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La sinagoga di Ostiano



 
di Gian Mario Andrico
Quando, nell’anno del Signore 1619, Francesco Gonzaga, marchese di Ostiano e vescovo di Mantova, alienava la “grande casa” sita nel castello parte alla Parrocchia, parte al Convento de Santi Gaudenzio e Alessandro, per il Ducato di Mantova e la sua famiglia era ormai piena la decadenza. Invano Ferdinando cercò di acquietare l’angoscia recandosi in pellegrinaggio a Loreto, quindi a Santa Maria Annunciata in Firenze, visitando anco le sacre ceneri di San Carlo Borromeo.

Gli uomini però, come le cose, hanno il loro destino: il Duca non vide del tutto la piega dolorosa che stavano prendendo gli avvenimenti perché morì il 29 ottobre 1626 di appena 37 anni. Gli succedeva il fratello Vincenzo, che ebbe l’investitura imperiale l’8 febbraio 1627. I giorni di Ferdinando e di Vincenzo II furono i più grami della storia di Mantova, e se la “grande casa” di Ostiano era stata il centro e il simbolo del potere ducale, ora anco il Governadore stava lasciando la dimora. Da lì in poi sarebbe stata in balia di quel tristo epilogo che toccò l’antico, glorioso casato dei Corradi di Gonzaga. La famiglia infatti -stava scritto -, nata all’ombra del monastero di San Benedetto di Polirone, dopo essere diventata illustre e potente provò quanto è amaro il sapore del declino e della bancarotta.
Così, mentre i capolavori conservati nel palazzo ducale, e cioè l’intera Galleria dei Gonzaga, insieme ai Trionfi del Mantegna e ai Cupido di Prassitele e Michelangelo, nonostante Venezia raccomandasse di frastornare la vendita e che si impedisse la diffusione di voci oltraggiose all’onore del Principe, prendevano la via dell’Inghilterra, ad Ostiano iniziava l’abbandono della nobile costruzione. Un declino lungo, finito solo nel 1731, allorquando i due enti proprietari la cedevano, in enfiteusi, alla fiorente comunità ebraica locale. Gli israeliti diedero avvio ad una vasta opera di ristrutturazione dell’edificio, trasformandolo in luogo di culto: nella sinagoga.
Venne edificata all’inizio del Cinquecento. All’epoca della fondazione risalgono gli ambienti del piano-terra: sontuosi saloni ricchi d’armonie e proporzioni con soffitti a ombrello


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STILE ARTE 2006