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Trovato il pavimento della villa romana. Un tesoro archeologico sotto le vigne


 

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Splendidi mosaici pavimentali, perfetti, sono emersi, dopo numerosi tentativi di carotaggio, a Negrar, in provincia di Verona, a nord del paese. Il pavimento si trovava sotto metri di terra coltivata a vigneto. L’individuazione della presenza della villa, risale a un secolo fa, ma il risultato di approfondimento raggiunto in queste ore è straordinario e spettacolare.

“I tecnici della Soprintendenza di Verona, con un carotaggio mirato del suolo – commentano in Comune – stanno parzialmente scoprendo i resti del manufatto ancora presenti sotto alcuni metri di terra, con un obiettivo preciso: identificare l’esatta estensione e la esatta collocazione della antica costruzione. Successivamente, la Soprintendenza si raccorderà con i proprietari dell’area e con il Comune per individuare le modalità più adeguate per rendere disponibile e visitabile questo tesoro archeologico nascosto da sempre sotto i nostri piedi.
Il risultato non arriverà a breve e occorreranno risorse rilevanti. Ma è importante, finalmente, tracciare la strada”.


La villa romana di Negrar fu individuata – come rivela la scheda archeologica del sito, conservata in Comune – una prima volta sul finire dell’Ottocento (DE STEFANI 1887, 431-432; FRANZONI 1982, 113; TOSI 1983-1984, 91) nel fondo Cortellese, presso la contrada che reca il significativo toponimo di Villa; parecchi anni più tardi, nel 1922, gli scavi sistematici condotti dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto consentirono di mettere in luce e di rilevare una vasta sala rettangolare, affiancata da altri vani lungo i lati lunghi e prospiciente un porticato che, secondo G. Tosi, poteva aprirsi su una terrazza e delimitare una fronte dell’edificio, oppure, più probabilmente, costituire uno dei lati di un portico quadrangolare che circondava un cortile interno (TOSI 1983-1984, 91-92, 101). Dovrebbe con ogni probabilità trattarsi della pars urbana, ovvero il settore residenziale, dell’edificio (CAMPANILE 1922, 347-361; FRANZONI 1982, 113; TOSI 1983-1984, 91).
Un altro locale, con pavimento ricoperto da un mosaico a motivi geometrici, molto probabilmente appartenente al medesimo complesso, venne infine scoperto nel 1974 (TOSI 1983-1984, 101). Mentre la decorazione architettonica è andata perduta, così come quasi tutta quella pittorica (rimangano infatti solo frammenti d’intonaco dipinto a tempera di vari colori), sono rimaste invece notevoli ed interessanti testimonianze dei pavimenti a mosaico. Tra questi si distingue soprattutto la pavimentazione della grande sala, forse il locale più importante dell’abitazione: qui, inseriti in una complessa decorazione geometrica formata da tessere di vari colori, comparivano quattro riquadri figurati – di cui solo due sono sopravvissuti – rappresentanti ognuno un putto alla guida di un cocchio da corsa trainato da due cavalli, disposti intorno ad un riquadro centrale con figure umane, che oggi è conservato presso ii Museo Archeologico di Verona”.
Durante la dominazione romana, iniziata attorno al II secolo a.C., la zona di Negrar, eccetto Arbizzano, era abitata dagli Arusnati (pagus Arusnatium), popolazione di probabile origine etrusca o comunque italica, che si stanziò nella zona già a partire dal V secolo a.C. Anche sotto Roma, gli Arusnati mantennero una discreta autonomia In quest’epoca, a Negrar vennero edificate numerose residenze di campagna destinate alla villeggiatura delle famiglie patrizie veronesi.