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Varni, due anni di scalpello per rendere eterna la giovane moglie Giuditta con l’amato cocker


SANTO VARNI (1807-1885), Tomba di Giuditta Varni, 1875, Genova, Cimitero di Staglieno, Porticato superiore a levante (prima del restauro)
SANTO VARNI (1807-1885), Tomba di Giuditta Varni, 1875, Genova, Cimitero di Staglieno, Porticato superiore a levante (prima del restauro)
SANTO VARNI (1807-1885), Tomba di Giuditta Varni, 1875, Genova, Cimitero di Staglieno, Porticato superiore a levante
SANTO VARNI (1807-1885), Tomba di Giuditta Varni, 1875, Genova, Cimitero di Staglieno, Porticato superiore a levante

di Adriana Conconi Fedrigolli

Il viandante o il viaggiatore che, per scelta o per occasione, varcherà la soglia monumentale del Cimitero Staglieno di Genova potrà ammirare, tra i molti capolavori scultorei in esso conservati, alcuni dei quali ancora velati dalla spessa patina del tempo, anche nove opere riportate al loro algido splendore, grazie al prezioso intervento, sostenuto dal Comune, dalle Soprintendenze per i Beni Architettonici e Paesaggistici e per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici, con l’aiuto dell’Asef e dell’Afims (American Friends of Italian Monumental Sculpture). Tra queste opere, oltre a quelle dedicate a noti personaggi pubblici – come il librettista Felice Romani, il fotografo Alfred Noack, o la moglie di Oscar Wilde, Constance Mary Lloyd – ve n’è una che, come quest’ultima, è dedicata a una giovane donna, Giuditta Disegni, seconda moglie dello scultore genovese Santo Varni.




Le molte creazioni dell’artista oltre ingentilire e impreziosire il volto della sua città natale, impressero il suo lessico stilistico, nutrito fortemente dalla lezione bartoliniana. su quello degli artisti che gli furono contemporanei e lo seguirono.


L’opera alla moglie Giuditta, realizzata nel 1875 e posta nel porticato superiore a levante, occupò lo scultore per due anni, e prendendo a prestito il cecidere manus manzoniano, conclusione tragicamente spezzata del Natale 1833, scritto a seguito della scomparsa di Enrichetta Blondel, ci è lecito immaginare quante volte a Santo Varni sia caduto lo scalpello o quante volte abbia dovuto interrompersi nello scolpire il monumento di colei che non avrebbe mai voluto ritrarre per affidarla all’immortalità. Per trattenere con sé la moglie immagina per lei una composizione che ha più il carattere di “opera da salotto” che funeraria, come suggerisce la forma ovoidale del basamento.

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Una fanciulla inginocchiata comodamente, con evidente e sottolineato richiamo alla Fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini, con le mani giunte poste sotto il mento, si rivolge all’osservatore con uno dolce sguardo tristemente malinconico, forse leggermente imbronciato. La veste serica ,che la copre,  le scende dalle delicate ed esili spalle e si arriccia su una gamba. Sull’altra un cane, un cocker spaniel, simbolo della Fedeltà, rassicura con la sua tenera vicinanxa la fanciulla, facendosi traghettatore in un porto di quiete, in cui le anime si rincontrano e vivono insieme per sempre.

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