Novità assoluta di queste ore è l'isolamento, da parte di chi scrive - di un cane simile a un maltese, in grado di trasformarsi, alla distanza, grazie alle figure ambigue dipinte dal Caravaggio, in una sorta di unicorno - dipinto nella regione occipitale del cranio di San Pietro e in diretta interlocuzione con il volto di Cristo nella Vocazione di San Matteo ( particolare che vediamo qui sotto). L'intenzione di dipingere un animale è evidente non solo per la modellazione del muso, ma per la presenza, incongruente, di una piccola forma scura e sferica che non si collega in alcun modo alla testa del santo. Un corpo estraneo che appartiene al simpatico animale, che rappresenta la Fedeltà
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Il cane simboleggia il guardiano coraggioso che lancia l’allarme contro le notturne insidie del Maligno. Ed è trasparente metafora della fedeltà dell’uomo al suo Creatore. Poiché il dovere del cane è di difendere il proprio padrone e di abbaiare quando lo si attacca, è biasimevole quando rimane muto. Così i pastori infedeli sono citati nei nostri libri sacri come sentinelle cieche che dimorano nell’ignoranza, cani che non sanno abbaiare e che si addormentano. “Tali erano, riprende San Gerolamo, gli scribi ed i farisei, ciechi che conducevano altri ciechi nell’abisso; cani muti che invece di custodire il gregge del Signore e di abbaiare per difenderlo non pronunciavano che menzogne”.
I CANI NELL'ARTE - in Pisanello e, successivamente in Piero della Francesca e in Mantegna, ai levrieri o ai molossi viene affidato pure il compito di rafforzamento degli indicatori sociali presenti negli ambienti in cui si svolge l’azione
I CANI NELL'ARTE - Vittore Carpaccio, nella tela Visione di Sant’Agostino (1502-1504), dipinge un piccolo cane da compagnia, dal pelo folto...
Charles Burton Barber (Great Yarmouth, 1845 – Londra, 1894) , pittore inglese, è stato forse il maggior cantore di infanzia e d'animali, d'ogni tempo. La sua specializzaszione, nel Novecento, fu considerata tradizionalista, sentimentale, conservatrice e aperte alla categoria del grazioso, così lontana dalle virulente, politiche espressioni novecentesche. Per quanto questi lavori possano non piacere ai superstiti del 1968 e a chi ha un cuore vetero-comunista o cinico, essi sono reale specchio del sentimento fiabesco che unisce i bambini e gli animali. Nessuna esagerazione, quindi, da parte del pittore inglese. Perchè a chi abbia avuto figli e, al tempo stesso, abbia aperto la porta a cani e gatti, queste splendide sequenze sono ampiamente note
Un fanciullo, personificazione di Amore, appare seduto su un tronco ideale mentre rivolge lo sguardo, velato di lacrime trattenute, verso la Fedeltà, rappresentata da un cane esanime posto ai suoi piedi. Un capolavoro di Pietro Freccia, scultore di grande sensibilità, morto a trentadue anni, nel 1856, a causa della caduta da un ponteggio. Il tema è sviluppato con una sensibilità estrema, volta a trasferire nello spettatore il conflitto da sentimenti eterni e trascinamenti inconsapevoli disposti da Eros stesso
[caption id="attachment_12503" align="aligncenter" width="1213"] P.FRECCIA, Amore e Fedeltà, 1840, marmo, Firenze, Galleria di arte moderna di Palazzo Pitti[/caption]