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Un quadro in 30 righe: Donne & donnole



di Enrico Giustacchini

Questo celeberrimo quadro leonardesco contiene, criptata, la chiave dell’identità del soggetto rappresentato. L’indagine che lo concerne è ricca di colpi di scena. Ripercorriamola.

Leonardo da Vinci, La dama con l’ermellino, olio su tavola, 55x40 cm, 1488-90
Leonardo da Vinci, La dama con l’ermellino,
olio su tavola, 55×40 cm, 1488-90


 

La dama con l’ermellino è, com’è noto, Cecilia Gallerani, cortigiana di Ludovico il Moro ed amica del pittore. Ebbene, Ludovico era stato insignito dal re di Napoli dell’Ordine dell’Ermellino (“L’italico morel bianco ermellino”, così Bernardino Bellincioni definì il duca Sforza). Soluzione gią trovata? Nemmeno per sogno. L’ermellino è infatti un animale impossibile da addomesticare, e che non puņ starsene tranquillamente in braccio come un cagnolino. Gli studiosi prendono quindi in considerazione altri mustelidi. Scartata subito la faina ‑ simbolo di lussuria ‑, scartata la martora, si pensa al furetto, bestiola questa per attitudine ben pił disposta a far le fusa in grembo ad un essere umano. Furetto, dunque? Aggiudicato. Almeno finché qualcuno non rammenta che in greco antico c’è un vocabolo, galź, che significa “donnola”, e che ha la mirabile caratteristica di corrispondere alle due prime sillabe del cognome di Cecilia, ossia Gallerani.
E se obiettassimo che il mantello della donnola è bruno, e non bianco, ecco i naturalisti ad informarci che esistono, eccome, varietą albine di questa specie. (A proposito di donnole e onomastica: c’è un precedente illustre, citato da Winckelmann nel suo Saggio sull’allegoria, particolarmente per le arti, del 1766. “Una donnola, galź, sullo zoccolo di una piccola statua in marmo di Giove collocata nella villa Albani ‑ scrive lo storico tedesco ‑ potrebbe indicare il nome dello scultore, il quale, se come è probabile è un greco, si chiamava forse Galanthes; come la fantesca di Alcmena, che fu mutata in quell’animale, si chiamava, ella pure, Galanthis”.)