Monumentale moneta etrusca prodotta a Volterra viene alla luce dallo scavo dell’anfiteatro romano

"Quello portato alla luce - dicono gli archeologi - è un raro esemplare di Aes Grave volterrano della serie della clava. Sul recto Giano bifronte (o meglio Culsans) con copricapo a punta. Sul verso clava con un unico segno del valore e la legenda Velathri intorno in senso antiorario. Il segno del valore, la dimensione e il peso individuano la moneta come un asse! Assieme alle altre monete è ora felicemente custodito nella cassaforte del Guarnacci in attesa di giungere nelle sapienti mani dei restauratori e dei numismatici".

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I lavori procedono nella galleria dell’ambulacro delll’Anfiteatro che non c’era a Volterra. L’edificio, com’è noto, è stato scoperto solo pochi anni orsono nella campagna toscana ed è oggetto di scavo. Negli ultimi giorni, gli archeologi stanno rimuovendo il terreno che ha riempito la sottostruttura.
Hanno rimosso il terreno e fatto riemergere la scalinata. E controllato attentamente ogni materiale.

“Ed ecco a voi una vera belluria dagli strati che hanno riempito la galleria. – annunciano giosamente gli archeologi de L’anfiteatro che non c’era.

La grossa moneta fu prodotta a proprio a Volterra, in un periodo tra 230-220 a.C. Oggetto pertanto precedente alla costruzione dell’anfiteatro stesso. E’ naturalmente difficile ricostruire perfettamente i motivi di quell’incongruenza temporale. Ma è probabile che essa sia scivolata a valle, per i fenomeni erosivi delle pendici sovrastanti l’edificio. Comunque sia la moneta deve essere ancora studiata e gli archeologi, presto, presenteranno le loro ipotesi.

Una delle monete prodotte a Volterra, in una catalogazione numismatica

La città etrusca di Velathri – divenuta poi Volaterrae per i romani – emise, in antico, quattro serie di monete prodotte con la tecnica della monetazione fusa (aes grave). Tutte le serie recano il nome di VELATHRI in alfabeto etrusco e scritta retrograda, cioè da destra a sinistra.
In tutte le serie al dritto è rappresentata una testa giovanile gianiforme imberbe con il petaso, un tipo di copricapo.
Nel verso appare una clava, con il nome della città, scritto con caratteri etruschi.
“Quello portato alla luce – dicono gli archeologi – è un raro esemplare di Aes Grave volterrano della serie della clava. Sul recto Giano bifronte (o meglio Culsans) con copricapo a punta. Sul verso clava con un unico segno del valore e la legenda Velathri intorno in senso antiorario. Il segno del valore, la dimensione e il peso individuano la moneta come un asse! Assieme alle altre monete è ora felicemente custodito nella cassaforte del Guarnacci in attesa di giungere nelle sapienti mani dei restauratori e dei numismatici”.

L’anfiteatro romano di Volterra – che si trova presso porta Diana e nelle adiacenze dell’attuale cimitero della cittadina – fu scoperto casualmente nel 2015 durante alcuni lavori di ripristino idrogeologico. La costruzione, che risale all’incirca al I secolo e ad una estensione di 65 x 82 metri, poteva ospitare dalle 8000 alle 10000 persone.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia