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Roberto 3


Le braccia allargate di Cam
esprimono una forte emozione
I precedenti in Peterzano
 

Simone Peterzano, Il ritorno del figliol prodigo, (1573), dipinto parietale, Milano, San Maurizio al Monastero Maggiore

 
Peterzano e allievi. L’ebbrezza di Noè o Lo scherno di Noè, 1587 circa, olio su tela, collezione privata

 
Il cane fedele. La singolare
conformazione dei cani
nei disegni e nei dipinti di
Peterzano. Raffronto
con L’ebbrezza di Noè
Raffronto tra un particolare del dipinto di Peterzano e allievi con un disegno conservato nel Fondo Peterzano, Milano, Castello Sforzesco, Gabinetto dei disegni e delle stampe,

Simone Peterzano e, successivamente, Caravaggio – che attinse ai modi del maestro, pur personalizzandoli, ma rispettandone molte strutture – realizzarono opere in cui i cani appaiono con zampe sottili, masse facciali asimmetriche o eccessivamente scorciate e un muso che presenta solo la parte iniziale del labbro. Qui sopra proponiamo un interessante confronto tra il cane dell’Ebbrezza di Noè e un’annotazione grafica, su carta, presente nel Fondo Peterzano – la raccolta dei disegni del pittore e dei suoi allievi – che mostra, soprattutto, nella zampa arcuata e nel corpo, che il quadro si radica profondamente nell’atelier del maestro.

Raffronto tra un particolare del dipinto di Peterzano e allievi con un disegno conservato nel Fondo Peterzano, Milano, Castello Sforzesco, Gabinetto dei disegni e delle stampe,

Simone Peterzano, Il ritorno del figliol prodigo, (particolare), 1573,, dipinto parietale, Milano, San Maurizio al Monastero Maggiore

La presenza dei cani, nei dipinti, era spesso utilizzata, nella pittura del Cinquecento – come avviene in Peterzano – per comunicare allo spettatore la temperatura emotiva della scena. Peterzano rafforza questa funzione, facendo irrompere gli animali dal lato estremo della tela, affinchĂ© siano immediatamente percepibili, poichè il nostro sguardo, dopo aver esaminato il centro di un’opera, si sposta, definendone i contorni. Il cane agisce come un basso continuo, in sottofondo, nell’estrema lateralitĂ . Questo taglio della figura ne rafforza la presenza poichè la bestiola fa irruzione nel campo teatrale, creando un movimento illusorio. Lo spettatore, senza averne coscienza, capta indizi dall’atteggiamento dell’animale. nella consapevolezza che i cani hanno sensi particolarmente sviluppati. Sono in grado di intercettare presenze lontane. Di innervosirsi quando percepisco presenze lontane o moleste. Quando dormono, tranquillamente accucciati ai piedi del padrone, comunicano a chi guarda un senso di pace,  in grado di evocare una sensazione di soffice silenzio. Il cane dipinto da Peterzano ne Il ritorno del Figliol prodigo – qui sopra – abbaia furiosamente. E questo per due motivi. Perchè nel cortile del palazzo confluisce una folla che urla di gioia per l’arrivo del giovane, per tanto tempo lontano da casa. E il cane risulta infastidito. E, al tempo stesso, comunica l’idea di non conoscere piĂą il padroncino o di non averlo mai visto, giacchè sono passati anni dalla sua partenza. 
 
Peterzano e allievi, L’ebbrezza di Noè o Lo scherno di Noè, (particolare) 1586 circa, olio su tela, collezione privata

Nell’Ebbrezza di Noè di Peterzano e allievi l’animale, perfettamente conformato alle fonti peterzaniane, entra correndo nello spazio occupato da Noè dormiente. Ha avvertito che sta accadendo qualcosa. Non è aggressivo, poichè quelli sono i suoi familiari. I pittori riescono a conferirgli un’espressione quasi umana, in cui come in Cam, si uniscono preoccupazione e stupore. Il cane conferma pertanto che nulla di terribile avviene in quel luogo. E che esiste soltanto un intrecciarsi di affetti.
 
 
Le fisionomie di Peterzano-Caravaggio
Confronto tra il Quadro di San Paolo
e l’Ebbrezza di Noè
 

Peterzano e allievi, Il miracolo dei Santi Barnaba e Paolo a Listri, Milano, chiesa di san Barnaba. Particolare del ritratto del fondatore dell’ordine, Antonio Maria Zaccaria
Simone Peterzano, Il ritorno del figliol prodigo, (particolare), (1573), dipinto parietale, Milano, San Maurizio al Monastero Maggiore

L’eterno ritorno delle fisionomie in Peterzano e nell’allievo Caravaggio
 
 
 
Raffronto tra il volto del contadino nel quadro di Peterzano, “Il miracolo dei Santi Barnaba e Paolo a Listri” e di Cam nell'”Ebbrezza” di Peterzano e allievi

I volti dell’Ebbrezza di Noè si collocano con sorprendente continuitĂ  rispetto alle costruzioni fisiognomiche di diversi personaggi di Peterzano e di Caravaggio. La propensione al realismo, in Peterzano, fu assai limitata e si sviluppò probabilmente in seguito alla maturazione di Caravaggio stesso nella sua bottega, che portò con sĂ© l’ammirazione per il realismo drammatico di Romanino, per il realismo spirituale di Moretto, per la veritĂ  indagatrice di Moroni e per il nucleo piĂą datato delle opere di Tiziano precedenti allo sviluppo della temperie manierista.  Gli anni dell’ adolescenza e della giovinezza del pittore sono caratterizzati dalla grande fioritura, nella pianura padana, fino alle pendici degli Appennini, a Bologna, del realismo spesso grottesco, eco dei romanzi popolari di successo, nel mondo ribaltato dell’anticavalleria del Baldus di Folengo, giĂ  piĂą lontano nel tempo, ma  in direzione di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno e, in genere, delle opere di Giulio Cesare Croce.  Caravaggio sembra cercare un punto di nobilitazione della povertĂ , divenuta oggetto di grande attenzione da parte della Chiesa della Controriforma. Sente, in modo evidente, la necessitĂ  di trovare un punto d’incontro tra la veritĂ  ottica nitida dei veneti, dei bresciani e bergamaschi e il mondo della ferialitĂ  di Campi, La revisione del quadrone del Miracolo dei Santi Paolo e Barnaba a Listri evidenzia, nell’integrazione del 1590, il primo passo in direzione dello sviluppo realistico dei capolavori successivi.  In Peterzano soltanto i quadri dell”ultimo periodo – alcuni dei quali probabilmente frutto della collaborazione con Caravaggio – non vivono all’interno della deformata bellezza del Manierismo.  Attorno alla seconda metĂ  degli anni Ottanta l’atelier di Peterzano accoglie questa “novitĂ  del vero” , poi sviluppata nel quadrone milanese, Tutti personaggi nuovi, vengono dipinti in modo crudamente realistico, secondo stilemi che, almeno fino a quel momento non appartengono al maestro. Se l’ingombro dei volti e le umane tipologie sono simili, diverso, meno raffinato, quanto piĂą realisticamente incisivo. I nuovi personaggi inseriti nell’opera della chiesa dei santi Paolo e Barnaba si rivelano anche a causa di una tavolozza timbricamente diversa da quella di Peterzano, piĂą contrastata e meno orientata allo sfarzo policromo.  I volti dell’Ebbrezza appaiono come une sperimentazione nell’ambito di un percorso indirizzato al realismo. Di rilievo enorme è, in questo ambito, la perfetta sovrapponibilitĂ  del contadino nel quadro del Miracolo dei santi Paolo e Barnaba e di Cam, nell’Ebbrezza di Noè.
 
I fori da chiodo sui volti
L’uso di cartoni e di punte
Identico nell’Ebbrezza
e nel quadrone milanese

Assenti nel primo periodo dell’attivitĂ  di Peterzano, i fori da chiodo o puntature, si rivelano solo successivamente alla presenza e alla maturazione di Caravaggio, in bottega. Peterzano trasferisce l’intero disegno sulla tela, mentre Caravaggio utilizza probabilmente mascherine di carta o cartone che fora o delle quali segue la silhouette, come avviene nella pittura parietale. Queste pressioni sull’imprimitura sono ben visibili sia nel dipinto dell’Ebbrezza di Noè che nella parte del quadro di Peterzano e allievi, Il miracoli dei santi Barnaba e Paolo a Listri (Milano, chiesa di san Barnaba) a livello dell’integrazione dell’opera, realizzata nel 1573, ma integrata, come dicevamo, nel 1590 circa con i nuovi vertici dell’ordine dei Barnabiti. I segni di chiodo costituiranno una costante anche nella tecnica di Caravaggio, maturata presso Peterzano
Segni di punte di chiodo per fissare i diversi punti del disegno del volto, preso su un cartone e trasferito con colpi  di punta sul dipinto. Particolare de “Il Miracolo dei santi Barnaba e Paolo a Listri” di Peterzano e allievi, integrazione del 1590

L’Ebbrezza di Noè risulterebbe il primo quadro che mostra una modalitĂ  nuova di dipingere, all’interno dell’atelier di Caravaggio, percorso che sarebbe proseguito nel Miracolo di Listri e sviluppato da Caravaggio,a Roma. Segni di chiodo appaiono sui volti dell’Ebbrezza, a livello della fronte, del naso, del mento degli occhi, degli zigomi e punteggiano completamente il padiglione auricolare di Cam, delineandone la silhouette. Il cartone e i chiodi consentono un vantaggio rispetto al trasferimento del disegno, che risulta troppo vincolante. Mascherine e cartoni consentono di tracciare ingombri, di fissare le posizione degli occhi, dei sopraccigli e degli zigomi, per intervenire poi con pennellate sciolte, poco cariche di materia.
E’ interessante notare che, accanto alla parte sinistra del volto di Cam, appare una griglia geometrica puntinata





NON MI CARICA LE IMMAGINI BLU DELLA LAMPADA
 
 
 
Il cartone del volto di Cam
fu poi utilizzato da Caravaggio
per Marta e Maria
L’elaborazione di una tecnica con i cartoni, messa a punto nella bottega di Peterzano, fu utilizzata da Caravaggio a Roma. Come risulta dalla comparazione delle due immagini – una dell’Ebbrezza, l’altra di Marta e Maria del Caravaggio, 1598 circa, olio su tela, 100Ă—134,5 cm, Institute of Arts, Detroit -il disegno riportato su mascherina fu lo stesso. Le varianti sono compiute soltanto attraverso l’uso del colore. Normalmente nella bottega di Caravaggio, nell’ultimo periodo e in Caravaggio, queste figure di profilo, dal volto infantile e dolce sono i protagonisti positivi di una vicenda narrata.

Un cartone dell’Ebbrezza di Noè
utilizzato da Caravaggio
per la NativitĂ  di Palermo
Stupefacente risulta il raffronto tra la testa di Jafet  nel quadro da noi esaminato e il capo di un giovane che appare di schiena nella NativitĂ  con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, olio su tela, 268Ă—197 cm, realizzato da Caravaggio nel 1600, seguendo la stesso cartone e utilizzando un’analoga distribuzione della capigliatura

 
La tecnica dei bianchi accesi
Il lume intenso diell’Ebbrezza
anche nel Miracolo di San barnaba
e Paolo a Listri
L’osservazione della tecnica di Peterzano aveva portato alla luce, nell’integrazione del Miracolo dei Santi Barnaba e Paolo a Listri, un uso anomalo dei bianchi. L’accensione del colore si trova soprattutto nei colletti dei personaggi, sia nel quadrone di Milano che nell’Ebbrezza. La stessa gradazione e la stessa viscida compattezza dei bianchi è riscontrabile in entrambi i quadri. E’ interessante notare che la pennellata, a causa della fluiditĂ  della materia utilizzata, inizia in entrambi i casi con una colatura maggiore di colore nella parte piĂą alta del colletto, La notevole accensione della materia è dovuta probabilmente a una mestica di biacca, tempera bianca e vernice finale inserita direttamente nell’impasto. L’effetto originato è quello di uno smalto in grado di aumentare l’intensitĂ  luminosa del bianco e di creare contrasti molto intensi.
FOTO BIANCO
 
Il gregge di pecore. L’acerbitĂ 
dei tratti conferma la presenza
di un allievo che si stava formando
nella bottega di Peterzano.
Un disegno di riscontro nel Fondo

Nell’Ebbrezza di Noè  esistono parti molto evolute pittoricamente – menzioniamo, tra le altre, il gallo, dipinto in punta di pennello, con lo stile inequivocabile di Peterzano – e altre ancora deficitarie sotto il profilo formale. E’ il caso del gregge di pecore. I corpi degli animali sono realizzati in modo piuttosto infantile. Un disegno presente nel Fondo Peterzano mostra che quel tratto ancora insicuro è certamente ascrivibile a un allievo adolescente che operava nella bottega e che ha lasciato, all’inizio del proprio percorso formativo, schizzi dotati di notevoli incertezze, inaccostabili a quelli splendidi del maestro. Anche la presenza di questi disegni molto acerbi nel fondo di Peterzano fornisce un’altra prova  del fatto che l’Ebbrezza  nasce in quello studio – non attraverso aiuti episodici – nella convergenza tra maestro e allievi.


La posizione delle mani nell’Ebbrezza
e nei dipinti di Peterzanp.
Matrice unica,
anche per l’allievo Caravaggio






 

Il fondale analogo.
Alberi e figure fantasmatiche
Identiche le pennellate
Un altro confronto importante che consente di portare l’Ebbrezza lungo il percorso che condurrĂ  all’ntegrazione del Miracolo dei Santi Barnaba e Paolo,”, nel 1590 è costituitodalla presenza, in entrambi i dipinti di figure fantasmatiche di fondo – che sistono giĂ  in Peterzano, prima del 1590, che trovano conferma nell’ebrezza e che riappaiono nel quadrone milanese. Interessante è la comparazione tra la forma delle foglie dei cespigli lontani, identica nell’ebbrezza e nel Miracolo.
Figura femminile sul fondale del quadro di Peterzano, “Miracolo dei santi Barnaba e paolo a Listri”

Figura femminile sul fondale del quadro di Peterzano, “Miracolo dei santi Barnaba e paolo a Listri”

Figura femminile sul fondale del quadro di Peterzano e allievi, Ebbrezza di Noè

 
Foglie di arbusti nel quadro di Peterzano, “Miracolo dei Santi Barnaba e Paolo a Listri”

Foglie di albero nel quadro di Peterzano e allievi, Ebbrezza di Noè

Vegetazione del fondale nell’integrazione del 1590 dell’opera “Il miracolo dei Santi Paolo e Barnaba a Listri”, Peterzano e allievi