fernand Léger, Amedeo Modigliani, Albert Gleizes, Jean Metzinger, André Lhote, Pablo Gargallo, Sonia e Robert Delaunay…
Nel frattempo si prepara a partecipare ai Salon che lo avevano tanto impressionato al suo arrivo nella capitale francese. Nel 1911 invia per la prima volta delle tele – La stanza gialla e Interno II – a una delle esposizioni più importanti, il Salon d’Automne, ma l’esperienza si rivela un fallimento dal momento che entrambe le opere vengono respinte.
Tuttavia il giovane non si arrende e un anno dopo, come nelle successive edizioni, presenta con grande successo le sue composizioni al Salon des Indépendants. Un altro avvenimento decisivo, nel 1912, è il suo trasferimento presso la residenza per artisti La Ruche (l’alveare), in cui trova uno studio più ampio e spazio a sufficienza per realizzare dipinti di grande formato. Grazie agli affitti economici, presso La Ruche lavorano in un ambiente particolarmente propizio oltre cento pittori provenienti da tutto il mondo. Sebbene abbia per vicini figure quali Jacques Lipchitz, Ossip Zadkine, Amedeo Modigliani, Oleksandr Archipenko e Chaïm Soutine, il giovane artista russo, ossessivamente dedito al suo lavoro, ha pochi contatti con i colleghi.
Marc Chagall Davide e Golia, 1981 Tempera su masonite, 40,6×31,7 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

Si rivelerà invece decisivo per il suo lavoro il rapporto con uomini di lettere quali André Salmon, Max Jacob e soprattutto Blaise Cendrars, un giovane poeta svizzero che aveva trascorso alcuni anni in Russia e del quale Chagall diventa amico. Cendrars, assai ben introdotto nell’ambiente artistico e intellettuale parigino, gli presenta il poeta e influente critico Guillaume Apollinaire che, secondo quanto racconta il pittore nelle sue memorie, quando per la prima volta vide le sue tele:
“Arrossì, si entusiasmò, sorrise e mormorò: ‘soprannaturale!’”.
L’ammirazione tra i due fu subito reciproca e il giorno dopo Apollinaire inviò a Chagall una poesia intitolata Rotsoge, ispirata dalle emozioni provate dal poeta nello studio del pittore.
Marc Chagall Nozze sotto il baldacchino, 1981 Tempera su masonite, 40,6×31,7 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

È proprio grazie ad Apollinaire che Chagall entra in contatto con il gallerista tedesco Herwarth Walden. Questi lo invita a partecipare al Salone d’Autunno berlinese del 1913 e nel giugno del 1914 organizza la sua prima personale in Germania. Nei due locali della galleria sulla Potsdamer Strasse, adiacente alla redazione della rivista Der Sturm, fondata dallo stesso Walden, verranno esposte oltre trenta tele e un centinaio di acquerelli disposti sui tavoli. Grazie a quella mostra e alle numerose vendite cui darà luogo, il nome di Chagall inizia a guadagnare fama a livello internazionale.
Dopo la mostra a Berlino, il pittore si prepara a tornare a Vitebsk. Vuole recuperare le proprie radici, riscoprire i paesaggi dell’infanzia, rivedere i familiari, accompagnare la sorella all’altare, ma soprattutto “tornare da lei”. Sebbene abbia intenzione di tornare a Parigi dopo una breve permanenza, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, seguito dalla rivoluzione bolscevica, lo costringe a restare nel suo paese fino al
1922. In Russia sposerà Bella e nascerà sua figlia Ida, due protagoniste di molti dei suoi quadri. Durante quel periodo, Chagall concilia la pittura con altre attività: trova impiego nel dipartimento stampa del ministero della guerra, viene nominato commissario per le belle arti a Vitebsk e organizza la scuola d’arte cittadina. Più tardi si stabilisce a Mosca, dove collabora con il Teatro d’Arte Ebraico e insegna in alcuni corsi.
Dà il suo contributo alla causa rivoluzionaria, ma rimane presto deluso. Data la precaria situazione economica, riesce a malapena a soddisfare le necessità della sua famiglia. Decide di ripartire. Lo stato d’animo di Chagall in quel frangente si riflette pienamente nelle sue
memorie: “Quei cinque anni ribollono nella mia anima. Sono dimagrito. Ma ho anche fame. Voglio rivedervi di nuovo G…, C…, P… Sono stanco.  Tornerò con mia moglie e mia figlia. Mi stenderò accanto a voi. E magari l’Europa mi amerà, e con lei la mia Russia”.
Nel 1922 Chagall si trasferisce a Berlino, dove cerca, con scarso successo, di recuperare i dipinti che aveva lasciato in città. La guerra e la successiva inflazione lo hanno ridotto in una situazione finanziaria insostenibile. In compenso, il suo prestigio e la sua fama stanno aumentando. Nel settembre del 1923, il pittore ritorna finalmente con la famiglia in Francia, il paese in cui trascorrerà il resto dei suoi giorni, tranne quando – negli anni Quaranta – sarà costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo, come molti artisti ebrei.