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Scavi alla Grotta del Leone, tempio del Neolitico. La Divinità si nutriva d’orzo tostato


Scavi alle Grotte del Leone, un ambiente carsico che si trova sui Monti Pisani, in località Agnano, nel Comune di San Giuliano Terme. Attualmente è in corso la sesta campagna archeologica. Gli scavi sono condotti in regime di concessione dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa con la direzione scientifica della dottoressa Lucia Angeli e del dottor Jacopo Conforti e la supervisione della funzionaria archeologa dottoressa Claudia Rizzitelli della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno.
Agli scavi partecipano studenti della Scuola di specializzazione del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e studenti e dottorandi del Dipartimento di Biologia.

Le ricerche che si svolgono in queste ore sono rivolte ai resti del Paleolitico, dopo le indagini svolte a livello del Neolitico, che hanno dato risultati sorprendenti.
Durante il Neolitico, in un periodo compreso tra i 6000 e i 5000 anni fa, la grotta – chiamata “del Leone” per la presenza di una stalagmite che ricorda questo animale – aveva perso connotazioni abitative ed era frequentata da gruppi di agricoltori come luogo di culto. In essa sono state infatti trovate grandi quantità di cereali carbonizzati, con particolare prevalenza di orzo e frumenti. Si ritiene che questi grani siano resti di riti propiziatori. Oltre a questi sono state ritrovate anche angoli in cui si producevano gli strumenti in pietra e lame di falci in ossidiana, che dall’analisi chimica e microfisica si è stabilito provenire da Lipari, Monte Arci e Palmarola.
Negli stessi strati neolitici sono stati trovati anche vasi, strumenti in osso e scodelle per le offerte votive.