Non è tanto, la mia, una rivendicazione della pittura in sé, ma della possibilità di fare ancora pittura (non si è mai smesso: la pittura accompagna il destino dell’uomo, è fondamentale come il cibarsi, od il procurarsi un ricovero). Dipingere è un po’ come ritrovare le proprie radici. Poi si arriva alle considerazioni di tipo storico: si vuol verificare come praticare se stessi in una società che ha una sua storia
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Il gesto del dipingere come viaggio periglioso sull’abisso della tela bianca. “Ma la pittura - dichiara il maestro - è anche gioco e felicità”. Continua l’inchiesta di Stile su temi e protagonisti della Transavanguardia
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