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Una task force di archeologi-sub e di studiosi in Sicilia per l’operazione “Marzamemi Maritime Heritage Project”


Fotografie: Marzamemi Maritime Heritage Project

Si è appena conclusa la campagna 2022 del “Marzamemi Maritime Heritage Project”, progetto di ricerca archeologica subacquea multidisciplinare che ha avuto come scenario i fondali della provincia di Siracusa e che vede impegnata da dieci anni la Soprintendenza del Mare della Regione siciliana con la Stanford University della California e il diving center “El Cachalote” di Marzamemi, partner tecnico del progetto. Lo Comunica la Soprintendenza del mare della Sicilia.

“Da quest’anno – riferisce la Soprintendenza – la partnership del progetto si è arricchita con l’inserimento dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e della Brock University di St. Catharines, nello stato canadese dell’Ontario.
Quest’anno le attività si sono concentrate sulla ricerca e documentazione dei siti archeologici subacquei individuati nel mare di Vendicari e di Portopalo di Capo Passero. Non è mancata, però, l’attività rivolta al monitoraggio dello stato di conservazione dei reperti archeologici subacquei provenienti dallo scavo del relitto della Chiesa bizantina di Marzamemi, che sono attualmente custoditi presso il Palmento di Rudinì, struttura messa a disposizione del progetto dal Comune di Pachino sin dal 2012, anno in cui ha avuto inizio il progetto di ricerca”.

Straordinario contenitore architettonico, il Palmento di Rudinì – una sorta di “cattedrale” dedicata, in origine, all’attività vitivinicola – potrebbe diventare sede di un Museo del mare con l’intento di realizzare a Marzamemi uno spazio che racconti il territorio partendo proprio dall’esposizione dei resti della chiesa bizantina recuperati in questi anni nei fondali marini.
“La Sicilia sud orientale è uno scrigno inesplorato di tesori storico-archeologici. Sia a terra che in mare, infatti, si trovano interessanti testimonianze la cui scoperta ci aiuta a meglio leggere il tessuto e la storia del territorio. Gli incoraggianti risultati raggiunti negli anni dal team di ricerca che vede come punta di diamante la Stanford University della California insieme agli attori locali – evidenzia l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – incoraggia l’ipotesi di trovare una sede espositiva dedicata ai reperti affinché il visitatore possa apprezzare i ritrovamenti collocandoli nei territori in cui sono stati reperiti. Un modo per valorizzare il territorio e la sua storia”.

“Anche quest’anno – dichiara il Soprintendente del Mare Ferdinando Maurici – il progetto internazionale di ricerca archeologica subacquea ha dato buoni frutti grazie alle evidenze scoperte nei fondali di Vendicari e Portopalo di Capo Passero al vaglio del team di ricerca che da oltre un decennio porta avanti un progetto di studio e documentazione di altissimo valore scientifico. Nei prossimi mesi – conclude Maurici – saranno resi disponibili i risultati della ricerca che andranno ad arricchire le conoscenze sull’archeologia subacquea mediterranea”.
Le operazioni a mare sono state rese possibili dall’insostituibile, qualificatissimo e generoso appoggio dei sommozzatori e dei mezzi navali del ROAN della Guardia di Finanza, alla quale va il più sentito ringraziamento.
Delle operazioni è stato costantemente informato altresì il Comando del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. Ancora una volta la collaborazione con le forze dell’ordine si è dimostrata imprescindibile garanzia di successo.