In Van Gogh il volto segnato dai piaceri e dispiaceri vissuti subisce persino deformazioni che descrivono con più carattere il personaggio, quasi a divenire una caricatura grottesca dove i tratti essenziali, costanti e generali, fanno dell’opera un capolavoro in grado di muovere gli animi
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Kandinskij il sinestetico udiva la “musica” profusa dalle forme e dai colori. L’emicrania di De Chirico proiettava allucinazioni sulle superfici reali. E la pazzia di Van Gogh... Quando la malattia influisce sull’estro degli artisti
Derain e compagni ambivano al riscatto del colore dalla forma. Mentre il colore ci attrae immediatamente perchè spiazza la consuetudine percettiva, la mente reagisce poi con un senso di disagio, che può essere superato dalla comprensione storica del fenomeno e apprezzato. Oggi la neuroestetica dimostra che il cervello non è in grado di percepire il dato cromatico prescindendo dal confronto tra superfici adiacenti
Le cellule cerebrali riconoscono un oggetto solo se guardato da un singolo punto di vista. Ecco perché il nostro cervello va in tilt davanti ad un quadro cubista, che dev’essere reinterpretato in modo soggettivo nella successione temporale
Perché trentamila anni fa i pittori del Paleolitico ritraevano la profondità con le stesse tecniche di oggi? E perché i futuristi hanno “fallito” nel tentativo di rappresentare il dinamismo? Prosegue il racconto affascinante dei rapporti che intercorrono tra la fisiologia del cervello e l’espressione artistica. In questo articolo parliamo di spazio e movimento