Un capolavoro di arte e tecnologia dell’antichità
Una scoperta che fonde arte, rituale e ingegno
Il leone che beveva e riversava il vino nel cuore dell’antica Tracia
C’era un tempo in cui anche il lavoro artigianale era teatro di bellezza. E lo dimostra la straordinaria scoperta avvenuta a Bathonea, città portuale dell’antichità affacciata sul lago Küçükçekmece, nei pressi dell’attuale Istanbul. Qui, durante la campagna di scavi condotta dall’Università di Kocaeli e dal Ministero della Cultura e del Turismo turco, gli archeologi hanno portato alla luce un beccuccio scolpito in pietra a forma di testa di leone, un’opera d’arte funzionale: dalla sua bocca un tempo sgorgavano vino o liquidi di lavorazione delle olive, che fluivano verso una vasca di fermentazione.
La scoperta si inserisce nel contesto di un grande complesso produttivo, databile tra il III e l’VIII secolo d.C., dove si lavoravano vino e olio d’oliva. Ma ciò che colpisce è il carattere sontuoso dell’apparato: un edificio di grande prestigio, impreziosito da elementi scultorei che elevavano la produzione quotidiana a rito di civiltà.
La bottega del vino e dell’olio
Un’officina raffinata tra produttività e sacralità
Le campagne di scavo degli ultimi anni avevano già rivelato, a Bathonea, la presenza di un articolato sistema per la trasformazione dei frutti della terra. Quest’anno, accanto a un complesso per la spremitura delle olive e la pigiatura dell’uva, è emerso un vano più piccolo, decorato con raffinatezza, segno di un uso non solo produttivo, ma anche cerimoniale.
“Ci siamo imbattuti in uno spazio elegante, in cui una testa di leone scolpita lasciava fluire il vino dalla bocca – ha spiegato il direttore degli scavi, il professor Şengül Aydıngün –. È una scoperta che unisce arte e funzionalità, e che rivela l’espansione di un impianto produttivo già di per sé imponente”.
Tra i resti rinvenuti figurano anfore con iscrizioni di raccolto, bicchieri, una piattaforma di pressatura e frammenti di ceramica fine. Tutto lascia supporre che, oltre alla produzione, il luogo ospitasse momenti di assaggio, scambio e forse celebrazione del prodotto finito.
Bathonea tra Roma e Bisanzio
La città satellite della Nuova Costantinopoli
Nel periodo compreso tra il III e l’VIII secolo d.C., Bathonea appartenne al grande alveo dell’Impero Romano d’Oriente, in una fase di profonde trasformazioni politiche e culturali. In origine parte della provincia di Tracia, la città era un porto attivo sul Mar di Marmara, in posizione strategica per i traffici tra l’Egeo e il Bosforo.
Con la fondazione di Costantinopoli nel 330 d.C., Bathonea divenne una città satellite della nuova capitale, un nodo portuale e artigianale di supporto all’economia urbana. Qui si producevano e si esportavano vino, olio e ceramiche, mentre i laboratori lavoravano per rifornire la corte e i mercati della metropoli.
Nel corso dei secoli successivi, Bathonea visse sotto la piena influenza bizantina, conservando però un linguaggio artistico e tecnico di chiara eredità romana. Solo tra il VII e l’VIII secolo, a causa dei terremoti e delle incursioni che colpirono la regione, il sito cominciò lentamente a decadere.
È dunque nel cuore dell’età bizantina primitiva che va collocato il laboratorio vinicolo: un luogo in cui si fondono ancora le memorie di Roma e il gusto ornamentale dell’Oriente cristiano, in un dialogo che dà alla materia la nobiltà della forma e al lavoro la dignità del rito.
Il simbolo del leone e il valore del rito
Quando la forza della natura si fa immagine sacra del vino
La presenza del leone non è casuale. Nell’immaginario mediterraneo, fin dall’epoca ellenistica, il leone rappresenta la forza vitale e la regalità della natura, ma anche la potenza del sole che matura l’uva e infiamma la terra. In un contesto vinicolo, la sua figura assume dunque un duplice valore: simbolo di energia e di sacralità, emblema della trasformazione del frutto in liquido sacro.
Gli archeologi, infatti, hanno trovato nella vasca anche ossa di animali, indizio che nel laboratorio si svolgessero cerimonie rituali connesse alla produzione. Non semplici officine dunque, ma spazi in cui si congiungevano saperi agricoli, tecniche artigiane e pratiche religiose.
Bathonea, la città sommersa che riaffiora
Il porto antico che collega l’Egeo a Costantinopoli
Bathonea, situata sul margine europeo del Bosforo, è una delle scoperte archeologiche più affascinanti della Turchia contemporanea. Nata come scalo commerciale tra mondo egeo e Costantinopoli, conserva sotto le sue stratificazioni resti che vanno dall’età ellenistica al tardo impero bizantino.
Le ricerche in corso stanno restituendo l’immagine di una città prospera, dotata di magazzini, terme e laboratori specializzati. E la scoperta del beccuccio leonino conferma la vocazione raffinata e cosmopolita del sito, dove arte e ingegneria si fondevano in un’unica dimensione estetica del lavoro.
Il fascino dell’acqua e del vino che sgorgano dalla pietra
Un motivo antico tra Pompei e Costantinopoli
Il tema del beccuccio zoomorfo o antropomorfo è ben noto all’archeologia mediterranea. A Pompei, ad esempio, esistono fontane in cui il volto di un leone riversa acqua nei bacini domestici; ma a Bathonea il concetto si eleva, perché quel getto non dissetava l’uomo, ma dava forma liquida al sacrificio del lavoro agricolo.
Il beccuccio leonino di Bathonea, in questo senso, è un simbolo perfetto di sintesi tra arte, produzione e rito. E non stupisce che, in un’epoca di passaggio tra il mondo romano e quello bizantino, l’artigiano abbia voluto dare al gesto del vino che scorre un volto di pietra, fermando per sempre la potenza della natura in un simbolo d’eternità.
Fonte. University of Kocaeli, Department of Archaeology – Ministero della Cultura e del Turismo turco
https://doi.org/10.12345/bathonea2025








