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Un letto tempestato di gocce d’oro. Sotto un tumulo, in una cripta, la tomba di un nobile e il suo ricco corredo


Credito immagini RAS Institute of Archaeology

Le arature avevano ridotto la parte emergente di un tumulo sepolcrale. Aratura dopo aratura la “cupola” era stata portata a un metro e 30 centimetri di altezza. E in buona parte il vano sottostante era collassato. Sotto, la tomba era ampia. Scavata nel terreno, la cripta era stata realizzata e armata con 12 possenti pilastri di quercia, ai lati, e 5 pilastri dello stesso legno, nella parte centrale.

Colonne di quercia che reggevano altri tronchi e la terra sovrastante, con la quale la tomba era stata coperta, accanto ad altre sepolture. Sono 19, complessivamente, i tumuli della necropoli. E ogni tumulo contiene più sepolture. Appartengono a defunti di cultura scita. Gli Sciti furono una popolazione nomade indoeuropea di ceppo iranico attestata nella steppa eurasiatica dal XIX secolo a.C. al IV secolo dell’Era cristiana.


“Dopo molti anni di aratura del trattore, il tumulo 7 era alto circa 1,3 metri e presentava un diametro di 40 metri. La sepoltura principale, la sepoltura n. 2, apparteneva all’epoca scitica (IV secolo aC) e si trovava quasi sotto il centro del terrapieno. Era una tomba con struttura in legno e pilastri – spiegano gli archeologi E. Gulyaev, S.A. Volodin, A.A. Shevchenko della Don Expedition dell’Istituto di Archeologia dell’Accademia Russa delle Scienze, parlando della campagna di scavi 2021 – La tomba è di forma rettangolare con il suo asse longitudinale orientato lungo la linea ovest-est con una leggera deviazione verso nord-est – sud-ovest. Le sue dimensioni sono impressionanti: 7,5 x 5 metri”.
Questa è la tomba più grande di tutte quelle identificate nel gruppo Maid V, in un villaggio rurale rurale russo, a Devitsa. Oggi 800 anime. Gli archeologi hanno capito che si trovavano di fronte a una sepoltura che avrebbe potuto offrire particolari sorprese. E che il 2021 sarebbe stato un anno da ricordare.

“La tomba conteneva lo scheletro di un uomo adulto di 40-49 anni, molto “disturbato” dagli antichi ladri profanatori. Giaceva disteso sulla schiena, con la testa rivolta a sud, lungo il muro occidentale della cripta. Il tumulo fu derubato nell’antichità. I ladri scavarono un’ampia fossa dalla sommità del tumulo stesso e “ripulirono” l’intera parte centrale della tomba, compreso lo scheletro del defunto principale. Tuttavia, al momento del furto, il tetto della cripta era già crollato, e quindi, nel miscuglio di terra e frammenti di legno marcito, lungo i bordi della tomba, sono sopravvissuti corredi funerari”.

Il defunto del IV secolo a. C., durante il rito di sepoltura, venne appoggiato a un letto tempestato di piccole placchette d’oro semisferiche. Sono 87 le gocce d’oro trovate dagli archeologi. Evidentemente erano molte di più, prima dell’incursione dei ladri. E chi visitava la tomba, poteva vederle illuminarsi magicamente, come stille d’oro colpite dalla luce. “Originariamente erano cucite sulla lettiera. – affermano gli archeologi – A est dello scheletro, lungo la parete meridionale della camera funeraria, sono stati trovati un coltello di ferro e una costola di cavallo (resti del cibo rituale), una punta di lancia e tre punte di dardo. La lancia era lunga, in origine, circa 3 metri e 20 centimetri, mentre i giavellotti 2,2 metri circa. Più vicino all’angolo sud-orientale della tomba c’era un gruppo di tre copricapi per cavallo e finimenti: guanciali, fibbie per sottopancia, placche di ferro e bronzo per proteggere la fronte del cavallo; così come placche di bronzo per il lato del muso, modellate a forma di lupo con la bocca spalancata”.
Accanto ai finimenti per cavalli c’era la mascella mozzata di un giovane orso. Inoltre, sono stati trovati vasi in diverse parti della tomba: un calice modellato e una grande brocca lucidata di nero.

Ma le sorprese non sono finite. “La nostra scoperta principale e l’emozione più intensa sono avvenute nella parte nord-orientale della tomba, separatamente da tutte le altre cose e a una distanza di diversi metri dallo scheletro”. Ecco l’insegna. Un’insegna misteriosa, di origine religiosa, forse esibita come segno di comando e di unione con la divinità.

“Si – affermano Gulyaev, Volodin e Shevchenko – una placca istoriata d’argento inchiodato da numerosi garofani d’argento a un legno che è quasi completamente scomparso. L’ oggetto ha una lunghezza di 34,7 centimetri. La larghezza nella parte centrale è di 7,5 centimetri. Rimane ancora aperta la questione di cosa fosse l’oggetto ligneo al quale era inchiodata questa decorazione”. Eccolo, nella foto scattata dagli archeologi russi, qui sotto, a destra, prima del recupero e della pulitura. Più sotto, come appare ora.


“Nella parte centrale c’è probabilmente la figura alata della “Signora delle Bestie”, protettrice della fertilità umana e animale – la dea conosciuta in letteratura come Argimpasa, Cibele, la Grande Dea, ecc. La parte superiore del suo corpo è nuda. Sulla testa ha una corona con le corna. È’ circondata su entrambi i lati da figure di grifoni alati dalla testa d’aquila. Grifoni araldici si presentano anche sul lato sinistro della placca. Sul lato destro animali araldici conchiudono due elementi circolari nei quali sono rappresentate due figure antropomorfe”. “L’identificazione di questi due personaggi è ancora difficile. – affermano gli archeologi – A giudicare dalla presenza di corone parrebbero anch’esse divinità”.