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Posts tagged as “pittori bresciani”

Dante Bertocchi

Nelle opere del pittore, nato a Sulzano ma gussaghese d’adozione, angoli di antichi borghi, intonaci abrasi dal tempo, finestre appena dischiuse, rimandano alla consapevolezza travagliata e sofferta di una dolente umanità

Grazio Cossali, dopo il delitto si diede a una raffinata pittura

La formazione di Cossali è scissa in due periodi: nella tela più antica, l’Ultima Cena di Pudiano (1580?), le figure sono scorrette mentre è di altissimo livello l’impianto architettonico, la cui origine rimane un mistero: certo è che in tutti i suoi dipinti sono presenti architetture che risentono sia della pittura veneziana del Veronese, sia dei Campi di Cremona. In un secondo momento, nella Vergine con i santi Ambrogio e Rocco di Macesina di Bedizzole (1582), Grazio cambia completamente il modo di realizzare le figure, i volti assumono una maggiore elaborazione e dolcezza, derivate da Luca Mombello, esecutore testamentario di Moretto

Giannetto Vimercati

Tra il 1912 e il 1913 fu a Monaco di Baviera, subendo l’influenza della Secessione. Tornato a Brescia, il pittore si riaccostò alla lezione tradizionale del paesaggismo lombardo, dando vita ad opere che ci appaiono come proclami di fedeltà ai luoghi dell’anima

I quadri e i disegni dei pittori bresciani conservati al Louvre

In quella “grande enciclopedia” che è il museo parigino la pittura bresciana è ben rappresentata. Esposti un Montagna e un Romanino. Ma i depositi nascondono altre sorprese, che Stile ha percorso minuziosamente. Ecco tavole e disegni di Moretto, Muziano, Gambara. Già nel 1530 Francesco I acquistava un Savoldo per la sua collezione

Gian Battista Bosio

Il Vo’ rappresenta il motivo predominante della sua pittura. Scoperta intorno al 1905, la suggestiva insenatura del Garda diventò il suo rifugio prediletto: una località pura e naturale, che ben si adattava al carattere introverso e riservato di un artista bohèmien come Bosio. Gli oli su tela, i disegni a matita e china, i delicati pastelli lasciano trasparire l’indelebile e profondo attaccamento a questo angolo di paradiso che il pittore non si stancò mai di ritrarre e che dipinse dalla più svariate angolazioni

Antonella Giapponesi Tarenghi –

Antonella Giapponesi Tarenghi segue un percorso formativo che parte dalla figurazione moderna, che molto spesso si lega ai temi dell'universo femminile alla ricerca di una nuova identità, per approdare ad un astrattismo geometrico e lirico, in cui si uniscono la poesia visiva, i calligrammi e le lettere, che assumono un carattere semantico e formale di natura post-futurista

Cesare Bertolotti, come dipingeva lo splendido verde dei prati

I suoi straordinari verdi erano ottenuti con una procedura tizianesca: tanti colori venivano stesi sul fondo della tela o del cartone. Una volta asciutti, egli iniziava a dipingere. La preparazione influiva sulle pennellate sovrapposte creando quella morbida mutevolezza cromatica provocata, nei prati, dalla presenza di sassi, terre, sabbie o dall’infinita varietà delle erbe.

Angelo Landi – Il pronipote del doge che dipinse il Garda. Biografia, periodi e tecniche

Angelo Landi, che era dotato di salde basi accademiche, seguiva un procedimento pittorico tradizionale. Realizzava disegni, a matita o a carboncino, e pastelli preparatori, soprattutto quando doveva dipingere paesaggi con figure. Studiava pertanto in modo accurato la composizione. Più diretto risultava invece l’approccio a scorci naturali. Molto spesso il tema dal vero veniva poi ripreso in studio. Un’osservazione ravvicinata dei suoi quadri consente di rilevare una pennellata larga, materica, di elevato spessore. Landi è stato anche un abile pastellista. La destrezza nel disegno lo ha portato poi a creare un numero considerevole di caricature, a matita o a penna, alcune delle quali furono pubblicate nel 1925-1926 sul Giornale del Garda.