In un’intervista a Stilearte, uno dei più grandi artisti italiani contemporanei ripercorreva il suo intenso itinerario - “Quando uscivo di notte dal mio studio per strappare i manifesti dai muri di Roma” - L’affascinante esperienza parigina con Deschamps, Klein, e gli altri del gruppo dei Nouveaux Réalistes - E il maestro lancia un messaggio: “Vorrei che il pubblico capisse che l’arte non è abilità, ma un linguaggio creativo”.
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Quando tornai in Italia, non volevo più dipingere, perché ero giunto alla conclusione che tutto ormai, in pittura, fosse stato fatto. Una mattina del '53, mi trovavo nel centro di Roma, e osservavo i muri completamente tappezzati di manifesti pubblicitari lacerati. Ciò mi colpì moltissimo, e pensai: ‘Ecco le nuove immagini che io devo dare al pubblico’.