A 15 metri di profondità in un pozzo è stato trovato un grande sarcofago appartenente un uomo chiamato Heka-shepes.
Il sarcofago è stato sigillato con malta dagli antichi egizi 4300 anni fa e così è stato trovato. La mummia ritrovata al suo interno era ricoperta di foglie d'oro. Questa mummia è con altissime probabilità la più antica e completa trovata in Egitto.Sono state trovate inoltre delle bellissime statue di legno, alcune statue di pietra che rappresentano una persona di nome Fetek, un tavolo per le offerte e un sarcofago di pietra che conteneva la sua mummia
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La conservazione dei nostri antenati europei è nettamente inferiore, anche quando si usavano bare di piombo per evitare alla tomba di essere permeabile all'umidità e all'ossigeno. In molti casi il decadimento avvenne e non bastarono foglie di alloro, lavacri e le decorazioni vegetali con essenze aromatiche
Si riteneva che quel sarcofago fosse di un sacerdote egizio. Poi si trovò, su di esso, il nome di un alto funzionario, uno scriba: Hor-Djehuti. I ricercatori polacchi del Warsaw Mummy Project avevano invece stabilito che il defunto era in realtà una giovane donna - 20-30 anni - morta con il bimbo che portava in grembo e così mummificata. Si tratta della prima mummia di una donna incinta conosciuta al mondo
I lavori del Consorzio Pragma - Conservazione e Restauro di Beni Culturali possono essere visti nella nuova ala del Museo Archeologico
Con 370 grandi vasi di ceramica e una serie di manufatti più piccoli, è probabilmente il più grande ritrovamento complesso e indisturbato del suo genere proveniente dall'antico Egitto", ha detto Mohamed Megahed, il vice capo della missione
Accanto a sè la persona defunta aveva un corredo funebre tra cui ceramiche, strumenti di pietra e zucche contenenti resti vegetali.
Un team interdisciplinare guidato dall'Università di Melbourne in Australia ha ricostruito il volto di una testa mummificata di una giovane donna egiziana che era stata conservata per un secolo nella cantina dell'ateneo, per decenni, dopo essere stata donata da qualcuno che l'aveva acquistata nel Paese nord-africano
Negli ultimi, difficili anni trascorsi sempre fuggendo, da Malta alla Sicilia, Michelangelo Merisi adattò la propria pittura sulla base dei materiali, spesso di fortuna, di cui poteva disporre. Le sorprendenti scopert di Roberta Lapucci