Orazio Gentileschi. Un pittore in viaggio è il titolo della mostra, allestita nelle Sale Chiablese dei Musei Reali dall’8 novembre 2025 al 14 aprile 2026, curata da Annamaria Bava (Musei Reali di Torino) e Gelsomina Spione (Università di Torino), dedicata a uno dei più importanti artisti italiani del Seicento, la cui straordinaria qualità pittorica gli garantì un successo in vita pari a quello di Caravaggio, Rubens e Van Dyck, oltre a una fortuna consolidata presso collezionisti, committenti internazionali e regnanti come Carlo Emanuele I di Savoia, Maria de’ Medici, Filippo IV di Spagna e Carlo I d’Inghilterra.
La mostra si propone di raccontare il percorso artistico e umano di Gentileschi attraverso il tema del viaggio, filo conduttore che mette in dialogo le sue opere con i contesti figurativi e artistici incontrati, con le figure dei committenti e con le esigenze del mercato, sottolineando come la mobilità e la capacità di adattamento siano stati fattori cruciali nella carriera di un pittore che seppe muoversi con disinvoltura tra le corti europee.

Al centro della rassegna si troverà la grande pala con l’Annunciazione realizzata da Gentileschi nel 1623 per il duca di Savoia, considerata dalla critica uno dei vertici assoluti della sua produzione e simbolo della sua capacità di coniugare la lezione naturalistica e drammatica di Caravaggio con una raffinata sensibilità compositiva che anticipa alcuni sviluppi del Barocco maturo. La pala testimonia il suo talento nel rendere la luce come elemento narrativo e nella costruzione di spazi profondi e teatrali, elementi che distinguono la sua pittura da quella più cruda e violenta del Merisi pur condividendone la sensibilità per la realtà concreta e l’efficacia emotiva.
Orazio Gentileschi fu anche padre di Artemisia Gentileschi, la cui carriera ha reso celebre il nome della famiglia in tutto il mondo. Il rapporto tra padre e figlia fu complesso: Orazio fu contemporaneamente guida, sostenitore e talvolta fonte di conflitto per Artemisia, soprattutto nell’adattarsi ai costumi e alle regole del mercato artistico. Se Artemisia seppe imprimere una forza drammatica e una violenza emotiva più diretta nelle sue opere, Orazio privilegiò una grazia misurata, un’armonia formale e una luminosità elegante, senza però rinunciare a una sottile tensione narrativa che mantiene le sue figure vive e parte di una storia. La pittura di Orazio appare quindi come un ponte tra l’ardore caravaggesco e la raffinatezza cortese che contraddistingue il suo lungo soggiorno a Roma, Genova, Londra e Parigi.
Cinque curiosità su Orazio Gentileschi aiutano a comprendere meglio la figura dell’artista. Primo, la sua formazione si colloca tra i tardo-manieristi e i primi seguaci di Caravaggio, ma seppe sempre sviluppare uno stile personale, riconoscibile per la delicatezza cromatica e la luminosità diffusa. Secondo, le sue opere sono caratterizzate da un uso sapiente della luce naturale, che non solo modella i corpi ma costruisce la scena in termini quasi teatrali, prefigurando l’interesse barocco per lo spettacolo emotivo. Terzo, Orazio fu tra i primi pittori italiani a lavorare per la corte inglese di Carlo I, portando la pittura italiana al di là delle Alpi e influenzando artisti locali. Quarto, la sua produzione è meno nota di quella di Caravaggio, ma altrettanto raffinata, e la sua fortuna internazionale testimonia la capacità di adattarsi ai gusti dei committenti senza perdere coerenza stilistica. Quinto, pur essendo un uomo di corte, la sua vita privata fu segnata da tensioni e difficoltà, non solo nel rapporto con Artemisia, ma anche nella gestione della famiglia durante lunghi soggiorni all’estero, situazione che influenzò profondamente i soggetti delle sue opere, spesso femminili e contemplative.
Oltre al nucleo di dipinti conservato a Torino, la mostra si avvarrà di importanti prestiti da collezioni private e musei nazionali e internazionali, in linea con la politica di scambio e valorizzazione dei patrimoni attuata dai Musei Reali, consentendo al visitatore di comprendere la portata della sua carriera europea e il dialogo costante tra le sue opere e quelle dei contemporanei, con particolare attenzione alle influenze reciproche tra pittori italiani, fiamminghi e francesi. L’allestimento, pensato per valorizzare la fluidità del viaggio come metafora della vita artistica di Gentileschi, invita a percorrere le sale con un senso di scoperta, come se ogni quadro fosse una tappa di un itinerario tra città, corti e collezioni che segnarono il Seicento europeo.
La mostra Orazio Gentileschi. Un pittore in viaggio offre così non solo un’opportunità per ammirare la maestria tecnica e compositiva di un artista a lungo sottovalutato rispetto al suo illustre contemporaneo Caravaggio, ma anche per riflettere sulle dinamiche familiari e artistiche che hanno permesso a una figura come Artemisia di emergere in un’epoca in cui la pittura era dominio quasi esclusivo degli uomini. Lo spettatore è chiamato a comprendere Orazio non solo come pittore di corte e di committenze prestigiose, ma anche come uomo in viaggio, padre, testimone dei mutamenti culturali e sensibile interprete della luce, del colore e del racconto pittorico.








