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San Zeno o San Zenone – Vita e immagini dell'africano che diventò santo dei lombardo-veneti


San Zeno
 

San, Zenone, affresco, inizio secolo XV (1426?),  Ronco di Gussago, facciata dell'oratorio dei santi Sebastiano e Fabiano, Ronco di Gussago, Brescia
San, Zenone, affresco, inizio secolo XV (1426?), Ronco di Gussago, facciata dell’oratorio di San Zenone, Ronco di Gussago Brescia

 
Il suo volto di moro, appare nelle raffigurazioni più realistiche. Quel vescovo di Verona, l’ottavo in ordine di successione della diocesi veneta, era probabilmente originario della Mauretania, una regione che non coincide con l’attuale Mauritania, ma con una fascia costiera a nord dell’Africa, che comprende territori oggi appartenenti all’Algeria e al Marocco. La regione, ai tempi in cui nacque Zeno o Zenone  era una provincia romana. Zenone venne alla luce attorno al 300, negli anni in cui il Cristianesimo (Costantino, 313) divenne religione di Stato. Zeno o Zenone era di etnia berbera – e non araba  – come sant’Agostino (354-430), il filosofo che sarebbe divenuto vescovo di Milano e come l’imperatore Settimio Severo (146-211),  che fonti giornalistiche hanno definito il primo Obama della storia.
Tondo Severiniano, 200 d. C. circa, tempera su tavola, Berlino, Altes Museum. Il tondo rappresenta l'imperatore Settimio Severo, che apparteneva alla stessa etnia di Zeno o Zenone, con la famiglia. Il bambino è il futuro imperatore Caracalla, mentre è stato abraso il volto del fratello, che sarà ucciso dallo stesso Caracalla
Tondo Severiniano, 200 d. C. circa, tempera su tavola, Berlino, Altes Museum. Il tondo rappresenta l’imperatore Settimio Severo, che apparteneva alla stessa etnia di Zeno o Zenone, con la famiglia. Il bambino è il futuro imperatore Caracalla, mentre è stato abraso il volto del fratello, che sarà ucciso dallo stesso Caracalla

Il colpo di Stato militare che portò al trono imperiale Settimio Severo favorì evidentemente la regione d’origine e gli scambi tra Mauretania e penisola italica. In questo flusso, temporalmente ampio, si inserì anche il trasferimento di Zeno, il “vescovo Moro”, formatosi alla scuola di retorica africana. Ciò che sopravvive, a livello di storia, sono sedici lunghi sermoni e 77 brevi con i quali affrontò un’area, come quella della Lombardia e del Veneto, che risultava ancora ampiamente pagana, legata, in particolar modo al culto della dea Minerva. L’azione di San Zeno, oltre all’evangelizzazione, si concentrò, nell’ambito delle comunità cristiane della zona, a contrastare la linea dell’arianesimo, dottrina che non riconosceva la Trinità e che assegnava a Cristo una natura inferiore a quella del Padre. L’arianesimo, negli anni in cui San Zenone era Verona, era stato condannato dal primo Concilio di Nicea (325), ma riconosciuto come dottrina cristiana di Stato dall’imperatore Costanzo (317-361). Le testimonianze agiografiche narrano che san Zeno visse in estrema povertà; per sfamarsi andava spesso sull’Adige a pescare. E per questo che, in alcune rappresentazione, egli è collegato a un pesce – che peraltro risulta essere l’emblema e l’acronimo del nome di Cristo, nell’ambito delle comunità dei primi cristiani – e a una lenza. Fu designato vescovo di Verona nel 362, pertanto l’anno successivo alla morte dell’imperatore. La sua  scomparsa, secondo la tradizione, avvenne il 12 aprile 371, giorno nel quale è ricordato dalla Chiesa, mentre altre fonti indicano 380.
San Zen che ride, scultura, XII-XIII secolo, marmo rosso di Verona dipinto, Verona, Basilica di San Zeno. Recente l'apposizione del nuovo pastorale e del pesce
San Zen che ride, scultura, XII-XIII secolo, marmo rosso di Verona dipinto, Verona, Basilica di San Zeno. Recente l’apposizione del nuovo pastorale e del pesce

All’intercessione celeste di San Zeno, secondo Gregorio Magno, si dovette il salvataggio di Verona dalle acque dell’Adige (589), che ai tempi del re longobardo Autari  (che regnò tra il 584 e  il 590) e che sposò Teodolinda proprio in quella città, colpì Verona. Le acque si fermarono miracolosamente, risparmiando i fedeli raccolti in preghiera nella chiesa di San Zeno. Il racconto è riportato da Paolo Diacono nell’Historia Langobardorum. La diffusione della voce di questo miracolo indusse i pistoiesi a credere che il miracoloso salvataggio dall’esondazione dell’Ombrone fosse da ascrivere al santo veronese, al quale intitolarono la cattedrale.
La diffusione del toponimo san Zeno, San Zenone o di chiese a lui intitolate o di patronati  inducono a ipotizzare due diversi tempi per la diffusione del culto. Il primo collegato ai longobardi, il secondo, più netto e intenso, alla Repubblica Serenissima. San Zeno o San Zenone interpretò, in terraferma, l’immagine della chiesa veneta. Il culto fu particolarmente sostenuto in seguito all’occupazione del territorio bresciano (1426-1427), dove è patrono di diciassette chiese della diocesi.
Risulta interessante notare quanto con, massima solerzia, l’occupazione del territorio bresciano da parte dei veneti coincise con l’imposizione di nuovi modelli cultuali e culturali, che furono veicolati dall’immagine di San Zeno, che nel territorio bresciano avrebbe assunto il nome di San Szenù e pertanto trasformato in italiano in San Zenone – es portù-portone, marù-marrone ecc -.
Santi Rocco, Zenone e Sebastiano, affresco, inizio secolo XV (1426?),  Ronco di Gussago, facciata dell'oratorio dei santi Sebastiano e Fabiano, Ronco di Gussago Brescia
Santi Rocco, Zenone e Sebastiano, affresco, secolo XV , Ronco di Gussago, facciata dell’oratorio di San Zenone, Ronco di Gussago Brescia

Santi Rocco, Zenone e Sebastiano, affresco, inizio secolo XV (1426?),  Ronco di Gussago, facciata dell'oratorio dei santi Sebastiano e Fabiano, Ronco di Gussago Brescia
Santi Rocco, Zenone e Sebastiano, affresco, inizio secolo XV (1426?), Ronco di Gussago, facciata dell’oratorio di San Zenone, Ronco di Gussago Brescia

La forza politica dell’immagine di Zenone come nuova identità dei territori strappati ai milanesi è dimostrata dagli inteventi del clero che favorì la diffusione di questo culto. Di particolare interesse risulta, a questo proposito, l’oratorio di San Zenone, a Ronco di Gussago. Proprio a Gussago, nella primavera del 1426, una congiura di nobili bresciani aveva favorito l’arrivo di truppe dalle valli, ponendo le basi per le liberazione di Brescia. Gussago si manifestò sempre particolarmente legata alla repubblica, ottenendo benefici che suscitarono, più volte, l’intervento di Brescia, finalizzato alla limitazione degli stessi. L’oratorio di San Zenone, a Ronco, è una semplice chiesa di matrice gotica- come testimonia l’arco a sesto acuto che sostiene la struttura del tetto, che presenta tutti i simboli del potere ecclesiastico veneto. Sulla facciata, viene realizzato un affresco, la cui realizzazione è promossa da certo Antonio de Simoncellis, che rappresenta San Zenone, al centro e i santi taumaturghi Rocco e Sebastiano, impetrati dalla popolazione per la difesa dalla peste. Zenone ha il volto bruno e una folta barba bianca e un candido copricapo che, visivamente, troverebbe riscontro più con un turbante che con la mitra. Il bastone che egli regge non rivela direttamente le caratteristiche del pastorale, ma parrebbe disegnato, nella parte superiore, con una cuspide a forma di un fiore di giglio e al tempo stesso dell’alabarda, così stilizzata nelle monete o nei blasoni.
La punta del bastone di San Zenone, nell'affresco di Ronco, somigliante al giglio e all'alabarda, in araldica
La punta del bastone di San Zenone, nell’affresco di Ronco, somigliante al giglio e all’alabarda, in araldica

 
Il fiore di giglio negli stemmi
Il fiore di giglio nell’araldica

 
La stilizzazione dell'alabarda nelle imprese nobiliari o nelle monete
La stilizzazione dell’alabarda nelle imprese nobiliari o nelle monete

 
Ciò crea un un contrasto tra il volto candido del pastore e il suo lungo bastone appuntito, che lascerebbe intendere l’esercizio del potere. Nell’altra mano impugnava quello che appare -seguendo il suggerimento dei lacerti – un secondo bastone tenuto parallelamente al terreno. Interessante appare anche l’impaginazione che si rivela schematicamente rinascimentale, con presenza di elementi architettonici della tradizione classica, un pavimento a scacchiera e tre scomparti architettonici, sui quali le altrettante figure si stagliano con intensità, fondale che risulta caratterizzato da segni che vogliono ricordare il marmo rosso di Verona più che una stoffa vermiglia.
L'affresco sulla facciata Sud dell'oratorio, con in i santi Rocco e Sebastiano
L’affresco sulla facciata Sud dell’oratorio, con in i santi Rocco e Sebastiano

 
Natività con cardinale in adorazione, affresco, esterno della'oratorio di Ronco di Gussago (Bs)
Natività con cardinale in adorazione, affresco, esterno della’oratorio di Ronco di Gussago (Bs)

 
 
Sulla parete esterna, a sud, dell’oratorio, risultano replicati i santi Rocco e Sebastiano, mentre in direzione dell’abide, ma sempre all’aperto, appare una Natività con un giovane ecclesiastico d’alto rango che s’è tolto cappello rosso – forse un cardinale -, forse lo stesso Francesco Antonio de Simoncellis, il cui nome appare nella mensola dipinta dell’affresco, sulla facciata. Di notevole importanza a questo proposito i dipinti sulla volta a crociera, che rappresentano Padri dell Chiesa e santi provenienti dalle alte gerarchie ecclesiastiche.
La volta a crociera dell'oratorio di Ronco di Gussago, con santi provenienti dalle fila delle alte gerarchie ecclesiastiche
La volta a crociera dell’oratorio di Ronco di Gussago, con santi provenienti dalle fila delle alte gerarchie ecclesiastiche

 
L'oratorio di San Zenone a Ronco di Gussago, con l'affresco in cui è rappresentato il santo-moro
L’oratorio di San Zenone a Ronco di Gussago, con l’affresco in cui è rappresentato il santo-moro

L'interno dell'edificio, caratterizzato da un arco a sesto acuto
L’interno dell’edificio, caratterizzato da un arco a sesto acuto

 
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