Press "Enter" to skip to content

Scoperta nel bosco di Colombare di Negrar di Valpolicella una casa di 6mila anni fa


“Il sito preistorico delle Colombare di Negrar di Valpolicella (VR) continua a offrire ai ricercatori importanti ritrovamenti. L’ultima campagna di ricerca archeologica dell’Università Statale di Milano, conclusasi a settembre 2022 – la quarta svolta dall’Ateneo sul sito archeologico -, ha rivelato, infatti, tracce di una casa risalente al Neolitico tardo, ovvero agli inizi del IV millennio a.C., e le evidenze di una struttura terrazzata lungo un pendio, databile tra la fine dell’età del Rame e l’inizio dell’età del Bronzo, cioè tra la fine del III e l’inizio del II millennio a.C.” dicono gli archeologi dell’Università di Milano – I due ritrovamenti rappresentano così un altro importante tassello per la conoscenza del sito e delle comunità che lo abitavano dopo che, nel 2021, i ricercatori avevano accertato la presenza di pollini di vite negli strati archeologici di età neolitica, confermando l’accudimento della pianta da parte degli abitanti della Lessinia già 6.300 anni fa”.

Cristiano Putzolu esegue un fotopiano del saggio 14. © PrEcLab

“Nel dettaglio – spiega l’Università – la campagna di scavi 2022, sotto la direzione di Umberto Tecchiati, docente di Preistoria e di Ecologia preistorica del dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano si è concentrata su un ampliamento di un’area già indagata tra 2019 e 2021 dove è stata scavata una trincea i cui strati sono stati datati – con il metodo del radiocarbonio – tra la fine del quinto e la fine del quarto millennio a.C., ossia tra Neolitico recente e inizio dell’età del Rame. Qui, negli strati relativi alla fase di transizione tra Neolitico recente e Neolitico tardo (primi secoli del IV millennio a.C.), sono state scoperte le tracce di una casa addossata al pendio, con probabile pavimento pensile in legno e pareti sostenute da grossi pali piantati nel terreno. Gli scavi hanno anche permesso di individuare dei terrazzamenti costituiti da muri a secco lungo il pendio. Le strutture, di cui non vi è traccia in superficie, sono databili con ogni probabilità al III millennio a.C.”

Il team della Statale, diretto dal professor Tecchiati, è affiancato sul campo da Cristiano Putzolu, docente di archeologia digitale presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Il progetto di ricerca, finalizzato tra l’altro alla valorizzazione e condivisione pubblica dei risultati, è condiretto da Paola Salzani, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.