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Mostre | Isadora Duncan. La danzatrice a piedi nudi che fece turbinare ogni arte, al Mart di Rovereto


Isadora Duncan sulla spiaggia a Venezia, 1903 o 1905, Deutsches Tanzarchiv Köln / SK Stiftung Kultur

Rivoluzionò la danza portandola al centro del sistema delle arti. E a piedi nudi, in un basico contatto con la terra, scandì il nuovo ritmo di un’epoca, quel desiderio di gioia rivoluzionaria, di infrazione e mutamento del mondo attraverso ciò che, in quegli anni, era il superamento della supremazia positivista e borghese. Interpretò il salto di una generazione di donne, assolutamente colte ed emancipate, trovando il punto di incontro tra pensiero colto, sensualità, femminilità. Isadora Duncan fu ribellione prometeica, ritorno alle origini del mito.
Fu al tempo stesso classicista e primitivista, Piacque, in un primo tempo, anche a Marinetti e al Futurismo, che poi se ne distanziò, nell’ondata successiva. Splendido viaggio nel mondo della Duncan e della donna è offerto dalla mostra “Danzare la rivoluzione. Isadora Duncan”, al Mart di Rovereto fino al primo marzo 2020. “Non è solo un percorso attraverso meravigliose opere d’arte che celebrano la danza in tutte le sue forme, ma è soprattutto il racconto di una storia: quello di una donna forte, ribelle, carismatica. Capace di trasformare la sua vita in un’opera d’arte. Dal finale tragico, ma assolutamente sublime” spiegano al Mart. “A Rovereto va in mostra lo spirito della danza. – dichiara Vittorio Sgarbi, presidente del Mart – Isadora è stata la prima danzatrice del secolo che con il suo corpo ha mosso la natura e l’arte, ispirando musica, teatro, pittura e scultura. Un viaggio che dall’antica Grecia arriva al futurismo, attraverso opere meravigliose in cui il tema della danza diventa arte e vita.”
Libero Andreotti (Pescia, 1875 – Firenze, 1933)
La pleureuse (Marie-Madeleine, La Madeleine) (Isadora Duncan), 1911, Collezione Benappi

Ci sono rivoluzioni che arrivano con il rullo dei tamburi e a ritmo di marcia, e poi ci sono rivoluzioni che si fanno a piedi nudi. Leggiadre come la brezza, ma dirompenti come le onde del mare. Se ami la danza, probabilmente già conosci la storia di Isadora Duncan, la madre della danza moderna. L’unica, che mentre si ballava con tutù e scarpette, ha tolto le scarpe per danzare a piedi nudi, come una dea greca. Nata negli Stati Uniti nel 1877, il suo destino era in Europa, dove si esibì nei primi anni del Novecento danzando a piedi nudi e vestita solo di una tunica leggera, ispirandosi alle dee dell’antica Grecia. Isadora non danzava seguendo delle regole o degli schemi ma si lasciava guidare dal proprio sentire, fluttuando come un’onda, leggera come la brezza. Tutto ciò indignò i benpensanti che ritenevano indecenti quegli abiti così leggeri e ridicole quelle movenze così inusuali. Furono in tanti però ad amare quella ballerina coraggiosa, capace di rompere le regole, per congiungere l’antico con il moderno.
Cesare Laurenti (Mesola, FE, 1854 – Venezia, 1936), Fioritura nuova, 1897, Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

E aggiunge il critico Maurizio Bernardelli Curuz, co-direttore di Stile arte:”La Duncan interpretò, di fatto, il periodo di entrata in crisi dell’Impressionismo. Si librò nello slancio vitale di Bergson che tanto incise sulla svolta artistica del primo Novecento. Fu pertanto pura energia vitalistica, negli anni compresi tra l’ art nouveau, il divisionismo, negli anni del Fauvismo e di Matisse. Ma ciò che la differenziò dall’avanguardia di rottura fu il mantenimento di un atteggiamento che svelava la realtà in un’aura ancora mallarmeana e simbolista. Pensiamola come grande interprete della joie de vivre di Matisse. E non è un caso che il concetto matissiano sia ripreso da Nomellini, con una splendida opera in mostra”.
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La mostra
DANZARE LA RIVOLUZIONE.
ISADORA DUNCAN E LE ARTI FIGURATIVE IN ITALIA TRA OTTOCENTO E AVANGUARDIA
Mart Rovereto, 19 ottobre 2019 — 1 marzo 2020
A cura di Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi con
Rossella Campana, Eleonora Barbara Nomellini, Patrizia Veroli
Una produzione Mart Rovereto e Fondazione CR Firenze
Auguste Rodin (Parigi, 1840 – Meudon, 1917),Ève au rocher (1905-1910), Collezione privata, Hong Kong

Ribelle e carismatica, vera e propria icona, ha influenzato generazioni di intellettuali e artisti. È Isadora Duncan, ballerina americana a cui si deve la nascita della danza moderna. A lei il Mart di Rovereto dedica una mostra che attraversa la vita culturale del primo Novecento. Inserita nel palinsesto espositivo ideato dal presidente Vittorio Sgarbi, la mostra esplora il culto di Isadora Duncan sulle avanguardie e sull’arte del secolo scorso attraverso le opere di grandi maestri internazionali.
Oltre 170 opere esplorano
l’effetto dirompente
del “ciclone Duncan”
Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, AL, 1859 – Torino, 1933)
Il risveglio d’Italia (bozzetto del monumento a Camillo Benso di Cavour, Bergamo), 1911-1913, Museo Civico e Gipsoteca Bistolfi, Casale Monferrato

Sono oltre 170 le opere esposte nella mostra Danzare la rivoluzione. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia: dipinti, sculture, documenti, fotografie inedite che testimoniano come la pioniera della danza moderna abbia attraversato confini geografici e temporali.
Plinio Nomellini (Livorno, 1866 – Firenze, 1943) Isadora Duncan. Gioia (Gioia tirrena), 1914, “Quadreria Villa San Martino”, Collezione Silvio Berlusconi. L’opera, che compare nel manifesto della mostra del Mart di Rovereto, ritrae Isadora che danza sulla riva del mare, avvolta in un lungo velo scarlatto. La ballerina, con i suoi movimenti, sembra assecondare la spinta delle onde, facendosi essa stessa natura. Il dipinto in origina era molto più grande e comprendeva anche la parte del dipinto che ritraeva le onde del mare. L’opera venne divisa in due parti distinte, finalmente riunite una di fianco all’altra in occasione della mostra su Isadora Duncan

Regina di stile, Isadora Duncan influenzò i gusti del primo Novecento divenendo un’icona senza tempo, tanto che ancora oggi, a un secolo di distanza, la sua figura è quasi leggendaria. Provenienti da prestigiose collezioni italiane e internazionali, sono presenti al Mart le opere di fondamentali artisti del Novecento che hanno trovato in Isadora Duncan un’ispirazione fortissima: Auguste Rodin, Franz von Stuck, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Felice Casorati, Giò Ponti, Antoine Bourdelle, Eugène Carrière, Ferdinand Hodler, Edward Gordon Craig, Leonardo Bistolfi, Edoardo Rubino, Adolfo De Carolis, Gaetano Previati, Giulio Aristide Sartorio, Plinio Nomellini, Romano Romanelli, Ercole Drei, Domenico Baccarini, Galileo Chini, Dario Viterbo, Hendrik Christian Andersen, Francesco Messina, Francesco Nonni, Antonio Maraini, Amleto Cataldi, Libero Andreotti, Giuseppe Cominetti, Thayaht, Gino Severini, Mario Sironi, Antonietta Raphaël, Pericle Fazzini, Massimo Campigli.
Antonietta Raphaël Mafai (Kovno, Vilnius, 1895 – Roma, 1975), La Danza, 1949
Sovrintendenza Capitolina, Museo della Scuola Romana, in comodato dall’Accademia Nazionale di Danza, Roma

 
Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 – Rovereto, TN, 1960), Rotazione di ballerina e pappagalli, 1917
Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di trento e Rovereto, Deposito a lungo termine

Affascinati da una personalità prorompente e da una danza senza paragoni, numerosi artisti elessero Isadora Duncan musa ispiratrice, come il francese Auguste Rodin che la evoca con lo splendido marmo Ève au rocher, in mostra al Mart e proveniente da una prestigiosa collezione privata di Hong Kong.
Dipinti, sculture, documenti, fra i quali molte fotografie inedite: sono tante le tracce che testimoniano il forte legame della danzatrice con l’Italia e i suoi artisti.
Nel 1902 si esibisce al Teatro Armonia di Trieste e al Circolo degli Artisti di Firenze, città nella quale lascia la sua firma nel Libro dei Soci del Gabinetto Viesseux. Nel salotto berlinese di Giulietta Gordigiani Mendelssohn, Isadora Duncan instaura un rapporto di profonda amicizia con Eleonora Duse e conosce lo scenografo e artista Edward Gordon Craig, suo compagno tra il 1905 e il 1907, con cui vive a lungo nel capoluogo toscano.
Il 1913 è una data fondamentale per comprendere il rapporto della danzatrice con l’Italia. Dopo la tragica morte dei suoi bambini, Deirdre e Patrick, annegati nella Senna a causa di un incidente automobilistico, Isadora viene accolta dall’amica Eleonora Duse a Fossa dell’Abate, vicino a Viareggio. In Versilia, gli artisti Plinio Nomellini e Romano Romanelli rimangono affascinati dalle sue movenze e dalla sua danza. Nomellini le dedica gli studi per la tela Gioia tirrena, esposta alla Secessione romana nel 1914. Romanelli, con il quale ha un legame sentimentale, si ispira all’interpretazione di Isadora nel Sigfried per Il risveglio di Brunilde e per due ritratti presenti in mostra, conservati rispettivamente allo Studio Romanelli e al Museo del Novecento di Firenze.
Numerosi gli artisti italiani presenti in mostra che, ispirati dalla sua danza, l’hanno ritratta dal vero – come Libero Andreotti – o ne sono stati influenzati intensamente. Questo rapporto è sottolineato da un percorso espositivo che mette in luce le radici comuni che volgono lo sguardo al mondo classico e ai modelli rinascimentali.
Gino Severini (Cortona, AR, 1883 – Parigi, 1966)
Ballerina, 1913, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione L.F.

Il percorso espositivo rinnova l’eredità di Isadora Duncan attraverso le opere di alcuni importanti artisti attivi negli anni Trenta come Antonietta Raphaël, Massimo Campigli, Marcello Mascherini, Amleto Cataldi e pone particolare attenzione al fascino che la danzatrice ebbe sulla maggiore avanguardia italiana: il Futurismo.
In perfetta continuità con le ricerche del Mart di Rovereto, la mostra illustra il fecondo e allo stesso tempo burrascoso rapporto tra Isadora Duncan e Filippo Tommaso Marinetti, fondatore e anima del gruppo futurista.
Dapprima curioso e attento alle performance dell’americana, proprio in virtù della sua propensione a superare gli schemi precostituiti e a non sopportare le convenzioni, Marinetti in un secondo momento la condannerà esplicitamente nel Manifesto della danza futurista del 1917, accusandola di essere emblema di una danza che trova la propria ragione d’essere nei sentimentalismi passatisti.
Amleto Cataldi (Napoli, 1882 – Roma, 1930)
Medusa, post 1922, Patrimonio F.O.M., Fondazione Ottavio Mazzonis, Torino

Centrale per l’arte di Isadora Duncan è stato anche il rapporto con le danzatrici libere italiane. In un contesto in cui il corpo femminile cambia, divenendo più esile e magro, si diffonde sempre più la pratica della danza all’aperto. Grazie al pensiero di Émile Jacques-Dalcroze, il corpo diventa libero di seguire il ritmo della musica.
Le danzatrici libere sono accolte nel salotto culturale dell’imprenditore Riccardo Gualino e della moglie Cesarina Gurgo Salice, che ammirano le performance di Isadora Duncan a Parigi e ne rimangono ammaliati. Cesarina Gualino, in particolare, studia le danze in cui è netta la tensione ideale delle coreografie della danzatrice americana.
Il salotto di Cesarina diventa lo spazio dove accogliere le tante danzatrici fuggite dalla Russia. Ruskaja, ritratta da Aldo Andreani nel bronzo del 1934, è la più rappresentativa di questa ondata. Nel 1940 apre a Roma l’Accademia Reale (oggi Nazionale) di Danza, che conserva tuttora il gesso di Antonietta Raphaël e testimonia la persistenza e la durata dell’arte di Isadora Duncan per tutto il secolo. Il percorso espositivo mette così al centro il tema della liberazione del corpo femminile, che trova nella danzatrice americana un’interprete esclusiva.
Romano Romanelli (Firenze, 1882 – 1969), Il risveglio di Brunilde, 1913, Galleria Romanelli, Firenze

Tutta la vita di Isadora Duncan, libera e innovatrice, pone continui interrogativi sui limiti delle convenzioni e delle norme.
La presenza scenica e la personalità poliedrica, che hanno influenzato profondamente i movimenti per l’emancipazione delle donne e dei corpi, trovano nella mostra del Mart uno sguardo che sottolinea l’importanza e il ruolo che questi temi ebbero su tutta l’arte del secolo scorso.
Così come accadde nel 2005 con la celebre mostra La Danza delle Avanguardie e con la pubblicazione nel 2016 degli scritti inediti di Robert Morris sulla danza americana, il Mart rinnova l’attenzione a questa espressione artistica d’avanguardia. Alla ricerca dei magici e straordinari intrecci con l’arte.
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DANZARE LA RIVOLUZIONE.
ISADORA DUNCAN E LE ARTI FIGURATIVE IN ITALIA TRA OTTOCENTO E AVANGUARDIA
Mart Rovereto, 19 ottobre 2019 — 1 marzo 2020
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MartRovereto
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38068 Rovereto (TN)
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T.+39 0464 438887
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www.mart.trento.it
Orari
mar-dom 10.00-18.00
ven 10.00-21.00
lunedì chiuso
Tariffe
Intero 11 Euro
Ridotto 7 Euro
Gratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità
Il Mart ringrazia
Provincia autonoma di Trento
Comune di Trento
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In collaborazione con
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Il ritratto biografico
della Duncan
tra gioia e tragedia

“Ha tolto le scarpe per danzare a piedi nudi, come una dea greca.” Una storia di talento, passione e tante lacrime
Passionale, anticonformista e tanto sfortunata. Nel 1913 perse i suoi due figli a Parigi per un’assurda fatalità. I piccoli erano in macchina con la tata quando ebbero un piccolo incidente. L’autista, scendendo dall’auto per quantificare il danno si dimenticò di tirare il freno a mano. L’auto scivolò lungo la strada finendo nella Senna, senza lasciare scampo ai tre passeggeri.
Amò senza remore, lasciandosi guidare dal cuore e sfidando le regole della borghesia. Come quanto, ormai quarantenne, sposò il poeta russo Sergej Esenin, di diciotto anni più giovane. Durò solo un anno. Dopodiché il declino: sentimentale e artistico. Troppo in avanti con gli anni per danzare, dipendente dall’alcool e indebitata, Isadora poteva contare solo sul sostegno dei pochi amici rimasti.
Fino al 14 settembre 1927, quando salì in auto con un amico per tornare in albergo. In un impeto di ottimismo salutò gli amici con una frase che è rimasta celebre: “Vado verso l’amore!”. Furono le ultime parole che udirono. La sciarpa di Isadora restò impigliata nella ruota dell’auto, soffocandola a morte. Un finale tragico. Un sublime ultimo atto.
Un’occasione per visitare il MART
La mostra su Isadora Duncan è un’ottima occasione per visitare il MART, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Un capolavoro dell’architettura, progettato dagli architetti Mario Botta e Giulio Andreolli. Riconosci lo stile inconfondibile di Botta già prima di varcare l’ingresso, osservando la magnifica cupola che domina la piazzetta del museo. Lì trovi anche la “caffetteria” dello chef stellato Alfio Ghezzi. All’ora di pranzo è un elegante bistrot dove fare colazione e fermarsi a pranzo, mentre la sera diventa un ristorante gourmet, con piatti ispirati alle opere del museo.
Il MART infatti ospita anche una ricchissima collezione permamente, con i capolavori dei futuristi Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Fortunato Depero o Gino Severini e dei maggiori artisti del Novecento, come Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Mario Sironi, Alberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzoni o Michelangelo Pistoletto.
Inoltre, fino al 2 febbraio 2020 il MART ospita l’antologica dedicata all’artista americano Richard Artschwager, realizzata grazie alla collaborazione con il Guggenheim di Bilbao. Circa 80 opere, dai primi anni Sessanta del Novecento al primo decennio del Duemila, raccontano il maestro del minimalismo.
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