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Marica Fasoli vince la Coppa Luigi, premio speciale a chi svolge ricerca non dimenticando la tradizione dell'arte italiana. L'intervista


Marica Fasoli è vincitrice, nell’ambito del Premio Nocivelli 2016, della Coppa Luigi, volta a premiare ricerche che siano sviluppo della tradizione artistica artistica italiana. L’abbiamo intervistata
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Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Ho una formazione classica…dopo il diploma di restauro e i numerosi anni dedicati al restauro di opere anche molto importanti del passato, il passo successivo è stato intraprendere la carriera artistica. Inizialmente in ambito pittorico iperrealista, ho successivamente ‘contaminato’ tale linguaggio con suggestioni pop, per poi approdare nell’ultimo periodo ad esiti stilistici avvicinabili ai movimenti cinetici, geometrici e concretisti, utilizzando quindi l’iperrealismo come mezzo e non più come fine.
Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione? Perché?
Direi che gli autori e le opere che maggiormente hanno influito sulla mia produzione siano stati Salvador Dalì, Gehrard Richter e Tauba Auerbach. Dalì per la tecnica pittorica…ho studiato per anni il suo modo di dipingere, visitando sue retrospettive (in primis quella a Palazzo Grassi a Venezia) e la sua casa museo a Figueres in Spagna. Richter per la versatilità del lavoro, l’esplorazione di strade espressive sempre nuove rimanendo sempre fedele a se stesso. Auerbach per il lavoro sulla ‘carta’, medium che ho sempre rielaborato in chiave pittorica, prima come ‘imballo/contenitore’, ora partendo dalla costruzione di origami.
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Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
L’opera presentata al Premio Nocivelli, ‘Crane’, un olio su tela, appartiene alla mia ultima produzione, in cui credo davvero moltissimo. La base di partenza è la realizzazione di un origami (in questo caso quello della gru), da cui nasce, attraverso un processo inverso di ‘distruzione’, una forma geometrica sempre nuova e fino a quel momento sconosciuta. Si potrebbe quasi dire che questo processo creativo riflette il perpetuarsi infinito del ciclo vita/morte. Nel dettaglio, ‘Crane’, possiede un messaggio che mi emoziona sempre raccontare…Esiste una storia, diventata ormai leggenda, che narra che Sadako Sasaki, una bambina esposta alle radiazioni della bomba atomica di Hiroshima quando aveva 4 anni, si ammalò di leucemia all’età di 10. La bambina iniziò allora a piegare mille gru di origami, ma morì prima. Aveva piegato 644 gru. Degli amici portarono a compimento la sua opera e raccogliendo fondi le venne eretta una statua nel Parco della Pace di Hiroshima: una ragazza in piedi con le mani aperte ed una gru che spicca il volo dalla punta delle sue dita. Ogni anno questo monumento è adornato con migliaia di corone di mille gru. Questa storia fa riferimento al particolare valore della gru come simbolo di immortalità e alla leggenda secondo la quale chiunque pieghi mille gru vedrà i desideri del proprio cuore esauditi e mi ha fatto molto riflettere sull’uso di questo materiale, la carta, che con la sua estrema fragilità e complessità, rappresenta la fine delle cose finalizzata ad una continua rinascita.
Sito web: www.maricafasoli.com
Mail: Marica@maricafasoli.com