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Quando la Gioventù cerca di fermare il Tempo



D.BARCAGLIA. La Gioventù che cerca di fermare il Tempo, 1875, mamo, h. cm 200 Trieste, Museo Revoltella
D.BARCAGLIA. La Gioventù che cerca di fermare il Tempo, 1875, mamo, h. cm 200 Trieste, Museo Revoltella

“Eccolo il sogno di tutte le epoche: fermare il tempo fugace, il cui valore conosciamo solo allora che passò. La ricerca della pietra filosofale dietro cui tanti belli ingegni impazzirono, non era altro che la ricerca ansiosa della giovinezza eterna. Chi avesse potuto sfidare il tempo e vedere i secoli passare indarno, sarebbe diventato il re dell’universo.

Barcaglia interno stampa

A Lui, l’oro di quelli che avrebbero desiderato un giorno,  un mese di vita; a lui la scienza profonda di tutte le cose, perché le ore non gli sarebbero mancate, e non sarebbe stato, come gli infelici dotti dell’oggi, che sono condannati a intravedere la vastità che par loro sconfinata della scienza, e a dedicarsi a una minima particella di essa, e quando credono di arrivare a un’utile scoperta, ecco la morte che li sorprende e li rapisce, lasciando ad un altro la gloria di condurre a fine l’opera iniziata (…)”. Così prende avvio la lunga recensione, di un anonimo commentatore, pubblicata sull’Album dell’Esposizione Universale di Filadelfia del 1876, dedicata all’opera di Donato Barcaglia dal titolo La Gioventù che cerca di fermare il tempo. L’artista, ampiamente affermato e celebrato pubblicamente a quella data, sceglie di affrontare un soggetto non di facile rappresentazione oltre per il tema anche perché  necessariamente avrebbe dovuto infondere alla statica matericità del marmo il fremito del movimento. E Barcaglia riesce in modo notevole a superare questa sfida giocando sulle forze divergenti impresse ai due corpi che proprio dalla loro stessa divergenza acquistano maggiore potenza dinamica. Il Tempo raffigurato con la consueta lunga barba e la falce, con la quale abitualmente recide lo scorrere delle vite, sembra riuscire a svincolarsi dalla stretta, che la donna, preoccupata di non essere più nella giovinezza fulgente – come un fiore con qualche petalo sgualcito – cerca in ogni modo di interporsi al suo moto. Il corpo femmineo appare sbilanciato indietro dallo sforzo, il viso alterato visibilmente dalla fatica, i piedi quasi terrigni puntati al suolo.

Il Tempo ha però già spiegato le sue possenti ali e allungando il braccio e tendendo un dito indica la sua direzione. A breve mentre nessuno riuscirà ad accorgersene si divincolerà dal caldo laccio delle braccia della donna e inesorabile incomincerà a ripercorrere in modo scadenzato e preciso il suo corso, così come è e così come sarà.

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