A Bologna la mostra che ha per titolo “Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta”, a cura di Nico Stringa, proporrà per la prima volta assieme le grandi terrecotte ad esemplare unico realizzate direttamente dall’artista tra il 1928 e il 1932.
Il percorso della mostra nel contesto straordinario di Palazzo Fava consentirà di ammirare sedici opere che Martini ha realizzato, provenienti dai grandi musei italiani e da importanti collezioni private; per la prima volta il Museo Middelheim di Anversa effettuerà il prestito dei quattro capolavori conservati nel museo che, eccezionalmente, rientreranno in Italia solo per questa occasione.
Con le grandi terrecotte, lo scultore si impose alla Prima Quadriennale di Roma (1931) e poi alla Biennale di Venezia (1932) imprimendo una scossa decisiva al clima monolitico della scultura italiana e aprendo il varco a tante successive sperimentazioni.
“Le grandi terrecotte, realizzate ad esemplare unico in argilla refrattaria cotta ad alta temperatura – scrive il curatore della mostra bolognese Nico Stringa –, sono oggi considerate ai vertici della scultura figurativa europea dell’epoca; in quel ciclo Martini ha messo a frutto la sua ventennale esperienza di scultore ceramista, portando a compimento l’ancestrale e ricorrente mito delle origini secondo cui il creatore (l’artista) conferisce vita alla creatura (l’opera d’arte) tramite quel soffio che nel caso dei prodotti ceramici è delegato anche al fuoco dei forni. Proprio per raggiungere e mostrare questo estremo grado di identificazione, l’artista trevigiano ha lasciato da parte l’idea iniziale di riprodurre in diversi esemplari queste sculture, foggiandole invece una ad una in creta cava, per poter trasmettere al fruitore il senso di precarietà che l’esperienza estetica porta con sé, quando intenda essere interprete della vita: in una parola, il rischio della bellezza”.
Tra le opere in mostra si segnalano Madre folle, La lupa (1932), Chiaro di luna (1931-32), Gare invernali (Sport invernali)(1931-32), Donna al sole (1930), Le sorelle (Le stelle) (1932), La convalescente (1932), Venere dei porti (1932), L’Aviatore (1931-32), Attesa (La veglia) (1931-32).
A Faenza la mostra “Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà” a cura di Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche, in collaborazione con i Civici Musei di Treviso, propone una cinquantina di opere, significative della sua poetica e della sua idea di “armonia”, sia attraverso l’interpretazione della figura femminile tra mito e realtà, con particolare attenzione alle opere degli ultimi anni, caratterizzate da una accentuata ricerca formale.
Le opere al MIC di Faenza dialogheranno idealmente con quelle a Palazzo Fava e completeranno l’attenzione sul percorso artistico lasciando spazio a tutti i materiali da lui utilizzati (ceramica, bronzo, legno, marmo, pietra, gesso).
Scrive la curatrice Claudia Casali nel testo introduttivo alla mostra faentina: “Libero e indipendente, egli seppe cogliere gli indizi che lo spirito del tempo proponeva, personificandoli e trovando sempre una propria, unica, via. Egli riuscì a dare forma e senso plastico ad argomenti e situazioni, a tematiche e personaggi, mai affrontati prima (…). La vera grandezza di Martini, che oggi finalmente riconosciamo, è stato il suo essere un insaziabile sperimentatore che, all’interno del suo percorso nelle tante fasi poetiche e progettuali differenti, ha fornito ai suoi contemporanei (e alle future giovani leve di artisti) possibili soluzioni moderne, e a volte troppo avveniristiche, sulle potenzialità della scultura, in un momento paradossalmente tanto difficile quanto produttivo. Dal piccolo formato al monumento, dal bassorilievo alle grandi terrecotte, dal marmo al bronzo, dal legno alla ceramica, dalla xilografia al dipinto, con disinvoltura, Martini con i suoi gesti, le sue carezze, le sue trovate geniali, le sue arrabbiature, ha tracciato una via, ha proposto una svolta”.
Per la mostra sono stati selezionati pezzi significativi del suo percorso artistico, dagli inizi più scolastici alla produzione finale più sperimentale, e relativa ai principali centri di sviluppo della sua attività: Treviso, Faenza, Vado e Anticoli Corrado, Milano, Venezia.

Arturo Martini, Il cielo (Le stelle), 1932, terra refrattaria, cm 170x160x130
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Tra le principali opere in mostra sono da segnalare: Ritratto di Fanny Nado Martini (1905), Davide Moderno (1908), La lettura (1910 ca), La fanciulla piena d’amore (1913), La lussuriosa (1918), La pulzella di Orleans (1920), Leda (1926), La leggenda di san Giorgio (1926-27), Presepio piccolo e grande (1926-27), La pisana (grande frammento), (1928), Lo spaventapasseri (1928-29), Nena (1930), Odalisca (1930), Torso di giovinetto (1930), Donna sdraiata (1932), Vittoria in cammino (1932), Abbraccio-amplesso (1936-1940), Nuotatrice (1942), Signorina seduta (1943), Donna sulla sabbia (1944).
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Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta
Curatore: Nico Stringa
Date: 22 settembre 2013 – 12 gennaio 2014
Bologna, Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2
Apertura: lunedì-giovedì ore 10-19, venerdì-domenica ore 10-21
Info: 051 19936305, www.genusbononiae.it
Ingresso: intero 10 euro, ridotto 7
Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà
Curatore: Claudia Casali
Date: 13 ottobre 2013 – 30 marzo 2014
Faenza, MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza), viale Baccarini 19
Apertura: martedì-venerdì ore 10-13.30, sabato-domenica e festivi ore 10-17.30 lunedì chiuso
È possibile prenotare la visita di gruppi al di fuori degli orari indicati
Info: 0546 697311, www.micfaenza.org
Ingresso: intero 8 euro, ridotto 5 euro, gruppi 5 euro
A tutto Martini
Una giornata tra Bologna e Faenza per scoprire Arturo Martini
dal 12 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014, ogni sabato e ogni domenica a 25 euro
Tariffa comprensiva di: biglietto di ingresso e visita guidata alle due mostre
con transfer tra Bologna e Faenza mediante bus navetta
Su prenotazione: promozione@genusbononiae.it
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