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Realismo barocco –


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Il realismo barocco (fine XVI secolo- inizi del XVII) è una modalità di rappresentazione legata all’osservazione e alla riproduzione fedele della realtà, che scaturisce dei dettati della Controriforma, improntati, in campo artistico, a un’aderenza assoluta alla verità storica dei Vangeli, dell’Antico Testamento e della vita dei Santi. Il Concilio di Trento impone una nuova linea di rappresentazione artistica, all’interno della quale è necessario mantenersi strettamente fedeli alle testimonianze delle Scritture, senza invenzioni, nel più puro rispetto della narrazione evangelica della vita di Cristo e del suo costante ritorno nel presente, attraverso la consustanziazione, nell’Eucarestia.
 
Ai quadri, agli affreschi e alle sculture viene assegnato un intenso valore catechistico e propagandistico che ha, come fine, la proposta di una religione della verità, depurata completamente da forme di superstizione, contro le quali si erano scagliati i protestanti e che erano causa di pericoloso disordine nella Chiesa cattolica. A garanzia del messaggio d’ortodossia, le opere d’arte, considerate appartenenti alla struttura liturgica, dovettero seguire strettamente la storia eliminando particolari leggendari o l’immaginazione accesa del pittore.
Una pulizia sostanziale e formale, come risposta all’iconoclastia luterana e, in particolar modo, dei movimenti protestanti svizzeri, i cui esponenti distrussero, anche con pubblici roghi, statue e dipinti per evitare forme d’idolatria, condannate dalla Bibbia (Il vitello d’oro). Mentre i protestanti tedeschi tesero a eliminare i dipinti che non fossero relativi alla Crocifissione, per evitare il culto dei santi e ogni mediazione ritenuta inutile e dannosa, rispetto al Vangelo, i cattolici riformarono l’iconografia, richiedendo ai pittori immagini potenti e veritiere, che fossero comunque dotate di decoro, inteso come rispetto, nelle posture e nei modi, dei personaggi rappresentati. Caravaggio, cresciuto nella Milano rigorista di san Carlo Borromeo e in una regione, come la Lombardia, in stretto contatto con la violenza iconoclasta dei riformisti svizzeri, sbreccia il muro della verità controriformistica, creando dipinti così realistici e veritieri, a Roma – dove il contrasto religioso con il Nord risulta più stemperato – da risultare indecorosi, opere che sono oggetto di rifiuto da parte di alcuni committenti, ma che, al tempo stesso, suscitano una profonda ammirazione. Caravaggio è l’incarnazione del “realismo barocco”.


Rispetto alle pratiche della pittura del passato, egli restringe il campo visivo, isolando l’azione in un “fotogramma” scabro, intenso e violento, con pose ravvicinate; lavora soprattutto, nei dipinti sacri, su personaggi che hanno dimensione reale; non addolcisce la realtà e utilizza in modo teatrale e drammatico la luce, riprendendo e amplificando gli esempi della pittura lombarda d’inizio Cinquecento (cfr il realismo arma contro l’eresia www.stilearte.it/piu-vero-del-vero-il-realismo-fu-una-lancia-contro-leresia/), soprattutto di matrice bresciana, e giungendo a cogliere il momento nel quale la narrazione raggiunge l’acme del pathos, richiamandosi, in questo mondo alla statuaria dei Sacri Monti lombardi e alla rappresentazioni processionali lombarde (cfr://www.stilearte.it/caravaggio-teatro-e-sacri-monti-gli-suggerirono-la-radicale-svolta-fotografica1/). Per rendere più veritieri  i propri personaggi – poichè il Vangelo invita a quella povertà evangelica che, non praticata dalla Chiesa, era stata uno dei motivi dello strappo della Riforma luterana – egli cala gli episodi in un “presente” storico dominato da una realtà feriale, senza trascurare alcun elemento che possa rendere l’opera più “vera”. La matrice lombarda di quest’atteggiamento di ricerca scrupolosa di verità è rivelata da un episodio di cui fu protagonista Carlo Bascapè, generale dei Barnabiti e direttore spirituale della protettrice di Caravaggio, Costanza Colonna. Bascapè, commissionando a un artista il dipinto di una scena della vita di san Carlo, impose che il piede nudo del santo fosse sporcato di rosso-sangue perchè, nel corso della processione rappresentata, il cardinale si era gravemente ferito all’unghia. Ciò appare come una preoccupazione quasi grottesca, nella minuzia. Ma può rendere il clima dell’entourage di Michelangelo Merisi, nel corso degli anni della gioventù trascorsi tra Caravaggio e Milano. Il realismo barocco – che potrebbe parere una contraddizione di termini – è il primo stadio della poetica barocca, poichè porta in evidenza i contrasti drammatici – luce e ombra, vita e morte, dolore e estasi, movimento e staticità ( cfr www.stilearte.it/scusate-ma-questa-e-unopera-di-caravaggio/)  – che saranno poi amplificati poeticamente, con una progressiva perdita dell’elemento realistico, a favore di una poetica del trionfo della religione.