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Monsù Bernardo quotazioni gratis – Storia e immagini


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monsù bernardo


Pittore danese, naturalizzato italiano, tardo-barocco, Eberhard o Bernhard Keilhau (Helsingør, 1624 – Roma, 3 febbraio 1687) praticò con particolare incisività espressiva la pittura di genere, raccontando cioè episodi della vita quotidiana delle classi meno abbienti. A differenza della pittura di genere di matrice picaresca, che si ispirava ai modelli letterari di successo legati alle imprese di basso eroismo furbesco dei vagabondi e delle classi popolari, Monsù Bernardo osservò i propri soggetti omettendo, generalmente, ironia, sarcasmo e comicità, a favore di un linguaggio più nobile e asciutto, forse contrassegnato da quel senso religioso nei confronti della vita, sottolineato da Baldinucci, che ne scrisse, in un’antologia, la biografia. La formazione del pittore fu notevole. Dopo aver mosso i primi, a partire dai dodici anni di età nella bottega del connazionale Morten van Steenwinkel ebbe una straordinaria esperienza, dai diciotto, nella bottega di Rembrandt ad Amsterdam, città nella quale soggiornò due anni. L’amore di Rembrandt per la pittura di Tiziano e di Caravaggio, permise a Monsù Bernardo di osservare una sintesi nordica, di elevatissimo livello, dell’arte italiana e di apprendere, soprattutto, quella scioltezza stilistica che avrebbe manifestato sin dalle prime opere. Era l’Italia, il Paese della grande pittura, a cui puntava. Prima del suo arrivo nel nostro Paese trascorse tempi ricche di avventure e disavventure, in terra tedesca, e lavorò a commissioni pittoriche a Francoforte, Colonia, Magonza e Augusta.
Approdò in terra veneta nel nel 1651; a Venezia fu apprezzato, anche per certi elementi veneti già presenti nella sua pittura, e chiamato per ritratti o dipinti religiosi come La Vergine e Sant’Elia per la Chiesa dei Carmelitani di Venezia;poi operò in Terraferma e, in particolare a Bergamo, dove diventò amico del pittore Evaristo Baschenis.
Il 31 marzo 1656 raggiunse la città dei Papi, dove si era sviluppata, dal caravaggismo e dai bamboccianti – artisti di origine nordica, che narravano la vita quotidiana – una pittura di genere diversa da quella dei disegni di Callot o delle avventure picaresche di origine spagnola, percorse da una vena sulfurea e grottesca. Monsù Bernardo, che aveva già osservato la diffusione del fenomeno del racconto della vita delle classi popolari – il suo personale incunabulo, in questo campo, è considerato il dipinto “I suonatori” del Museo civico di Padova, realizzato prima dell’arrivo a Roma – percorse con maggior incisività la strada degli emuli dei bamboccianti e di Merisi. Viva e collegata sia alla tradizione fiamminga che italiana -Vincenzo Campi – fu la sua interpretazione dell’interazione tra nature morte e figure umane.
Monsù Bernardo morì a Roma il 3 febbraio 1687 a causa di una pleurite, dopo aver trascorso anni dedito alla pittura e a un non comune sentire religioso, che si era manifestato dopo il suo passaggio dal protestantesimo al cattolicesimo. Sotto il profilo artistico, influenzò la pittura di genere di Salvator Rosa, Antonio Amorosi, Giacomo Ceruti, detto Il Pitocchetto
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