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Spilliaert, il pittore nietszchiano che dipingeva nella più assoluta oscurità della notte. Le opere


“Léon Spilliaert è l’uomo delle solitudini inquietanti, delle prospettive infinite.- dicono i curatori della mostra parigina, dedicata al pittore belga, allestita al Museo d’Orsay – Tra questioni metafisiche e cultura fiamminga, egli sorprende, confuso da opere inclassificabili, inventando un simbolismo della notte interiore che segnerà l’arte belga. Si nutre delle opere pittoriche di Odilon Redon o James Ensor, ma anche degli scritti di Émile Verhaeren e Maurice Maeterlinck. Tuttavia, sebbene sia stato influenzato dal simbolismo di fine secolo, la sua opera si estende oltre. I suoi volti allucinati flirtano con l’espressionismo; i suoi paesaggi epurati sembrano preannunciare il minimalismo. La mostra, la prima in Francia da quasi 40 anni, si concentra sugli anni dal 1900 al 1919, gli anni più intensi di Spilliaert, e presenterà le sue opere più radicali”. Léon Spilliaert (1881-1946) nacque nella città costiera di Ostenda. Si trasferì a Bruxelles all’età di 20 anni e avrebbe vissuto e lavorato tra le due città per il resto della sua vita. Autodidatta, ha forgiato la sua identità artistica, che è stata plasmata dall’affinità che sentiva con scrittori e pensatori come Edgar Allan Poe e Friedrich Nietzsche. Ma si avvicina, per alcuni aspetti, anche a Munch, interpretando il nichilismo della società occidentale, pur nel tentativo di dominio dell’oscurità. Il nulla dominato da un atto di coraggio davvero nietzschiano: dipingere il Nulla dal nulla, l’oscurità dall’oscurità in cui si è immersi. Sono singolari, queste pose nell’oscurità, come se si fosse fotografato nella tenebra, aumentando i tempi d’esposizione per cogliere gli spettrali barlumi e l’occhio indirizzato al vuoto più spaventoso. A tratti simbolista – anche come sintesi – a tratti espressionista pienamente -nel recupero delle deformazioni sinusoidali di Munch – a tratti realista-nichilista, non già più metafisico. La metafisica scompare ed è incubo, solo voli d’ombre.
Il 2020 è stato l’anno del pieno recupero dell’opera di Spilliaert, con mostre a Parigi e a Londra. “Il lavoro di Spilliaert è caratterizzato da prospettive drammatiche e da una luminescenza silenziosa.- dicono gli studiosi della Royal Academy – È noto soprattutto per una sequenza di enigmatici autoritratti e per le sue suggestive scene notturne di Ostenda. Le sue esplorazioni visive del sé e le potenti immagini della solitudine lo allineano con i modernisti europei come Edvard Munch e Vilhelm Hammershøi. Questa è la prima mostra monografica delle opere di Spilliaert nel Regno Unito e presenta circa 80 opere su carta – dalle immagini della sua città natale e della costa, alle opere successive che catturano la tranquillità della foresta fuori Bruxelles”.
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