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Tamara De Lempicka – Storia, immagini e quotazioni delle sue opere


Il Ritratto di donna seduta e una natura morta di Tamara De Lempicka all’asta da Christie’s, a Londra, il 5 febbraio 2015.La base d’asta del ritratto è di mezzo milione di dollari
tamara asta
Tamara Rosalia Gurwik-Gorska, in arte De Lempicka (dal cognome del marito Lempicki), nasce il 16 maggio 1898 a Varsavia. Diverrà uno dei principali interpreti dell’arte Déco in pittura, con le sue figure possenti e levigate, la sintesi cromatica intensa, il disegno estremamente lineare, i panneggi metallici, omaggio al Futurismo.
Nel 1911 compie un importante viaggio in Italia insieme alla nonna materna, durante il quale scopre la sua passione per l’arte. Nel 1914, interrompe gli studi e si trasferisce a San Pietroburgo, presso la zia Stefa Jansen.


Durante una festa conosce il giovane avvocato Tadeusz Lempicki e se ne innamora. I due si sposano nel 1916. L’anno successivo Tadeuszi è arrestato per la sua militanza nelle file controrivoluzionarie ma, grazie alle relazioni della moglie, viene presto liberato. I due si trasferiscono a Copenaghen, dove già si trovano i genitori di Tamara, e da lì raggiungono Parigi. Nel 1920, poco dopo la nascita della figlia Kizette, Tamara decide di dedicarsi alla pittura e inizia a frequentare l’Académie de la Grande Chaumière, poi prende lezioni da Maurice Denis e André Lhote. André Lhote la introduce all’opera di Ingres. Dell’artista ottocentesco, Tamara ama la realizzazione dei nudi femminili, il sottile erotismo dei suoi corpi come nel Bagno turco. La sua è una pittura molto spinta, in cui il minimo dettaglio è curato, in cui tutto è accarezzato amorevolmente da un pennello meticoloso e allo stesso tempo una concezione piuttosto ardita della deformazione decorativa, il gusto delle linee pure delle forme semplici, un disegno preciso, netto, su una pittura liscia, un modellato estremamente abile. Pittura che ricorda sempre un po’ quella delle “vite classiche” che si possono vedere al Salon, ma infinitamente più ricca di seduzione e di originalità. La sua arte non è fredda, malgrado la precisione; appare invece di una sensibilità molto viva.
Conosciuta come “Bella polacca”, elegante e affascinante, era una donna di un grande fascino, una icona del suo tempo. Franco Maria Ricci dirà, ricordandola: ”Un giorno, nel suo appartamento al Grand Hôtel, Tamara accavallò distrattamente le gambe e, come in un film, intuii i fantasmi di una seduzione da anni Trenta”. Rispetto al suo stile pittorico racconterà alla figlia: “Sono stata la prima donna a dipingere in maniera chiara e pulita: questo è il segreto del mio successo. Un mio quadro può essere riconosciuto tra altri cento. Le gallerie cominciarono a riservarmi gli spazi migliori, sempre al centro; il mio stile infatti attirava subito l’attenzione. Era chiaro, era perfetto (…)”.
“All’inizio della mia carriera, mi guardai intorno e nella pittura non vidi altro che rovine. Ero disgustata dalla banalità in cui era caduta l’arte…Tutto questo mi indignava; ero alla ricerca di un mestiere che non esisteva più. Lavoravo molto in fretta e con pennellate leggere. Quel che contava per me era la tecnica, l’abilità del mestiere, la sobrietà e buon gusto. Avevo un principio: non copiare mai. Crea uno stile nuovo, colori chiari, luminosi; scopri l’eleganza dei tuoi modelli”.
Nel 1978 Tamara De Lempicka si trasferisce in Messico, a Cuernavaca, dove muore il 18 marzo 1980. Secondo le sue volontà testamentarie le sue ceneri vengono sparse sul cratere del vulcano Popocatépetl che lei vedeva all’orizzonte dal suo giardino. L’ultimo periodo è caratterizzato da una pittura spirituale e religiosa.
 

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