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Va all’asta la Gioconda di Hekking, il quadro che cercò di sfidare la Monna Lisa del Louvre. La storia


Va all’asta da Christie’s online – 11 giugno 2021 – la più celebre delle copie della Gioconda di Leonardo, conosciuta come “Gioconda di Hekking”, risalente all’inizio del XVII secolo. La quotazione dell’opera – 200mila 300mila euro – è molto elevata, poichè questo quadro ebbe l’ardire di sfidare Monna Lisa del Louvre e fu al centro di una lunga querelle giornalistica e storico-artistica.
Fu il collezionista e antiquario Raymond Hekking (1886-1977), che aveva acquistato il dipinto per l’equivalente di tre sterline da un negoziante di antichità di Magagnosc, un piccolo villaggio nella zona di Nizza, in Costa Azzurra, ad avviare un processo attributivo in base al quale la Monna Lisa del Louvre di Parigi venne fatta apparire solo come una copia.

Scuola italiana d’inizio del XVII secolo,
The Hekking Mona Lisa, olio su tela.
79,5 x 47 cm.

L’opera, dalle tinte attenuate – che risentono dell’abbassamento dei valori delle tavolozze, attorno ai primi anni del Seicento – probabilmente venne realizzata a partire da un’incisione o da un disegno, senza che l’artista avesse visto l’originale. Mutamenti lievi, ma fondamentali si notano anche a livello del paesaggio retrostante, che risulta sintetico e semplificato. Nel quadro non appaiono le basi delle colonne che si possono vedere ai lati dell’originale. La Gioconda Hekking misura 79,5 x 47 cm., La Gioconda di Leonardo 77×53 cm.

“La Gioconda Hekking che vi presentiamo – dicono gli esperti di Christie’s – è il sogno appassionato di un uomo: Raymond Hekking. Un ideale, il suo ideale che ha spinto all’altezza delle sue aspettative. L’opera fu acquistata nella sua regione da un antiquario di Nizza, Raymond Hekking (1866 – 1977) negli anni ’50, che dedicò poi le sue potenti energie a difendere la sua versione che cercò di accreditare come l’originale relegando al rango di copia l’opera di riferimento di Leonardo da Vinci, conservata al Museo del Louvre. Hekking divenne quindi un eccezionale comunicatore”. Convocò a Nizza la stampa, la televisione e i media di tutto il mondo, non esitando a sfidare il Louvre per dimostrare l’autenticità della sua versione. Il collezionista affermava che quando gli italiani recuperarono la Gioconda, in seguito al furto del Louvre avvenuto il 22 agosto 1911, consegnarono alla polizia francese una copia e non l’originale. L’originale sarebbe invece arrivato, dopo decenni, al Sud della Francia e acquistato da Hekking stesso.

La storia piacque ai media. E fu comunque un’occasione per dibattere attorno a un tema culturale di rilievo. Sulla vicenda fu girato anche un film.

La versione originale della Gioconda, su tavola, entrò nelle collezioni reali di Francesco I, in Francia, poco dopo il 1517. A partire dal XVII secolo furono realizzate numerose copie, che attestano il grande fascino che l’opera esercitò sui pittori e sui collezionisti. Tra le Gioconde più note, la più antica sembra essere quella del Museo del Prado, ritenuta proveniente dalla bottega del pittore (n. inv. P000504).

“Da allora, nuove scoperte si sono aggiunte a quell’elenco. Nel 2019, tre copie della Gioconda sono apparse sul mercato dell’arte internazionale. Il 31 gennaio 2019, una versione di un seguace di Vinci del XVII secolo è stata venduta da Sotheby’s a New York per $ 1.695.000. – dicono gli esperti di Christie’s – Pochi mesi dopo, la stessa casa ha offerto a Parigi un’altra versione del XVII secolo venduta a € 552.500. Questo dipinto condivideva con la versione del Walters Art Museum di Baltimora la particolarità di mostrare due colonnine nella balaustra davanti alla quale siede la donna effigiata. Una terza versione venduta per € 162.500 il 25 giugno da Christie’s a Parigi testimonia il fascino senza tempo dell’opera del maestro italiano sulla posterità: attribuita a Théodore Chassériau (1819 – 1856), il giovane pittore probabilmente la eseguì all’esordio della carriera, dipingendo la propria copia davanti all’originale, nel Museo del Louvre, luogo dedicato dal 1793 alla formazione del popolo francese e dei futuri pittori”.