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Nel cosmo vorticoso


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di Gualtiero Marchesi

a_4Hsiao Chin – autore, lo si ricorderà, de “Le sette pennellate”, opera che illustra quello che è forse il più noto dei miei menù (vedi “Stile” 51) – è tra i pochi grandi maestri contemporanei ad esser riuscito a coniugare in limpida sintesi avanguardia e tradizione, cultura orientale e cultura occidentale, libertà creativa e fedeltà alla filosofia. Già alla fine degli anni Cinquanta egli aveva acquisito uno stile inimitabile, proiezione iconica dei princìpi del taoismo. Nella grafica, in particolare, raccontò il contrasto degli elementi, dei vuoti e dei pieni, pervadendo lo spazio di moto e immobilità, di silenzi e di voci, di quieta solitudine e di illuminanti bagliori. E lo fece adottando la china ed altri inchiostri, applicati direttamente sulla carta di riso, secondo le classiche tecniche cinesi; innovando da par suo la Calligrafia, una delle quattro arti sublimi di quell’antichissima civiltà.


Da allora, il percorso del mio amico Hsiao Chin si è snodato, pur tra mille sviluppi, lungo tale rigoroso crinale. Fino ad oggi. Ho scelto così di interpretare un recente inchiostro su carta – “Vortice cosmico 9”, del 2001 -, proprio per sottolineare la coerenza di un itinerario. Ed ho scelto un’opera grafica, per sgombrare il campo dall’equivoco dell’ineluttabilità del colore. Qui il candore del foglio è il Vuoto; la spirale scurissima è il Pieno. Tutto è in questo concetto; nulla conta fuori di esso. La profondità, ad esempio, è un corpo estraneo, una perfetta sconosciuta, un fastidioso bruscolino nella pupilla del mondo. Nel solco di una condivisione profonda, ho ideato il mio piatto, un riso bianco violato da una traccia serpigna di nero di seppia, costellata di molluschi leggeri. Un inno al genio di Hsiao Chin, all’eccellenza dei suoi disegni. Quei disegni che – per usare le parole di Vittorio Fagone – “riportano al nucleo energetico primario, vera e propria scaturigine del segno, che il percorso grafico delinea equilibrando in ogni istante direzione e casualità generativa”. Così da provocare “il senso di un’immediatezza che non contraddice la maestria strutturante della dinamica grafica, ma ne dilata l’efficacia comunicativa”.