Nulla grava sulla stanza, dominata dalle carni seriche della divina signora. Il cane percepisce i vellutati movimenti della fantesca che sistema la biancheria nel cassone, in secondo piano, ma la sua attenzione selettiva, perdurante nella fase del sonno, lo porta a considerare ogni piccolo movimento del personale di servizio come suono di una conosciuta e rassicurante azione quotidiana. E’ sul versante esterno, al di qua della tela, nel punto in cui si colloca il fruitore, che avviene, sempre in virtù della presenza del cane addormentato, un fatto prodigioso. Tiziano, che realizza il dipinto per Guidobaldo della Rovere, Signore di Urbino, orienta gli occhi della donna così che possano incontrare lo sguardo dello spettatore.
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Il cantante ha creato un cortocircuito visivo e semantico sul palco dell'Ariston, utilizzando in modo straordinario l'iconografia. Ecco perchè e come ha colpito allo stomaco una fetta di spettatori
Ai tempi di Tiziano ottenere il pagamento di un quadro era spesso un'impresa titanica. Passavano anche 25 anni di reiterate richieste prima che il pittore vergasse la lettera ultimativa. Dipinti, contenuti economici e peso delle botteghe
Gli studi delle tele del grande veneto confermano la testimonianza resa da Palma il Giovane. Il pittore preparava il fondo, stendendo decine di colori che contribuiscono alla vibrazione tipica delle sue opere. Successivamente interveniva con il pennello e lasciava decantare. Riprendeva con rabbia le figure dopo qualche mese, utilizzando i polpastrelli
Il 14 giugno 1559 Orazio Vecellio, figlio del sommo Tiziano, viene pugnalato a Milano dallo scultore Leone Leoni, e, gravemente ferito, riesce a stento a salvarsi dalla furia dell’assalitore. Quali le ragioni del gesto delittuoso e all’apparenza inspiegabile? Lettere, testimonianze, verbali di polizia ci consegnano una verità dalle molte facce, ogni volta diversa. Finché spunta la pista legata a quattordici
dipinti misteriosi svaniti nel nulla…
Un savoir vivre inimmaginabile cinquecento anni fa. Il sommo Tiziano, ad esempio, non esitava ad architettare piani per sbarazzarsi della concorrenza. Quando gli venne commissionata la decorazione della Libreria costruita dal Sansovino, suggerì ai procuratori di San Marco una rosa di pittori da cui mancava il nome del rivale Tintoretto, e compariva invece quello del Veronese, dal carattere più remissivo e manovrabile
La bellissima Giulia Farnese fu ritratta dal Pintoricchio nella veste della Vergine Maria adorata da Alessandro VI. Poiché tutti sapevano che il pontefice e la donna erano amanti, il dipinto venne tenuto nascosto. Fino a quando i Gonzaga non spedirono a Roma un abile “reporter” votato allo scoop…
Il maestro cadorino si effigiò in un quadro che poi regalò a un parente. Ma l’opera fu trafugata, per riapparire a Firenze nelle raccolte medicee. E misteriosamente, col tempo gli autoritratti diventarono due…