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Posts tagged as “La scrittura e le parole nell’arte”

Sandro Botticelli prese in giro i monaci. La frase della burla rimasta impressa sull’affresco in chiesa

Nella grande biografia dell’artista, scritta da Alessandro Cecchi, è posta in luce l’inclinazione scherzosa del pittore neoplatonico che contrasta con la sua pittura. Nell’affresco di Sant’Agostino scrisse clandestinamente una frase divertita e infamante nei confronti di un frate che era fuggito dal convento. Eccola…

Raymond Pettibon l’arte è parola e fumetto e denuncia. E rock. Le opere del “maestro contro”

Raymond Pettibon, nato Raymond Ginn (Tucson, 16 giugno 1957), è un artista statunitense, occasionalmente musicista e compositore. Ma egli sottolinea, indubbiamente, il punto d'incontro delle arti e delle espressioni, nell'ambito del contemporaneo. Scritte, fumetti, grandi lettere, minuscoli scritti, disegni caratterizzano la sua produzione. Noto per i suoi disegni fumettistici, ironici e ambigui, il soggetto dell'arte di Pettibon è talvolta violento e antiautoritario. Dalla fine degli anni settanta alla metà degli anni ottanta è stato associato al gruppo hardcore punk statunitense Black Flag e all'etichetta SST Records, entrambe fondate dal fratello Greg Ginn. Dall'inizio degli anni novanta, invece, è diventato una figura importante nell'arte contemporanea

Conoscere Tàpies in 5 punti. Il grande pittore materico-informale nominato marchese di Spagna

Il caso si unisce spesso alla predisposizione. Il caso per Antoni fu, da ragazzino, sfogliare il numero di Natale della rivista, D'ací i d'allà, che conteneva riproduzioni di opere di artisti come Duchamp, Braque, Kandinsky e Picasso. Poi una disgrazia che l'avrebbe bloccato: a 17 anni, il futuro pittore ebbe un attacco cardiaco quasi fatale, causato dalla tubercolosi. Trascorse due anni in convalescenza in montagna, leggendo volumi di letteratura ed arte. Dopo aver studiato legge per 3 anni, si dedicò dal 1943 in poi solo alla sua pittura

Arcani ebraici in pittura. Scritte misteriose di ascesi o condanna

Da Mantegna a Rembrandt, passando per i segreti della Cabala. Quando l'Occidente accolse in libri e dipinti la lingua dei Profeti per rappresentare la voce di Dio e i misteri del Cosmo.Nel Rinascimento gli antichi caratteri ebbero un grande successo. Il caso di Isabella d'Este e del suo pittore di corte. La presenza di elementi alfabetici ebraici è fitta nelle illustrazioni di libri ermetici o alchemici, anche perchè si riteneva che Mosè fosse il fondatore della scienza alchemica. L'origine della cabala è attestata dagli stessi autori cristiani delle origini, come Paolo, Origene e Ilario. Si dice infatti che, dopo aver conferito la Legge, che fu trascritta nel Pentateuco. Dio abbia svelato a Mosé tutti i misteri in essa racchiusa, raccomandandogli di non metterli per iscritto, bensì di rivelarli a voce ai propri successori, affinché costoro, a loro volta, facessero lo stesso

Pierrette Bloch, l'artista che dipingeva lo scorrere sinuoso del tempo. La storia, il video

Monasticamente - come astrattista - Pierrette Bloch - Parigi, 16 giugno 1928-7 luglio 2017 - visse tra le sue linee, in bianco e nero. Diede un grande ritmo alle sue tele e alle sue carte, lavorando soventemente con un pastello ad olio, bianco, - con qualche piccolo intervento di pastello secco - che le consentiva di seguire il ritmo sinusoidale del cuore. Il pastello ad olio era questo: scioltezza nel movimento, che un pennello non avrebbe mai potuto dare. Enormi spartiti senza pentagrammi, in cui punti e linee ricurve, sciolte e torte come un filo di lana recuperato progressivamente da un vecchio maglione. Ciò che pulsa è il cuore, le cui contrazioni si estendono ai muscoli del braccio, giungono allo snodo del polso, per farsi linea ascendente e discendente, dopo la curva di un un occhiello. Ma la sua ricerca fu vasta. Giunse a realizzare opere utilizzando capelli, tutti annodati, così da formare linee. Sperimentò bitumi e inchiostri. Il nero è scrittura

Il rebus del cognome dipinto. Così Moroni rappresentò il cognome bergamasco Suardo

Nel ritratto del cavaliere Secco Suardo, ambasciatore a Venezia dal 1545, il nobiluomo indica palesemente un elegante braciere, posto su una colonna. L’immagine-rebus è senza dubbio quella di “Su-ardo”, che viene rafforzata semanticamente dall’iscrizione, configurata come un’impresa araldica in caratteri latini: “Et quid volo / nisi ut ardeat?”. Il tema del fuoco (e del verbo ardere) riferisce l’impresa a un versetto evangelico (Luca, XII, 49) riguardante la missione di Cristo in terra: “Ignem vidi mittere in terram; et quid volo nisi ut accendatur” (Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!)