Meraviglioso. Nel terreno scuro del campo vede brillare un minuscolo un oggetto misterioso. Chiama gli archeologi. “Ha 2200 anni. E’ d’oro”. Cos’è? Perché si ritiene sia stato depositato dall’arcobaleno? Che simboli reca? A che cultura si riferisce? Rispondono gli esperti

L’oro è per sempre. Brilla, anche se è stato sepolto da più di due millenni, senza un filo di appannatura. E’ così che è apparso, nelle settimane scorse, tra le zolle di un campo. Il disco ha una parte concava e una convessa, come una minuscola coppa. Reca su di sé numerose immagini. Da “leggere” attentamente.

Vediamo cos’è successo. Nel cuore di un campo di Gundorf, a nord-ovest di Lipsia, un metal detector vibra insistentemente, segnalando la presenza di un oggetto che cattura immediatamente l’attenzione. Dalla zolla umida emerge un piccolo disco d’oro lucente, sottile e leggermente concavo, un oggetto straordinario: una composita e pluriuso sculturina celtica di 2.200 anni fa che era, al tempo stesso una moneta, uno strumento di devozione, un oggetto di tesaurizzazione, di predizione e di preghiera. Queste “coppette” magiche sono di quelle che si trovano, secondo la leggenda, nelle giornate di pioggia, quando l’arcobaleno si tende nel cielo. Da una parte e dall’alta e dell’arco, cerchi e puoi trovare uno dei questi oggetti. Leggenda fino a un certo punto. Perchè la pioggia dilava il terreno. E, soprattutto nel passato ottocentesco, non era difficile vedere questi preziosi dischetti occhieggiare sul terreno, dopo le più violente piogge estive, bagnati, lucidi, di un color oro intenso.

La scoperta recentisima avviene grazie a un volontario certificato dall’Ufficio Archeologico del Land Sassonia (LfA), che perlustra i terreni agricoli della regione alla ricerca di reperti storici. Nelle ore scorse, il reperto è stato mostrato alla stampa alla presenza del Ministro della Cultura e del Turismo Barbara Klepsch, mentre Regina Smolnik, archeologa statale, iha illustrato le caratteristiche e l’importanza scientifica della scoperta.

La moneta pesa circa due grammi ed è realizzata in oro quasi puro. Si tratta di un quarto di statere, coniato probabilmente nel III secolo a.C. nell’area della Boemia settentrionale, a circa 200 chilometri da Gundorf. Il dritto mostra una testa stilizzata di animale, probabilmente un cervo, simbolo ricorrente nella simbologia celtica, mentre il rovescio presenta un torques, l’anello da collo aperto tipico delle élite, accompagnato da una stella dai contorni arrotondati e da una piccola sfera. Ogni dettaglio, dalla curvatura alla decorazione, non è mai casuale, ma parte di un linguaggio simbolico complesso che coniuga arte, status e ritualità.

L’archeologa Smolnik sottolinea che, nonostante ci si riferisca a questi oggetti come “monete”, il loro ruolo economico è spesso marginale. Nella società celtica, queste emissioni non circolano come monete ordinarie; sono status symbol, riserve di valore e strumenti di prestigio per individui o comunità coinvolte in relazioni commerciali e rituali. Le monete celtiche sono spesso piccole sculture, con significato simbolico e artistico, più che strumenti di scambio. La curvatura di alcuni esemplari ha portato alla definizione popolare di “coppa arcobaleno” per il motivo che abbiamo poco sopra illustrato.

“Le immagini delle monete celtiche sono composite – dice Maurizio Bernardelli Curuz – Non presentano cioè una visione unica del soggetto, ma si compongono di più elementi che potevano essere letti singolarmente o nell’unità, un po’ come sarebbe avvenuto – e cito un esempio per far comprendere meglio il concetto – nel pittore Arcimboldo. Monete che recano simboli anche se osservate, dopo una rotazione di 90 gradi. Un insieme di segni che evidentemente attiene alla religione di quel popolo”.

“Nelle immagini maggiori di questo disco d’oro possiamo vedere un muso che potrebbe evocare quello di un cervo o di un orso. Il volto è rilevato, convesso. Mentre dalla parte opposta la moneta è concava”.

Muso o volto nella parte convessa

La parte convessa, ruotata di 90 gradi in basso

“Sull’altra faccia della moneta, che è concava come una coppetta, in grado di contenere piccole quantità di liquido, troviamo un torque, il collare o il bracciale sacro dei celti, che probabilmente si richiamava alla vittoria e all’assoggettamento dei serpenti da parte del dio Cernunnos, creatura antropomorfa con le corna del cervo, che chiamava a sè le creature del bosco e che placava i serpenti, garantendo l’ordine cosmico della riproduzione e della fertilità offerti dal dio agli uomini, Il torque diventò anche un simbolo di potere e di capacità generative”.

Dettaglio del calderone di Gundestrup, reperto celtico portato alla luce in Danimarca.
Al centro, il dio Cernunnos, figura antropomorfa con le corma di cervo. Nella mano destra e al collo il torque, il collare o bracciale, che evoca un serpente con due musi contrapposti, mentre nella sinistra tiene un lungo serpente. Immediatamente accanto a lui, un cervo e un canide che forse vuole ricordare la figura di un lupo. Sottolineiamo il fatto che il lungo serpente e il torque, tenuti in mano da Cernunnos, richiamano l’organo riproduttivo maschile e quello femminile. @ Foto Malene Thyssen .Wikimedia Commons

Qu sopra, il torque della moneta rituale trovata ora in Germania. Rappresentava, di fatto, un serpente dotato di due teste, ma anche un organo femminile o un seme che si apre per germinare. Al centro del torque vediamo un fiore-stella, il cui bordo rilevato diventa un serpente. L’insieme della composizione vuole ricordare la nascita di una pianta e di un piccolo uomo che sguscia dall’utero.

“Ruotando lo stesso verso della moneta moneta di 90 gradi – prosegue Bernardelli Curuz – possiamo notare, nell’insieme, l’evocazione volto di un cane o di un lupo. E, nell’interno, una sorta di germe vitale che produce uomini e piante e che ruota attorno a una piccola bacca di vischio. Le monete avevano la funzione di evocare immagini correlate e ambigue del pantheon celtico. Chiedevano di essere interrogate e osservate senza quel nostro sguardo moderno, che coglie, nel mondo, solo ciò che è suggerito da una visione centrale. Per questo, molto probabilmente, i piccoli dischi dei celti erano strettamente collegati alla religione che garantiva abbondanza e fecondità, agli atti predittivi, all’unione tra acqua e seme, tra maschio e femmina, tra concavo e convesso”.

I Celti, popolazioni di lingua indoeuropea diffuse tra il Danubio, la Gallia e le Isole Britanniche, l’Italia settentrionale – con un’estensione nelle Marche – non formano stati unitari, ma reti di tribù con strutture sociali complesse e una forte identità culturale. La lavorazione dell’oro e la produzione di monete-scultura testimoniano la loro capacità tecnica e il significato spirituale attribuito ai metalli preziosi. L’oro rappresenta simbolo del sole, del potere e della divinità, e le monete celtiche ne incarnano la funzione rituale, artistica e sociale.

Il contesto geografico del ritrovamento evidenzia l’estensione delle connessioni celtiche: Gundorf si trova a circa 200 chilometri da Lipsia, principale centro urbano della regione, e relativamente vicino a importanti rotte commerciali dell’Europa centrale antica. La localizzazione della moneta suggerisce contatti regolari tra Sassonia e territori di insediamento celtico, e dimostra che anche aree considerate marginali erano attraversate da scambi culturali e materiali. Fino a oggi, in Sassonia erano noti soltanto due altri ritrovamenti di monete celtiche, uno dei quali, del XIX secolo, è perduto. Le recenti attività di metal detectoristi volontari hanno integrato questa conoscenza, aggiungendo ulteriori ritrovamenti, ma la coppa arcobaleno di Gundorf resta l’esemplare più antico e meglio conservato della regione.

Il significato di questi oggetti va oltre l’economia: ogni moneta è un messaggio simbolico, un piccolo manufatto artistico e un oggetto sacro. Le forme stilizzate, la curvatura, le linee incise raccontano una società in cui arte, potere e ritualità sono intrecciati, e ogni oggetto trasmette informazioni sullo status, sulla spiritualità e sull’identità di chi lo possiede. La moneta di Gundorf permette inoltre di comprendere meglio le relazioni tra Sassonia e altre regioni celtiche, evidenziando connessioni commerciali, culturali e rituali.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa