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Posts tagged as “Il labirinto nell’arte”

Il labirinto nell’arte – Il significato nei quadri e sugli abiti del Cinquecento

Il ’500 cantò il perdersi nell’intrico vegetale - Bartolomeo Veneto dedicò un singolarissimo ritratto a un uomo con un labirinto sul petto, una corona di spine e la raffigurazione di un naufragio. Simbolo della complessità dei percorsi di conoscenza, la rappresentazione in pittura assunse presto le caratteristiche di un gioco erotico attraverso il quale incontrarsi segretamente, come dimostra l’opera della scuola del Tintoretto. In ogni caso, l’immagine del labirinto evoca l’idea di ostacolo, sia di ordine materiale che spirituale. Il cammino si fa ora erto ora precipitoso; ci si trova di fronte a porte chiuse o vicoli ciechi; si rimane intrappolati nei suoi giri tortuosi e nei suoi meandri: beato chi, come Teseo, riuscirà a guadagnare l’uscita del proprio labirinto personale.
[caption id="attachment_36254" align="aligncenter" width="631"]Bartolomeo Veneto, Ritratto di gentiluomo col labirinto, 1510 circa Bartolomeo Veneto, Ritratto di gentiluomo col labirinto, 1510 circa[/caption]

A chi si ispirò Escher. L’ossessione delle scale labrintiche delle carceri di Piranesi. Immagini e video

Per questi lavori, che influenzarono il Romanticismo e il Surrealismo, è probabile che Piranesi si sia mosso, con uno spirito che univa i residui della mentalità barocca alla nuova coscienza settecentesca, illuminista, nei confronti dei luoghi di detenzione e di pena. Il disordine grandioso, il labirinto schiacciano l'uomo, seppur in colpa, in un mondo infernale nel quale la stessa architettura labirintica diventa una pena. Alcuni studiosi di architettura hanno evidenziato che, in diversi punti, le prigioni di Piranesi sono costruttivamente impossibili. Come lo saranno, aggiungiamo noi, i labirinti di Escher, che portano in luce gli errori percettivi compiuti dal nostro cervello

Paul Delvaux, stazioni, labirinti, notti blu e donne nude. Desiderio e paura nei sogni del pittore

Dopo un breve periodo espressionista, nel 1934, anno della mostra “Minotaure”, la svolta: fu allora infatti che Delvaux venne folgorato dalle opere surrealiste di De Chirico, Magritte e Dalí, mutando significativamente il proprio stile. Nel 1938 compì il suo primo viaggio in Italia, alla scoperta di Pompei ed Ercolano, rimanendo colpito da una classicità che avrebbe inesorabilmente fatto rivivere nei quadri. Lo stesso anno partecipò all’Exposition Internationale du Surréalisme organizzata da André Breton e Paul Eluard a Parigi. La sua prima antologica ebbe luogo a Bruxelles nel 1944, contribuendo ad accrescerne la notorietà in tutta Europa e non solo.

A chi si ispirò Escher. L’ossessione delle scale labrintiche delle carceri di Piranesi. Immagini e video

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