Creature, mostriciattoli, animali da fiaba. In queste immagini David Zinn mostra la potenza dell'anamorfosi, realizzata con i gessetti colorati - leggasi Chalk art
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Il convento dei Minimi di Parigi, fondato nel 1608, era un importante nodo di studi scientifici, all’interno dei quali l’anamorfosi costituiva un notevole centro di interesse...
“Anamorfosi” è parola che appare nel Seicento e designa una certa specie di “depravazioni ottiche” fondate sui giochi della riflessione e della prospettiva. Si tratta di immagini distorte, mostruose e indecifrabili che, se viste da un certo punto dello spazio o riflesse con accorgimenti vari, si ricompongono, si rettificano, infine svelano figure a prima vista non percepibili. La conoscenza dei procedimenti per costruirle fu a lungo trasmessa come dottrina magica e segreta, finché a partire dal Cinquecento le immagini anamorfiche hanno cominciato a diffondersi Perché furono deformate scene e figure, rese leggibili da un solo punto di vista? Non era tanto la ricerca di una curiosità meravigliosa, come avvenne poi nel ’700 e nell’800, ma la necessità dell’applicazione pittorica di un concetto filosofico e teologico: al di là degli inganni dei sensi è possibile vedere, in scorcio, la verità di Dio
L'applicazione delle regole prospettiche che fu al centro, sotto il profilo di un ordinamento strutturale, della rivoluzione rinascimentale, torna prepotentemente nella street art d'intrattenimento, quella che crea sfondati o innalzamenti illusori di immagini. La prospettiva applicata è quella accelerata che porta ai massimi esiti l'inganno ottico. Va ricordato al lettore che la percezione di questi effetti sorprendenti è possibile soltanto da uno o comunque limitati punti di vista. Se infatti dovessimo girare attorno all'immagine essa tornerebbe nella sua bidimensionalità. Il video mostra i disegni annoverati tra i più sorprendenti e la tecnica di realizzazione di questi lavori. Con l'uso di corde, tutte tirate in un punto - il chiodo - come ai tempi di Masaccio
Quando il foglio veniva messo di sbieco, il disegno tratteggiato dalla luce si allungava a dismisura sul muro. A questo punto il pittore si avvicinava alla parete e, con un carboncino o una punta, ricalcava la proiezione luminosa, imprimendo sul muro le linee anamorfiche. Il disegno scorciato appariva così allungato da risultare incomprensibile a una vista frontale. Il pittore colorava poi il volto stesso e, per mascherare ulteriormente la fisionomia, dipingeva frontalmente piccoli cespugli, animali, oggetti che avevano il compito di creare un paesaggio apparente
Ancora i simpatici effetti dell'anamorfosi potenziata dall'inganno ottico della deformazione dei parte del supporto. Il risultato è straniante,
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