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Sciuscià o lustrascarpe nell'arte. Compreso Paperone. L'accesso al capitalismo. Prima immagine: 1580


Una pagina del “Giovane Caravaggio. Le cento opere ritrovate” di Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli

Per noi tutti, quell’immagine è legata ai film americani o al neorealismo italiano. Un bambino – nero o scugnizzo – con una piccola scatola di legno, che lucida le scarpe di un passante. Opinione diffusa è che questa attività fosse legata alle metropoli industrializzate e, in qualche modo, rappresentasse il gradino più basso di un sistema di interrelazioni proveniente dall’America. Del resto anche a livello popolare gli statunitensi hanno usato spesso il topos del piccolo lustrascarpe che, grazie all’attività e alle opportunità offerte dal paese e dal sistema capitalistico, fa carriera e diventa milionario, simbolo di un’America che offre opportunità di mutare la propria condizione sociale. A dimostrazione della centralità dell’immagine del lustrascarpe nell’immaginario statunitense – poi esteso al mondo intero – è la storia di Paperon de’ Paperoni, ultimo rappresentante di una stirpe nobile scozzese, che ha subito un’usurpazione da parte di un clan rivale.
Papà Fergus decide di spronare il piccolo Paperone regalandogli un kit da lustrascarpe, per poi fargli ottenere la prima lezione della sua vita: nel mondo ci sono sempre persone che credono di essere più furbi degli altri ed in tal modo si comportano. Quindi è necessario tenere sempre gli occhi aperti ed essere il più furbo dei furbi ed il più duro dei duri. Infatti Paperone, dopo aver lustrato delle scarpe, si ritrova tra le mani una moneta da dieci centesimi americani, (la futura Numero Uno), inservibile a Glasgow e si rende conto di essere stato imbrogliato. Da qui Paperone si rimbocca le maniche e inizia una folgorante carriera: prima migliora il suo lavoro di lustrascarpe, quindi inizia a vendere legname, poi torba.

La prima fotografia di un lustrascarpe è un dagherrotipo che risale al 1838. Venne scattata a Parigi. Siamo ai tempi delle prime sperimentazioni fotografiche e l’immagine è un test tecnico di una veduta generale dalla finestra.
La strada sottostante è Boulevard du Temple. I tempi di esposizione lunghissimi consentono di impressionare la lastra con le linee degli edifici e degli alberi mentre persone e carrozze spariscono a causa della velocità. Solo il cliente di un lustrascarpe e il lavoratore inginocchiato, che sono praticamente fermi, emergono dal vuoto.
La prima immagine – almeno allo stato attuale delle ricerche – di un lustrascarpe risale invece Al Cinquecento. Si trova in un quadro e in un disegno di Simone Peterzano, il maestro del Caravaggio.

Il piccolo lustrascarpe, di pelle nera, appare nell’affresco realizzato in un periodo compreso tra il 1578 e il 1582, a Milano, nella Certosa di Garegnano,  un paio d’anni circa prima dell’entrata in bottega da parte di Michelangelo Merisi.  Nell’Adorazione dei Magi, oltre ai tre personaggi indicati dalla tradizione cristiana, Peterzano inserisce il Mago proveniente dalle Americhe. L’uomo, sontuosamente vestito porta con sè un piccolo lustrascarpe che rende presentabile a Cristo il proprio datore di lavoro, rimuovendo la polvere del lungo viaggio e ingrassando le calzature per l’importante incontro.
Nell’Italia meridionale del dopoguerra e nel periodo delle grandi migrazioni dall’Italia verso gli Stati Uniti, chi si guadagnava da vivere facendo il lustrascarpe per le strade veniva talvolta chiamato sciuscià, termine derivato dalla corruzione e italianizzazione della denominazione inglese shoe-shiner. Sciuscià ha dato il titolo al film neorealista del 1946 di Vittorio De Sica. Evidentemente, la presenza degli americani sul territorio italiano – considerato il fatto che il mestiere del lustrascarpe era più diffuso in America che in Europa – fornirono ai ragazzi una possibilità di lavoro nell’Italia devastata dalla guerra. Fra i personaggi famosi di origine italiana di cui è noto che svolsero questo mestiere in gioventù ci sono, tra gli altri, il famoso poliziotto Giuseppe Petrosino e Al Pacino. Quel del lustrascarpe era considerato moralmente un lavoro molto importante poichè instradava in direzione della legalità i ragazzi delle famiglie più povere, molto esposti al reclutamento da parte del mondo della malvivenza.Gli attrezzi del lustrascarpe consistono in una cassetta di legno dalla quale sporgono due sagome di legno, dove il cliente poggia i piedi, vari tipi di spazzole, lucido e anilina nera o marrone, a seconda del colore delle scarpe da lucidare. Pare che il prototipo del Cinquecento corrisponda proprio a questa descrizione.